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Falvo sul caso Chindamo: «Non ci fermeremo mai nelle ricerche»

Il procuratore capo di Vibo a “Chi l’ha visto” sulla donna scomparsa a Limbadi nel 2016: «Le testimonianze di qualche collaboratore di giustizia potrebbero aiutarci»

Pubblicato il: 05/03/2020 – 16:54
Falvo sul caso Chindamo: «Non ci fermeremo mai nelle ricerche»

ROMA Le indagini sulla scomparsa di Maria Chindamo proseguono e dal servizio di “Chi l’ha visto” andato in onda nella serata di mercoledì 4 marzo, il procuratore capo di Vibo Valentia Camillo Falvo apre a nuove ipotesi. Una su tutte quella che fa riferimento ai collaboratori di giustizia. «Le indagini per omicidio si risolvono molto presto, ma questo non vuol dire che qualora questo non avvenisse, il caso rimane irrisolto. Un collaboratore di giustizia prima o poi potrebbe esserci d’aiuto». La speranza che qualcuno parli della scomparsa della donna avvenuta a Limbadi il 6 maggio del 2016 tiene vive le speranze degli inquirenti e dei familiari che da quattro anni cercano di far luce sul caso. «Non bisognerà mai smettere di cercare il corpo della Chindamo – spiega Falvo – sia ad indagine aperta che chiusa, questo perché lo dobbiamo alla famiglia indipendentemente da quello che è l’aspetto giudiziario. Mi sento di dire che dobbiamo continuare ad avere fiducia perché noi non butteremo mai la spugna». Parole, quelle del nuovo capo della procura vibonese che la famiglia di Maria Chindamo accolgono con nuovo entusiasmo. «Ho sempre creduto nell’attività della procura e ho sempre lavorato con loro per quello che è di conoscenza mia e della mia famiglia – commenta il fratello Vincenzo – ». Mentre il figlio Vincenzino spiega come: ogni giorno viva dei ricordi di sua madre. Il fermo di Salvatore Ascone, poi scarcerato dal Tribunale delle Libertà è l’ultimo di una serie di indagini che vanno nella direzione di risoluzione del caso. «Non abbiamo le motivazioni per capire come mai Salvatore Ascone sia stato scarcerato – spiega Camillo Falvo -. Certo, trattandosi di un procedimento indiziario, il rischio che gli elementi non potessero tenere era alto. Sulla scorta delle motivazioni capiremo se ci sono cose da fare in quella o altre direzione. Non dobbiamo trascurare nessuna pista e sicuramente le indagini non sono concluse. Mi ha sorpreso le difficoltà riscontrate durante le indagini, l’investimento in termini di energie investigative è stato importante. Una delle indagini fatte meglio in termini di impegno della polizia giudiziaria». Non si sa ancora se Maria Chindamo sia stata punita morte del marito suicidatosi dopo aver scoperto della relazione di sua moglie con un altro uomo. «Si tratta di una sparizione avvenuta in territorio difficile e ci sono circostanze che per le varie vicende sono difficili da decodificare – conclude Falvo -.Quando avvengono fatti di questa natura il rischio che ci possa essere un coinvolgimento della criminalità che allo stato non risulta accertato».

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