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La Giunta del Senato si divide su Siclari, Giarrusso (M5s): «Basta Google per capire se uno è indagato»

È scontro tra garantisti e giustizialisti in Senato nella riunione della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari in merito al caso legato del senatore di Forza Italia Marco Siclari, fin…

Pubblicato il: 04/03/2020 – 17:15
La Giunta del Senato si divide su Siclari, Giarrusso (M5s): «Basta Google per capire se uno è indagato»

di Fabio Papalia
ROMA «Per un candidato basta Google per capire se un soggetto da incontrare è indagato». Dopo il dottore più consultato del web adesso anche il “cancelliere Google” per controllare la fedina penale dei potenziali elettori? È già scontro tra garantisti e giustizialisti in Senato nella riunione della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari che ieri ha discusso la richiesta di autorizzazione all’esecuzione della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del senatore Marco Siclari, accusato di voto di scambio politico-mafioso. L’esponente forzista, medico originario di Villa San Giovanni ma da anni a Roma, è destinatario, nell’ambito dell’operazione Eyphemos, di misura cautelare rimasta sospesa in attesa dell’esito della richiesta di autorizzazione a procedere. La richiesta dell’autorità giudiziaria è stata presentata in giunta, in qualità di relatore, dal senatore Francesco Urraro, del gruppo misto “Lega-Partito sardo d’azione”, che ha proposto di fissare un termine di 15 giorni al senatore Siclari, per presentare memorie scritte o chiedere di essere audito, per poi avanzare la propria proposta conclusiva alla Giunta. Una relazione che ha riscosso l’apprezzamento dei colleghi, tra i quali è iniziato un primo scontro in cui si delineano già su due fronti opposti le posizioni garantiste e giustizialiste.
LA RELAZIONE DEL SENATORE URRARO Il senatore Marco Siclari è indagato per il reato di cui agli articoli 110, 416-ter, primo, secondo e terzo comma, del codice penale unitamente a Giuseppe Antonio Galletta e Domenico Laurendi, in concorso con i quali avrebbe stipulato un accordo relativo ad uno scambio elettorale politico-mafioso. I fatti contestati risalgono al periodo tra febbraio e giugno 2018. Secondo l’ipotesi accusatoria il senatore Siclari avrebbe accettato, a mezzo dell’intermediario Giuseppe Antonio Galletta, la promessa di procurare voti da parte di Domenico Laurendi, appartenente al “locale” (espressione gergale con la quale si delinea un’unità organizzativa dell’associazione criminale in questione) di ‘ndrangheta di Santa Eufemia della famiglia mafiosa Alvaro, in cambio della promessa di erogazione di utilità o comunque della disponibilità a soddisfare gli interessi e le esigenze dell’associazione mafiosa. Con riguardo al senatore Siclari, viene configurata l’aggravante del fatto che, a seguito dell’accordo, egli era stato eletto nella relativa consultazione politica.
L’OPERAZIONE EYPHEMOS Dalla lettura dell’ordinanza cautelare, inviata in formato elettronico dall’autorità giudiziaria in allegato alla domanda, unitamente alla copia degli atti dell’intero procedimento, si evince che la richiesta trae origine dal procedimento cosiddetto “Eyphemos”, il quale ha ad oggetto l’attività di indagine condotta dal Commissariato di Pubblica Sicurezza di Palmi e dalla Squadra Mobile 1° sezione “Criminalità Organizzata e Catturandi” di Reggio Calabria. Gli esiti della complessa attività, compendiati in diverse informative di reato, hanno posto in luce l’esistenza e l’operatività in Santa Eufemia d’Aspromonte, Sinopoli, Delianuova e nei territori limitrofi, di una struttura associativa di ‘ndrangheta diretta dalla famiglia Alvaro. In particolare, le indagini si sono concentrate sul “locale” di Santa Eufemia, che opera come funzionalmente dipendente da quello di Sinopoli e dunque dagli Alvaro. La tesi dell’accusa. L’autorità procedente evidenzia come il procedimento citato abbia consentito di ottenere uno spaccato dell’esistenza in Santa Eufemia di un’organizzazione mafiosa pericolosissima ed efferata, di ricostruire l’attuale organigramma del predetto “locale” e dei suoi due sottogruppi, nonché di chiarire le modalità di affiliazione ed iniziazione degli aderenti. Viene posto in particolare evidenza il ruolo centrale della figura di Domenico Laurendi, capo di una frangia mafiosa interna al “locale” di Santa Eufemia, uomo di fiducia degli Alvaro. Nell’ambito di tale indagine – rileva l’autorità procedente – è emerso che la cosca Alvaro avrebbe appoggiato il candidato al Senato Marco Siclari alle elezioni politiche dell’anno 2018, giocando “un importante ruolo nella espansione del bacino elettorale del senatore”. Secondo gli inquirenti, il trait d’union tra la cosca Alvaro ed il senatore Siclari fu il medico chirurgo di Reggio Calabria dottor Giuseppe Antonio Galletta, che chiese l’interessamento di Domenico Laurendi per procacciare voti in favore del politico, candidato al Senato della Repubblica nella lista di Forza Italia nel collegio uninominale Calabria 4, Reggio Calabria e successivamente effettivamente eletto.
IL SOSTEGNO DELLA ‘NDRANGHETA NON È MAI GRATUITO L’autorità giudiziaria sottolinea come il sostegno della ‘ndrangheta non è mai gratuito e che il politico che lo accetta “si pone sotto scacco per tutta la durata del mandato”. In riferimento allo scambio con Siclari, nell’ordinanza si sostiene che il fulcro della controprestazione sarebbe più complesso di ciò che emerge dall’indagine e cioè della vicenda che ruota intorno al trasferimento della dipendente delle Poste italiane Annalisa Zoccali, parente di un membro di spicco del clan, Natale Lupoi. Oltre ciò che si evince dall’attività intercettiva, i risultati elettorali, stando all’ordinanza di misure cautelari, sarebbero indicativi del fatto che Laurendi non avrebbe agito “per beneficenza” – espressione tratta testualmente dall’ordinanza – poiché nei comuni roccaforte degli Alvaro, il senatore Siclari avrebbe riportato percentuali notevoli (46,10% a Sant’Eufemia, 63,41% a Sinopoli, 49,22% a Delianuova) superiori alla media del collegio (39,59%).
LE INTERCETTAZIONI Le conversazioni attraverso le quali si delinea questa vicenda si collocano tra il 6 febbraio e il 20 giugno 2018 e coinvolgono, oltre a Giuseppe Galletta e Domenico Laurendi, anche Antonio Zoccali, marito di Annalisa, Natale Lupoi e Antonino Gagliostro, entrambi sodali di Laurendi. In estrema sintesi questi sono i fatti che si evincerebbero dalle intercettazioni. A inizio febbraio 2018 Galletta fa a Laurendi la richiesta esplicita di trovare “un po’ di voti” per l’amico candidato Marco Siclari e gli propone di procurargli un incontro. Laurendi garantisce appoggio elettorale e l’incontro effettivamente si tiene presso la segreteria politica di Siclari il 28 febbraio 2018. Laurendi, avendo operato, a suo dire, con successo nel procurare il sostegno elettorale promesso, a maggio 2018 comunica a Galletta l’intenzione di riscuotere il suo credito e interessare l’ormai senatore Siclari al trasferimento a Messina della sede lavorativa di Annalisa Zoccali, imparentata con il clan. Il dottor Galletta rassicura che, per il tramite del senatore Siclari, avrebbe interessato il Presidente del Parlamento europeo in carica, onorevole Antonio Tajani, il quale “aveva un contatto con un soggetto di Riccione che avrebbe potuto risolvere la vicenda nel senso auspicato dal mafioso” (brano tratto integralmente dall’ordinanza). Il 20 giugno Galletta tranquillizza Laurendi asserendo che da settembre 2018 la Zoccali sarebbe stata inserita in talune liste ai fini di perfezionare il trasferimento.
IL TRASFERIMENTO Da indagini successive alle intercettazioni è risultato che il trasferimento effettivamente avvenne nel febbraio 2020 a seguito di procedure anomale volte alla creazione di una posizione ad hoc nell’area di Messina, non esistente fino ad allora nell’organico e il cui fabbisogno non era previsto, ma la cui predisposizione era necessaria per permettere alla Zoccali di trasferirsi in quell’area. La creazione del posto fu sollecitata ad agosto 2018 irritualmente all’amministrazione centrale delle Poste da parte della Macro area risorse umane (Maru) per la Sicilia, a sua volta fatta oggetto di richieste altrettanto irrituali da parte della Zoccali a partire dal maggio 2018. Il trasferimento sarebbe avvenuto a distanza di un anno e mezzo perché la prima graduatoria utile al trasferimento della Zoccali, dopo l’asserito interessamento di Siclari, sarebbe stata costituita a seguito della procedura di mobilità 2019 aperta nel marzo 2019, non avendo maturato prima di allora l’anzianità necessaria.
UN LAVORO PER IL FIGLIO DI LAURENDI Infine emergerebbe, sempre da conversazioni del giugno 2018 tra Galletta e Laurendi, che quest’ultimo avrebbe chiesto al senatore Siclari di interessarsi anche alla posizione lavorativa del figlio, elemento che – secondo l’autorità procedente – contribuirebbe a dimostrare, insieme alla vicenda Zoccali, che tra Siclari e Laurendi c’era un rapporto di conoscenza nell’ambito del quale il senatore non poteva non essere informato dello status criminale del suo interlocutore. A tale proposito si deve – per inciso – rilevare che, nell’informativa della Questura di Reggio Calabria del 31 gennaio 2020, si legge testualmente:”[…] è doveroso sottolineare che gli attuali accertamenti non hanno rilevato riscontri positivi alla suddetta richiesta di lavoro a favore del primogenito di Laurendi Domenico, Rocco, ma sarà cura di questi uffici investigativi aggiornare codesta A.G. nell’eventualità di ulteriori sviluppi in tal senso”. Secondo il magistrato, l’intermediario Galletta era peraltro perfettamente consapevole dello status criminale del Laurendi, nonché del fatto che in quel periodo egli risultava assolto in primo grado nel processo “Xenopolis” per associazione mafiosa, anche se la sua posizione risultava ancora pendente in secondo grado. Inoltre, secondo l’autorità giudiziaria, il senatore Siclari non poteva ignorare che al risultato elettorale conquistato nel territorio della ‘ndrina degli Alvaro, avrebbe certamente corrisposto una contropartita.
LE VALUTAZIONI DEL GIP A pagina 1518 dell’ordinanza il Giudice per le indagini preliminari afferma che “La Politica è un’arte strana che può assopire le menti. Quando Siclari ha accettato la promessa di sostegno elettorale scendendo a patti col Laurendi, lui, in possesso di formazione scolastica superiore, non si è posto il problema di come queste frange di consenso potessero essere veicolate?”. Scrive ancora il Giudice per le indagini preliminari: “Il Siclari, per i suoi trascorsi politici, conoscitore dei flussi elettorali, ha valutato se il Laurendi fosse mai stato un politico di lungo corso di una caratura tale da trasferire e veicolare imponenti consensi su un candidato?”.
LE ESIGENZE CAUTELARI In ordine alle esigenze cautelari sottese alla richiesta nei confronti del senatore Siclari, il Giudice per le indagini preliminari pone in evidenza in primo luogo che quest’ultimo ed il dottor Galletta hanno stretto entrambi un patto elettorale illecito con un esponente pericolosissimo della cosca Alvaro, mettendosi “a sua totale disposizione e provvedendo a incontrarlo anche dopo i risultati elettorali con modalità cautelate e riservate”. Dopo aver rilevato che il senatore Siclari avrebbe proceduto, “con un articolato stratagemma”, a “restituire” al Laurendi ed alla cosca un primo importante favore, il giudice ritiene che non si riscontrino segni idonei a smentire che il senatore possa “continuare a piegare, anche in ragione dei tempi recenti di stipula del patto (anno 2018), la sua carica di importantissimo uomo politico e di Senatore della Repubblica per mettersi ancora a disposizione della ‘ndrangheta” (brano tratto integralmente dall’ordinanza)il cui esponente, peraltro, non si sarebbe limitato a richiedere solo l’utilità “Zoccali”.
ALTRI INCONTRI CON LAURENDI E L’APPOGGIO DEI BELLOCCO Secondo l’autorità procedente, un altro elemento di allarme è il fatto che il senatore, come emerge dalle intercettazioni esaminate (riguardanti esclusivamente terzi), avrebbe incontrato il Laurendi anche fuori dai confini calabresi e con modalità tali da non aver consentito intercettazioni, nonostante il cellulare di quest’ultimo fosse munito di captatore informatico, ed abbia instaurato con lui anche rapporti diretti. Ulteriore aspetto idoneo a generare preoccupazione è il fatto che anche esponenti della cosca Bellocco avrebbero dirottato i loro consensi sul senatore Siclari.
LA PROPOSTA DEL RELATORE Il relatore propone di fissare un termine di quindici giorni all’interessato per presentare memorie scritte o per chiedere di essere audito, ai sensi dell’articolo 135, comma 5, del Regolamento, riservandosi di illustrare la propria proposta conclusiva successivamente alla scadenza del predetto termine.
L’INTERVENTO DEL SENATORE MALAN Il primo a intervenire dopo la relazione è stato il senatore Lucio Malan (FIBP-Udc), dello stesso gruppo parlamentare di Siclari, il quale ha chiesto di ampliare il termine a causa dell’ingente mole di documenti pervenuti in giunta ed ha preso le difese del senatore di Villa San Giovanni, sottolineando che “dall’esame del fascicolo trasmesso dall’autorità giudiziaria non emerge alcuna evidenza e alcun indizio circa la promessa del senatore Siclari al Laurendi. Tutto l’impianto accusatorio ruota intorno ad un incontro tra il senatore Siclari, il signor Laurendi e il dottor Galletta il quale riveste il ruolo di responsabile sanitario per l’emergenza Coronavirus in Calabria. Il senatore Siclari, quindi, non stava incontrando degli individui di cui fosse palese l’attitudine criminale, atteso che una delle persone presenti all’incontro è uno stimato medico, con responsabilità pubbliche in campo sanitario. L’autorità giudiziaria sostiene che il Laurendi avrebbe disattivato il captatore inserito nel suo cellulare. Non spiega, tuttavia, quali siano gli elementi trattati nel predetto incontro essendoci solo l’evidenza del tempo di durata dello stesso, ossia di 40 minuti. Non c’è nemmeno alcuna evidenza circa la richiesta del Laurendi del trasferimento della Zoccali e né tantomeno vi è alcun indizio dell’interessamento del senatore Siclari rispetto a tale procedura di mobilità. L’autorità giudiziaria non spiega come mai il trasferimento della Zoccali sarebbe irregolare, limitandosi ad affermare che l’interessata ha poca anzianità di servizio. Negli atti del fascicolo si parla di una serie di incontri avvenuti successivamente tra il Siclari e il Laurendi, ma non si fornisce alcuna evidenzia di tali eventi”.
GIARRUSSO A favore dell’ampliamento del termine si sono espressi i senatori Balboni (Fratelli d’Italia) e Cucca (Iv-Psi). Di parere diametralmente opposto i due senatori cinquestelle, Mario Michele Giarrusso (che è anche membro della Commissione parlamentare antimafia) e la senatrice Elvira Lucia Evangelista. Secondo Giarrusso il termine di 15 giorni è congruo poiché Siclari ha avuto la possibilità, in ambito giudiziario, di visionare da tempo la documentazione insieme al suo avvocato. Quanto ai fatti citati dal senatore Malan, Giarrusso ha rilevato che «è sufficiente per un candidato ricercare su “Google” il nominativo di un soggetto da incontrare per capire se lo stesso sia indagato». Quanto alla disattivazione del captatore da parte del Laurendi, il senatore della commissione antimafia ha rilevato che «tale circostanza costituisce un elemento sintomatico della pericolosità di tale soggetto sul piano criminale. Inoltre, gli incontri tra il senatore Siclari e il Laurendi sono avvenuti in forme sospette». Infine, sul trasferimento della Zoccali, Giarrusso ha osservato che «è stata creata una posizione lavorativa ad hoc per consentire lo spostamento dell’interessata, che peraltro è legata da un rapporto di parentela con soggetti appartenenti a consorterie criminali». Il senatore M5s ha concluso quindi il proprio intervento preannunciando «che si attiverà nell’ambito della Commissione Antimafia affinché venga fatta luce sulle predette infiltrazioni mafiose nelle strutture organizzative fin qui coinvolte».
LA DECISIONE DELLA GIUNTA Mediando tra le posizioni contrapposte, il presidente Maurizio Gasparri ha proposto e ottenuto dalla giunta la decisione di fissare un termine di 20 giorni a Siclari, per presentare memorie scritte o per chiedere di essere audito. (redazione@corrierecal.it)

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