Incontro Amalia Bruni ed ho la conferma di quanto per lei sia, e lo sia stata, importante la ricerca scientifica. Capisco che il suo è stato un obiettivo che coltivava sin da ragazza e che ha avuto la fortuna di raggiungere per caso, poco dopo aver conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia. Lo apprendo dall’introduzione di una pubblicazione che condensa la sua storia professionale e di cui, con impareggiabile garbo, mi dona una copia dopo avermela dedicata.
A segnare la svolta nella vita della giovane professionista di Lamezia Terme furono alcune lettere, trovate in un cassetto, che il professor Foncin della mitica Università Salpetrière di Parigi inviava al dottor Giovanni Caruso di Lamezia Terme per invogliarlo a riprendere la ricerca su una donna calabrese i cui parenti, come aveva saputo dal marito, erano morti tutti per una patologia che manifestava gli stessi sintomi. Foncin aveva capito che si trattava di rari casi di Alzheimer. Amalia Bruni, che desiderava intraprendere quel tipo di studi, non si lasciò sfuggire l’occasione e si offrì per continuare lei l’indagine. Fu l’inizio di una carriera brillante. Oggi la dottoressa Bruni è una scienziata, docente di Neurologia e Genetica medica oltre che direttore del Centro Regionale di Neurogenetica che difende a denti stretti da un attacco proditorio che potrebbe portare anche ad una malaugurata chiusura. La sua sopravvivenza è per intero nelle mani della Regione Calabria che dovrà decidere se continuare a sostenerlo economicamente oppure farlo naufragare.
Ho incontrato Amalia Cecilia Bruni nel suo studio al quinto piano della Torre B dell’Ospedale civile di Lamezia Terme. Mi aveva già entusiasmato ascoltandola nella “Sala delle conferenze” del Palazzo comunale di Catanzaro. I suoi riferimenti, le acute riflessioni sulla Calabria, il ricordo del suo lavoro per ottenere l’albero genealogico di una famiglia calabrese, a far data dal 1600, hanno offerto uno spaccato della sua dedizione verso la scienza medica con un solo, grande, obiettivo: contribuire a cambiare la Calabria, la sua terra.
Furono, quelli, i primi passi che la condussero verso gli studi di Genetica molecolare dell’Alzheimer. Amalia Bruni era riuscita, grazie alla ricerca, a far “voltare pagina” alla storia della malattia. Contribuì a dare speranza alle famiglie delle persone affette dal morbo riuscendo ad aprire spiragli di luce nuova nella qualità della vita delle persone affette dalla malattia e delle loro famiglie. Fu il frutto del lavoro di una donna medico che non si è mai arresa di fronte alle difficoltà. Una donna che, nonostante tutto, dimostra di confidare ancora nella società e nella politica sperando che riescano a salvare “la sua creatura”: il Centro Regionale di Neurogenetica considerato tra le eccellenze d’Europa. Spera in provvedimenti capaci di eliminare, in modo definitivo, quel manto di incertezza che lo avvolge e che le impedisce di esprimere pienamente il suo potenziale e quello dei suoi collaboratori per la ricerca e l’assistenza alle persone affette da malattie neurodegenerative e da demenza.
Il futuro del Centro di Neurogenetica, lo ribadiamo, è ora nelle mani della Presidente Santelli e del Governo regionale. Entrambi sanno che le speranze dei calabresi sono riposte anche su questa struttura poiché essa rappresenta una delle poche realtà di pregio di cui la Calabria dispone. Una delusione apparirebbe come l’ennesimo torto ad una terra cui tutto sembra essere negato; ad una regione forse condannata a coesistere solo con la delinquenza organizzata e con la massoneria deviata.
Dal Governo regionale i Calabresi si aspettano interventi illuminati, radicali e coraggiosi che segnino una sostanziale inversione nella tutela del territorio, che recuperino il ritardo accumulato dal non fare, o dal fare male, da parte di quanti si sono alternati per governarla. È bene che si dimostri che il cambiamento non si limita al semplice passaggio del testimone da uno schieramento politico all’altro, ma che sia resa tangibile ed efficace la volontà di aprire una nuova e diversa fase politica; un senso di dignità che caratterizzi la nuova gestione di questa regione, sapendo, per quanto riguarda il Centro di Neurogenetica, che per essere un buon ricercatore è importante disporre di standard non solo per lavorare in Calabria, ma anche per competere col mondo intero, poiché la conoscenza appartiene alla comunità scientifica internazionale che rappresenta l’unico giudice dell’operato del ricercatore. E il centro di Neuroscienze di Lamezia Terme ha in sé tutti i numeri per mantenere alta la credibilità nel campo della ricerca scientifica mondiale.
Onorevole Jole Santelli, il messaggio che ci sentiamo di inviarLe è che, pur nelle difficoltà del momento, con l’impegno che il Coronavirus richiede, il suo Governo abbia a cuore anche il caso del Centro calabrese di Neurogenetica; che esso sia inserito in agenda per essere discusso e risolto dalla nuova Giunta. Il messaggio che ci sentiamo di inviarle è che si aiuti questa Terra a riscattarsi affinché riesca a percorrere il difficile cammino del cambiamento poiché non ci sono percorsi impossibili. Sarebbe sufficiente cominciare ad adeguare le politiche ai bisogni reali dei calabresi, dei territori e delle strutture ripudiando la gestione clientelare, assai diffusa, di tipo affaristico.
Adesso che la Regione è per la prima volta nelle mani di una donna la speranza è che il tanto auspicato cambiamento si realizzi. I calabresi, come Lei ben sa, sono stanchi di ricevere solo promesse (spesso non mantenute) e chiedono che alle parole facciano seguito i fatti! Onorevole Santelli, Lei conosce bene i danni che il campanilismo riesce a produrre. Se volessimo essere sinceri fino in fondo non potremmo che ammettere che lo sviluppo e l’unità della Calabria sono stati compromessi proprio dal campanilismo. Adesso però bisogna che si ponga la parola “fine”. I Calabresi onesti chiedono a gran voce che si lavori perché la Regione sia nel suo insieme un orgoglio per il Paese.
*giornalista
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