di Fabio Papalia
REGGIO CALABRIA «Ho denunciato il comitato d’affari facendo nomi e cognomi!». L’ex assessore regionale Alberto Sarra ha iniziato ieri l’esame nel processo Gotha che lo vede imputato e ha risposto per circa 3 ore alle domande del pm, il procuratore aggiunto della Dda, Giuseppe Lombardo. L’ex sottosegretario regionale è accusato di essere una sorta di “cerniera” tra i clan reggini e il mondo politico. La stazza è sempre la stessa ma appare affaticato e sofferente nel piegarsi in avanti sulla sedia per parlare al microfono sul banco degli imputati del maxi processo. Era stato già concordato con i suoi difensori di spezzettare il suo esame in sedute di non più di tre ore, a causa delle sue condizioni di salute, e così è stato.
LA CARRIERA POLITICA DI SARRA Alberto Sarra ripercorre le tappe iniziali della sua carriera. Nel ’92, giovane laureato, diviene presidente della II Circoscrizione (che comprende i quartieri Tremulini-Pineta Zerbi-Eremo) nonostante si affacciasse per la prima volta alla politica «grazie al mio impegno in parrocchia, prima di allora tutti i presidenti di quella circoscrizione erano espressione della parrocchia di Santa Lucia». Candidato nel Movimento sociale italiano, fu il primo eletto della lista. La scelse perché a febbraio di quell’anno era stato arrestato Mario Chiesa e di lì a poco era esploso il ciclone “Mani Pulite”, l’Msi era uno dei pochi partiti (quelli esclusi dal cosiddetto “arco costituzionale”) a vantare le mani pulite «perché non abbiamo mai avuto le mani in pasta».
Quella del presidente della circoscrizione non era un’elezione diretta, la Democrazia Cristiana non aveva la maggioranza e si rischiava di arrivare a un binario morto: «Per evitare lo scioglimento del consiglio di circoscrizione si decise di presentare un documento politico programmatico che prevedeva una turnazione tra i diversi partiti che componevano il consiglio di circoscrizione». La prima staffetta toccò al consigliere eletto nelle fila del Partito social democratico, la seconda sarebbe toccata a Sarra.
DA PAOLO ROMEO NEMMENO UN APPUNTAMENTO Sarra fa il nome di Paolo Romeo, rimarcandone la distanza: «Il presidente del Psdi ottenne la maggioranza, alla fine dei 6 mesi però non si dimise non tenendo fede all’accordo formalizzato, ricordo che il Psdi faceva capo all’on. Paolo Romeo e il coordinatore delle circoscrizioni del Psdi era il fratello, Domenico. Io cercai di rivolgermi all’avv. Romeo affinché ci fosse la presa d’atto dell’accordo ma non ottenni neanche un appuntamento. Da allora iniziò un rapporto di contrasto in circoscrizione tra il nostro gruppo e quello socialdemocratico. Riuscii a raggiungere la presidenza della circoscrizione grazie all’adesione al mio gruppo di alcuni componenti della Democrazia Cristiana». Sarra racconta di avere ottenuto grandi risultati al servizio dei propri quartieri, tanto da diventare coordinatore di tutti i presidenti di circoscrizione.
ASSESSORE “COMMISSARIATO” Nel 1994 si candida al consiglio della Provincia di Reggio Calabria, su richiesta del partito e in particolare di Angela Napoli, che presiedeva il direttivo provinciale: «Decise a tutti i costi di coinvolgermi nella candidatura nel collegio che storicamente era vincente per il Movimento sociale». Quella fu la prima elezione diretta per il presidente della provincia, Umberto Pirilli vinse al ballottaggio. Senonché il presidente scelse, era una sua prerogativa, di nominare tutti gli assessori esterni, suscitando malumori nei consiglieri eletti e nei partiti politici che alla fine ottennero un rimpasto cosicché Sarra divenne, su indicazione del partito, assessore ai lavori pubblici. Sarra ha rivendicato il merito, da consigliere provinciale, di avere ottenuto la chiusura della discarica di Pietrastorta e di avere ottenuto dalla Cassa depositi e prestiti i fondi, 97 miliardi di lire, per le strade provinciali. Da assessore sostiene di aver modificato la pratica diffusa di affidare lavori col metodo della “somma urgenza”, affidandoli invece a personale interno alla stessa provincia. Per il fatto di essere incontrollabile «diventai un assessore “commissariato”», da un certo punto in poi convivono in seno all’ente un assessore ai lavori pubblici e un consigliere delegato ai lavori pubblici.
LE CORRENTI DI AN Su richiesta del pm Sarra ripercorre le correnti, o componenti, interne ad Alleanza Nazionale: «Angela Napoli rappresentava una corrente a sé stante, non rientrava in logiche correntizie in senso proprio, aveva un rapporto diretto con il presidente Fini e faceva riferimento direttamente a lui. Da un lato c’era “Destra protagonista” con Gasparri e La Russa, c’era poi la corrente che faceva capo alla “Destra sociale”, con Alemanno e Storace, quella che faceva capo a Giuseppe Tatarella di cui faceva parte l’on. Giuseppe Valentino, poi la componente che faceva capo al ministro Altero Matteoli e Nania, a questa faceva riferimento Pirilli». «Scopelliti – afferma Sarra rispondendo alla domanda del pm – faceva capo a Larussa e Gasparri».
LA FRATTURA CON SCOPELLITI Eletto consigliere comunale nel 1997 con il primo risultato in Alleanza Nazionale, è allora che secondo Sarra «si verificò una diversificazione e una frattura tra la mia posizione e quella per esempio di Scopelliti, che da presidente del Consiglio regionale in carica, pur avendomi chiesto e avendo condiviso la mia discesa in campo al Comune, solo il giorno prima della presentazione delle liste mi accusò che la sua posizione sarebbe stata di sostegno non a me ma alla persona di Lucio Dattola, che era espressione del circolo che aveva costituito e che in qualche modo faceva anche riferimento anche alle posizioni espressioni della vecchia Democrazia Cristiana. In quella fase si determina questo avvicinamento che caratterizzerà tutte le stagioni successive tra Scopelliti e l’allora assessore al personale Franco Zoccali. L’avvocato Zoccali inizia ad assumere dei ruoli anche all’interno della compagine della struttura, che fa capo all’on. Scopelliti all’interno del Consiglio regionale».
LA STORIA POLITICA DI FRANCO ZOCCALI Ancora rispondendo alla domanda del pm, che chiede quale storia politica avesse Franco Zoccali (fedelissimo di Scopelliti, city manager al Comune di Reggio Calabria e poi direttore generale alla Regione Calabria), Sarra afferma: «Veniva dalla Democrazia Cristiana, credo fosse vicino alle posizioni dell’on. Quattrone e anche dell’on. Laganà. Zoccali aveva ricoperto un po’ a sorpresa l’incarico di assessore (esterno ndr) alla provincia ed era espressione di questa componente della Democrazia Cristiana e in verità allora determinò molta sorpresa questa nomina da parte di Pirilli. Qualcuno la collegava alla figura dell’on. Romeo, io credo che più che Romeo, credo che i rapporti venivano dalla comune militanza nella Democrazia Cristiana col dott. Cutrupi. Nel ’95 Cutrupi si candida alla Regione nelle liste del Ccd, lista che è espressione della Dc e poi la stessa lista nella quale si candida Antonio Caridi».
L’ANATRA ZOPPA A REGGIO Nel ’97 si verifica un episodio che Sarra definisce «unico nella storia», ovvero viene rieletto sindaco, ma per la prima volta con elezione diretta, Italo Falcomatà. Nel ’93 infatti Falcomatà viene eletto sindaco dai membri del consiglio comunale, mentre nel ’97 viene eletto direttamente dal popolo in prima battuta. Però Italo si ritrova sindaco senza avere una maggioranza in consiglio, fenomeno che Sarra definisce “l’anatra zoppa”: «Lui è sindaco, eletto a furor di popolo, ma non può presentare un documento politico programmatico perché non è munito di maggioranza». E’ in quel periodo che si affaccia sulla scena politica una compagine: «Un movimento che ha delle referenze anche a livello nazionale importanti, Rinnovamento italiano. Ottengono due seggi, uno è di un imprenditore cosentino, che si dimette, consiglieri sono Pino Falduto, già assessore nella prima giunta Falcomatà, e subentra l’avv. Mario Giglio. Coordinatori regionali sono Cutrupi e l’ing. Idone. Romeo in quel periodo è impegnato nel processo Olimpia. I consiglieri di “Rinnovamento italiano” si spostano armi e bagagli nella maggioranza e quindi consentono al sindaco Falcomatà di governare. Sbloccano la situazione».
LE SOCIETÀ MISTE E LO “SCONTRO EPOCALE” «È una vicenda – spiega Sarra – che condizionerà anche la formazione delle società miste». «Matura una situazione di grande rilevo – ricorda – anche per il futuro perché parliamo di situazioni afferenti al Decreto Reggio e alle leggi che presidiano il cosiddetto “pacchetto Colombo”, tutta quella legislazione di contorno che doveva prevedere da un lato misure per la crescita e lo sviluppo della città e dall’altro il rientro dalla disoccupazione con finanziamenti vicini ai 50 miliardi di lire che dovevano essere indirizzati alla costituzione di società che saranno poi i momenti dai quali prenderanno le mosse le società miste e che prevedono i finanziamenti secondo dei criteri sui quali si verifica uno scontro epocale all’interno dei partiti. Il finanziamento delle società miste parte da là. Senza questi finanziamenti non avremmo le società miste, non esisterebbero le risorse per costituire le società miste. La delibera con la quale il Comune di Reggio approvò le società miste è di questo periodo».
IL CASO MUSE E IL COMITATO D’AFFARI «Esiste un comitato d’affari – Sarra mostra un faldone – e questa è la denuncia, la relazione di 150 pagine che viene portata da me alla Procura della Repubblica. La denuncia si riferisce alle procedure relative alla società Muse, mandante della Ecotherm, che sarà mandataria della Leonia, che si occuperà dello smaltimento dei rifiuti». Sarra diviene presidente della commissione d’inchiesta sul caso Muse, al termine della quale «ho denunciato il comitato d’affari facendo nomi e cognomi». Alle ore 10.30 dell’8 agosto 1998 Sarra presenta la denuncia alla Procura: «Questo determinò una fase di grande attenzione in città con articoli che ogni giorno ponevano la mia persona in antitesi a quella del sindaco, articoli a piena pagina, prima pagina e anche all’interno, uno scandalo che si cercò di ridimensionare in tutti i modi e che portò all’avocazione del procedimento della Procura Generale».
«Il comitato d’affari – scandisce Sarra – era costituito da una parte della politica locale e nazionale, da una parte di imprenditoria e da una parte di questo sistema che riguardava persone legate a questi ambienti con ruoli diversificati» cui segue un lungo elenco tra i quali ci sono parenti di amministratori ed ex amministratori e personaggi in vista della città.
LA VICINANZA DI ANGELA NAPOLI Della sua iniziativa informa «sia i vertici provinciali nella persona di Angela Napoli, sia il coordinatore regionale all’epoca l’avv. Pirilli, sia riferimenti nazionali della mia componente, allora avevo un rapporto personale con l’on. Alemanno perché era giovane come me e quindi, anche dal punto di vista anagrafico, avevo un minimo di confidenza. Però l’unica persona vicina è stata Angela Napoli, il partito allora inviò l’avv. Valentino nella veste di avvocato per convincermi a tenere una posizione più edulcorata sulla vicenda, ricordo ci furono diverse riunioni dove ricevetti diversi attacchi anche personali, trovai sostegno solo nella gente e allora nell’on. Angela Napoli. Avevo chiesto anche la presenza del coordinatore regionale, nella seduta del consiglio comunale in cui lessi la relazione, ma ricordo che solo Franco Germanò fu presente in quella seduta». (redazione@corrierecal.it)
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