MALVITO Il sindaco di Malvito, Pietro Amatuzzo, aveva emesso nei giorni scorsi un’ordinanza per impedite l’ingresso nel suo territorio comunale a chi provenisse da Lombardia e Veneto, per evitare i contagi da coronavirus. Anche con «3 mesi di carcere» per chi avesse contravvenuto (qui la notizia).
Due giorni dopo la Prefettura di Cosenza ha annullato l’ordinanza. A darne notizia, lo stesso primo cittadino che polemizza con chi lo ha definito un «ribelle».
In una lunga lettera, Amatuzzo scrive di aver appreso della revoca prefettizia «con enorme stupore e profondo rammarico».
«Nel prenderne atto – riporta il primo cittadino di Malvito – voglio precisare che nella mia qualità di Autorità sanitaria locale, ho sempre ritenuto che rientrasse tra i compiti istituzionali quello di tutelare la salute dei miei concittadini e solo per tali motivi ho adottato le ordinanze oggetto di annullamento da parte del Prefetto. Lo stesso Prefetto, altresì, ha annullato tutte le ordinanze della stessa specie o similari emesse da altri Comuni».
Il sindaco spiega di aver ritenuto «pericoloso» il «fenomeno epidemico».
«Il forte senso di responsabilità e preoccupazione – prosegue Amatuzzo – nonché l’amore viscerale che nutro nei confronti della mia Comunità, mi ha spinto ad adottare un’ordinanza, sotto taluni profili oltremodo restrittiva, nella convinzione di agire per un fine giusto: un’eccessiva tutela nei confronti dei miei concittadini. Sicuramente l’abnormità del provvedimento si radica nel panico che il “coronavirus” ha generato tanto da configurarsi come un fenomeno globale».
Ed ancora, «chi ha l’onere di governare la cosa pubblica, soprattutto in assenza di disposizioni certe, ha il dovere morale di autodeterminarsi per la tutela dei diritti dei propri cittadini assumendosi la responsabilità delle proprie azioni salvo, poi, acquisite maggiori conoscenze e consapevolezze, retrocedere, mitigando le misure restrittive, anch’esse successivamente annullate dal Prefetto. È stato scritto che il mio “retrocedere” (dalle intere regioni di Lombardia e Venero Amatuzzo aveva rettificato con un “vietato l’ingresso a Malvito dalla “zona rossa”, ndr) è stato vergognoso. Io rispondo che un uomo non dovrebbe mai vergognarsi di ammettere di avere sbagliato».
Il primo cittadino prosegue riferendo di essere stato vittima di un attacco: «L’operato del sottoscritto è stato tacciato come “eversivo” e “ribelle”, tanto da mettere in discussione le disposizioni statutarie afferenti la libera circolazione delle persone nel territorio nazionale e di volerle “volutamente” superarle a “spregio”, affermazione meschina e priva di qualsivoglia elemento di veridicità per tutti i motivi che ho già esposto. Si tratta solo di una miserevole mistificazione della realtà».
FAGNANO CASTELLO E se da una parte c’è l’amarezza del sindaco Amatuzzo, dall’altra – non molto lontana – la tentazione di “mollare” del suo omologo fagnanese perché deluso dalla decisione della Prefettura di annullare tutte le ordinanze che tendono a chiudere i “confini” comunali a chi proviene dalla “zona rossa”.
«Il mio provvedimento n.5 del 23.2.2020 – scrive Giulio Tarsitano – limitato a soli dieci comuni lombardi ed un comune veneto, con decreto del Prefetto è stato annullato perché ritenuto “ultroneo ed ingiustificatamente restrittivo nei confronti di una vasta fascia della popolazione nazionale, ponendo, arbitriariamente limiti alla circolazione delle persone sul territorio nazionale”, quindi, sproporzionato. Prendendo atto rispettosamente atto della decisione del Sig. Prefetto, con riserva di impugnativa davanti al giudice amministrativo, continuo a sostenere e rivendicare la legittimità del provvedimento, avendo vietato, nell’esclusivo interesse dei miei cittadini, il solo ingresso nel territorio comunale di individui provenienti dai Comuni indicati nella zona rossa, per i quali il Presidente del Consiglio dei Ministri ha disposto il divieto di allontanamento, per come sopra riportato».
«Come può il Prefetto di Cosenza scrivere nel provvedimento di annullamento che avrei posto arbitrariamente limiti alla circolazione di una popolazione, alla quale il Presidente del Consiglio dei Ministri, di cui il Prefetto è diretta espressione, ha imposto il divieto di non allontanarsi da quei paesi? La mia ordinanza non è andata oltre dei limiti fissati dal Presidente del Consiglio dei Ministri. Purtroppo – insiste il sindaco di Fagnano Castello – la mia ordinanza è stata coinvolta nella querelle mediatica di Malvito, dove da tempo è in atto una faida familiare tra zio-sindaco e nipote-consigliere comunale».
Tarsitano non nasconde la «delusione per l’accaduto. È notorio che i Sindaci siano diventati dei “parafulmini”, che puntualmente vengono chiamati alle loro responsabilità, e spesso incriminati (vedi vicenda “gole del Raganello”), ma quando qualcuno di loro tenti di tutelare le proprie comunità, rischia di essere messo alla “berlina” dai media, sovente facendo di tutta “l’erba un fascio”».
«Un sindaco che si pone il problema di tutelare la salute pubblica, anche in considerazione del fatto che il sistema sanitario calabrese è concordemente ritenuto inefficiente per carenza di medici ed infermieri, e che poi debba subire la mortificazione di vedere annullata una propria ordinanza a tutela della salute della propria popolazione in un momento molto delicato per l’intera Nazione, credo debba seriamente meditare di dimettersi a tutela della dignità del ruolo e della funzione dei tanti sindaci calabresi – termina Giulio Malvitano – che ogni giorno lottano per la salvaguardia degli interessi delle proprie comunità e sovente lasciati soli».
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