di Fabio Papalia
REGGIO CALABRIA «Io sono qua a rischio della mia vita, sono una bomba ad orologeria, lo dicono i medici. Sono qua perché preferisco morire, piuttosto che morire con questa accusa». La tensione in aula del processo Gotha tra l’imputato e il procuratore aggiunto della Dda, Giuseppe Lombardo, cresce al punto che l’ex assessore regionale alle riforme della giunta Scopelliti, Alberto Sarra, accusa un malore e il presidente del collegio, Silvia Capone, rinvia l’udienza. È accaduto stamattina in aula bunker, al secondo giorno consecutivo dell’esame di Sarra, la terza udienza secondo il calendario concordato con la difesa dell’imputato, che per gravi ragioni di salute (in quanto cardiopatico) non può rispondere alle domande per più di 3 ore.
Oggi si celebrava la 196ª udienza del maxiprocesso Gotha, che sintetizza ben cinque diverse indagini – Sistema Reggio, Fata Morgana, Reghion, Mammasantissima e Alchimia – coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria oggi diretta dal procuratore capo Giovanni Bombardieri.
Le accuse sono, a vario titolo, di associazione mafiosa, voto di scambio, violazione della legge Anselmi, corruzione, estorsione, truffa, falso ideologico e rivelazione di segreti d’ufficio. Tra gli imputati figurano politici, esponenti di ‘ndrangheta, imprenditori. In particolare l’accusa ha puntato il dito sui “riservati”, ovvero i componenti a vario titolo della struttura segreta, legata alla massoneria, grazie alla quale la ‘ndrangheta interagiva in maniera riservata con politici, istituzioni, mondo imprenditoriale e bancario, condizionando la vita democratica nella provincia di Reggio Calabria. Tra i nomi più illustri vi sono l’ex senatore Antonio Caridi; l’ex parlamentare Paolo Romeo (che ha già scontato una condanna definitiva per concorso esterno); lo stesso Sarra. A marzo 2018 si è concluso in primo grado il troncone abbreviato, che ha visto in particolare la condanna a 20 anni di carcere per l’avvocato Giorgio De Stefano, secondo l’accusa esponente di vertice dell’omonima cosca, una delle storiche cosche di ‘ndrangheta del capoluogo. La Dda vuole far luce sul cosiddetto livello “invisibile” della ‘ndrangheta reggina, fatta di soggetti cerniera e di manipolazione della vita politica, della massoneria deviata, dell’imprenditoria e della magistratura.
L’udienza è durata poco più di un’ora, fino al malore avvertito dall’imputato.
Sarra ha confutato l’impianto accusatorio, in particolare ha contestato la ricostruzione di quanto avvenuto alle elezioni europee del 2004 che «si liquida con questa espressione “tutto si svolge nel solco tracciato da Romeo” (Paolo Romeo, ndr)». L’imputato ha negato che la candidatura di Umberto Pirilli al Parlamento europeo fosse stata “decisa” dall’avvocato Romeo per liberare il posto che questi occupava alla Regione Calabria e spianare la strada per l’ascesa di Sarra.
L’ex assessore regionale ha ricordato che Romeo «nel febbraio 2004 è in carcere, si costituisce perché diventa esecutiva la sentenza del processo Olimpia, io divento assessore a ottobre. Ma un’elezione al parlamento europeo può dipendere da Romeo?», affermando che una candidatura al Parlamento europeo «non può avvenire se non c’è un accordo a livello nazionale, tra l’altro in una circoscrizione meridionale che comprende 6 regioni, tra cui Puglia e Campania che sono più grandi della Calabria».
«Io non difendo Romeo – ha precisato Sarra – e sarebbe contrario alla mia storia perché mi ha sempre danneggiato. Lei lo sa». Ed è su quest’ultima frase, indirizzata al pubblico ministero, che il procuratore Lombardo ha interrotto l’imputato «non deve fare riferimento al pm dicendo “come lei sa”». Una frase – ha ammesso lo stesso Sarra – che si riferiva alle dichiarazioni rese dall’imputato in sede di interrogatorio. È stato a questo punto che Sarra ha accusato il malore, determinando il rinvio dell’udienza, che a causa dell’astensione degli avvocati per l’emergenza Coronavirus riprenderà solo il 25 marzo. Appena terminata l’udienza il pm si è avvicinato a Sarra per sincerarsi delle sue condizioni, i due si sono intrattenuti a lungo e cordialmente. Prima di lasciare l’aula Sarra è stato visitato dal medico della Polizia di Stato, il dottore Mario Matarazzo, contattato dai poliziotti in servizio presso l’aula bunker. (redazione@corrierecal.it)
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