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Prestipino succede a Pignatone. L'ex aggiunto di Reggio alla guida della Procura di Roma

Il Plenum del Csm sceglie il magistrato palermitano al ballottaggio con 14 voti. Otto preferenze per Francesco Lo Voi. Dal 2008 al 2013 la sua esperienza nella Procura dello Stretto

Pubblicato il: 04/03/2020 – 13:49
Prestipino succede a Pignatone. L'ex aggiunto di Reggio alla guida della Procura di Roma

ROMA Sono 14 i voti espressi al ballottaggio in plenum per Michele Prestipino Giarritta, fino ad oggi procuratore aggiunto e facente funzioni di capo nella Capitale, che quindi è stato eletto a maggioranza dal plenum nuovo procuratore capo di Roma. Otto preferenze sono state espresse per Francesco Lo Voi, capo della procura di Palermo, l’altro candidato arrivato al ballottaggio. Tre gli astenuti nella seconda votazione: il laico della Lega Emanuele Basile, il togato di Autonomia&Indipendenza Sebastiano Ardita e il togato indipendente Nino Di Matteo.
Prestipino, al ballottaggio, ha avuto i voti dei 5 togati di Area e dei 3 di Unicost, del pg di Cassazione Giovanni Salvi, dei togati di A&I Davigo, Marra e Pepe, e dei laici M5s Gigliotti e Benedetti. Le 8 preferenze espresse per Lo Voi sono state invece quelle dei 3 togati di Magistratura Indipendente, del primo presidente della Cassazione Giovanni Mammone, dei due laici di Forza Italia Lanzi e Cerabona, del laico della Lega Cavanna e del laico M5s Donati. Non ha partecipato al voto il vicepresidente del Csm David Ermini. Al ballottaggio non e’ entrato il nome di Giuseppe Creazzo, capo della procura di Firenze, che alla prima votazione aveva ottenuto 6 voti (quelli dei 3 togati di Unicost, che poi al ballottaggio hanno sostenuto Prestipino, del laico M5s Donati, che invece ha espresso al secondo voto la sua preferenza per Lo Voi, e di Ardita e Di Matteo, che al voto finale si sono astenuti). Alla prima votazione, si era astenuto, oltre al laico della Lega Emanuele Basile (il quale ha spiegato la sua astensione con il fatto che nella ‘rosa’ proposta al plenum non vi fosse il nome del pg di Firenze Marcello Viola), anche il pg della Suprema Corte Giovanni Salvi.
L’ESPERIENZA A REGGIO CALABRIA Una vita dedicata alla lotta alle mafie, da Palermo a Reggio Calabria, fino alle più recenti inchieste che hanno coinvolto la capitale. Una vita che da più di 20 anni vive sotto scorta. Romano di origini siciliane, Michele Prestipino, sessantadue anni, è nato nella capitale il 27 settembre 1957. In magistratura dal 1984, ha svolto il suo primo incarico nella Pretura di Avezzano dove è rimasto fino al 1992 passando all’Aquila come magistrato di sorveglianza. Un passaggio cruciale della sua carriera è rappresentato da Palermo dove è arrivato nel 1996 e dove le indagini condotte da sostituto procuratore della Dda insieme alla collega Marzia Sabella e al procuratore aggiunto Giuseppe Pignatone hanno portato l’11 aprile del 2006 alla cattura di Bernando Provenzano, interrompendo una latitanza durata più di 40 anni.
Sempre dalla Dda palermitana ha seguito indagini sulle connessioni tra mafia, politica e sanità fino a quella, con l’allora procuratore capo Pietro Grasso, sullo scandalo delle “talpe” in Procura. Da novembre del 2008 è procuratore aggiunto a Reggio Calabria dove indaga sulla struttura della ‘ndrangheta calabrese e sulle sue ramificazioni economiche nel Nord Italia. Un lavoro che lo vede nell’inchiesta “Crimine” lavorare nuovamente al fianco di Pignatone, di Nicola Gratteri, all’epoca procuratore aggiunto a Reggio Calabria, e dei sostituti Maria Luisa Miranda, Antonio De Bernardo e Giovanni Musarò, ora anche lui nella Dda di Roma.
Da novembre 2013 svolge le funzioni di procuratore aggiunto a Roma coordinando la direzione distrettuale antimafia. Qui, lavorando nuovamente al fianco di Pignatone e con Paolo Ielo, Giuseppe Cascini e Luca Tescaroli è uno dei pm dell’inchiesta “Mafia Capitale”.
Le indagini avviate sotto la sua direzione svelano le proiezioni di cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra a Roma come nel Lazio dove queste collaborano con le mafie autoctone da Latina fino a Viterbo. E sulla capitale il lavoro portato avanti da Prestipino e dal suo pool insieme a carabinieri, polizia e guardia di finanza ha permesso di arrivare alle condanne dei clan storici, con il riconoscimento del 416bis, l’associazione per delinquere di stampo mafioso.
Dalle condanne per quasi 150 anni di carcere nel maxi processo al clan Spada, nato dall’operazione ‘Eclissi’, dove è stato sancita l’esistenza della mafia a Ostia a quelle già divenute definitive per il clan Fasciani con la sentenza della Cassazione che ne ha cristallizzato la matrice mafiosa, fino alla più recente, in ordine di tempo, conferma dei supremi giudici del 416bis nel processo “Camorra Capitale” per il gruppo attivo nella zona Sud-Est della capitale, i cosiddetti “napoletani della Tuscolana” agli ordini di Domenico Pagnozzi, detto “Mimì ‘o professore”, già legato al boss Michele Senese.
Con Prestipino e il pm Giovanni Musarò scatta poi l’indagine “Gramigna” che porta al maxiprocesso in corso a Roma al clan dei Casamonica: oltre quaranta imputati con accuse che vanno dall’associazione mafiosa dedita al traffico e allo spaccio di droga, all’estorsione, l’usura e detenzione illegale di armi.
Tanti i gruppi attivi nel traffico di droga nelle grandi piazze di spaccio della capitale, colpiti con le inchieste della Dda di Prestipino: dagli arresti del clan Cordaro alla più recente inchiesta “Grande Raccordo Criminale” che ha portato a smantellare un gruppo di narcotrafficanti con a capo Fabrizio Piscitelli, alias Diabolik, poi ucciso il 7 agosto al Parco degli Acquedotti, e il suo braccio destro, il broker Fabrizio Fabietti.
Con l’addio alla Procura di Roma lo scorso maggio per raggiunti limiti d’età di Giuseppe Pignatone (ora alla guida del tribunale vaticano) Prestipino ha assunto l’incarico di facente funzioni dell’ufficio requirente che conta novanta sostituti e nove aggiunti. Oggi il plenum del Csm lo ha nominato procuratore di Roma.

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