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La Corte dei Conti al Consiglio regionale: ora regole per consulenze e Co.co.co

La magistratura contabile accerta e dichiara la regolarità dei rendiconti dei gruppi della passata legislatura ma evidenzia alcune criticità su cui sollecita interventi normativi

Pubblicato il: 10/03/2020 – 15:22
La Corte dei Conti al Consiglio regionale: ora regole per consulenze e Co.co.co

di Antonio Cantisani
CATANZARO Sono regolari i rendiconti dei gruppi del Consiglio regionale della passata legislatura, ma restano «la necessità di rendere più trasparente il ricorso a procedure selettive» per i contratti di collaborazione e «la necessità di una regolamentazione» dei criteri di assegnazione degli incarichi di consulenza. Lo evidenzia la Sezione regionale di controllo della Corte dei conti in una delibera assunta alcuni giorni fa dopo l’analisi dei rendiconti dei gruppi del Consiglio regionale per il periodo 1 gennaio-11 dicembre 2019, data di conclusione della legislatura.
I GRUPPI SOTTO OSSERVAZIONE Sotto la lente della Corte dei Conti, in particolare, i rendiconti dei gruppi Pd, Oliverio Presidente, Democratici Progressisti, Calabria in Rete, la Sinistra, Forza Italia, Casa delle libertà, Nuovo Centro Destra, Moderati per la Calabria e Misto. Nella delibera, la Corte dei Conti allega il riepilogo per il 2019 del finanziamento dei gruppi consiliari, inviato dall’Assemblea, riepilogo dal quale emerge – giusto per citare alcuni dati – che il finanziamento erogato, in base alla legge regionale 13 del 2002, ai gruppi nel 2019 è stato pari a 239mila euro, che la disponibilità dei fondi per le spese per il personale 2019 era pari a 1,257 milioni e i fondi spesi e/o erogati per i collaboratori Co.Co.Co sono stati di poco più di un milione. La Sezione di controllo della magistratura contabile poi specifica che «tutti i gruppi consiliari, tranne il gruppo Pd, hanno esercitato la facoltà di avvalersi degli uffici del Consiglio regionale per la gestione dei contributi per le spese di personale estraneo alla pubblica amministrazione, ai sensi della legge regionale 13/2002» e che «nessun gruppo consiliare ha esercitato la facoltà di avvalersi degli stessi Uffici del Consiglio regionale per la gestione dei contributi relativi alle “spese di funzionamento”, come previsto dalla legge regionale 13/2002».
L’ESITO DELLE VERIFICHE Nel corso dell’istruttoria sui rendiconti dei gruppi del Consiglio regionale – la Corte dei Conti – è riportato nella delibera – «ha analizzato la documentazione inviata dai gruppi consiliari, procedendo alla verifica della regolarità contabile e del rispetto della procedura di spesa, e dei disciplinari di spesa dei singoli gruppi». Nel dettaglio – spiega la magistratura contabile – «per ciò che riguarda la veridicità e la correttezza delle spese, è stata riscontrata la corrispondenza tra le voci del rendiconto e la documentazione a supporto delle spese effettivamente sostenute; inoltre, è stata accertata l’inerenza sostanziale e la riconducibilità della spesa all’attività istituzionale del gruppo, oltre che alle tipologie di spesa consentite dal quadro normativo e regolamentare vigente». In riferimento alla procedura di spesa – rileva poi la Corte dei Conti – è stato «verificato, altresì, che i rendiconti per l’anno 2019 consentono la corretta rilevazione dei fatti gestionali ed il riscontro puntuale in merito all’utilizzo dei contributi ricevuti dal Consiglio regionale».
LE “RACCOMANDAZIONI” AL CONSIGLIO Nel dispositivo, la Corte dei Conti – è scritto ancora – «accerta e dichiara la regolarità dei rendiconti dei gruppi consiliari». Ma non può fare a meno di evidenziare alcune lacune e di indirizzare alcune raccomandazioni al prossimo Consiglio regionale. In particolare «in merito alla stipula dei contratti di collaborazione», rispetto ai quali la Corte dei Conti «ravvisa la necessità di rendere più trasparente il ricorso a procedure selettive, quantunque non formali, ai fini dell’individuazione di idonei collaboratori, dai cui curricula si evinca in modo chiaro il possesso dei requisiti necessari all’esercizio delle competenze preventivamente individuate». Così come per le consulenze alle quali ricorrono i gruppi consiliari, «in relazione alle quali – prosegue la Corte dei Conti – manca una specifica regolamentazione che consenta una verifica più puntuale sui criteri di scelta del consulente, sulle modalità̀ di erogazione della prestazione e sul monitoraggio dell’attività̀ svolta ai fini dell’erogazione del compenso spettante. Tale criticità̀ è stata segnalata da questa Sezione nella precedente deliberazione 27/2019. Dagli atti trasmessi non risulta comunicato alcunché in merito, ragion per cui la Sezione ritiene di dover rappresentare, ancora una volta, la necessità̀ di una regolamentazione di tali profili, al fine di garantire – osserva la magistratura contabile calabrese – un certo grado di simmetria rispetto alle generali previsioni ordinamentali regolanti il conferimento di incarichi di consulenza da parte di ogni pubblica amministrazione». Giusto per rinfrescare la memoria al Consiglio regionale, la Corte dei conti precisa che «il controllo di cui si tratta non esaurisce il novero dei controlli e delle valutazioni di altri organi magistratuali e/o amministrativi, né il sindacato di merito e/o di legalità/liceità che dagli stessi potrà̀ essere esercitato nell’ambito delle competenze a ciascuno attribuite per legge». (redazione@corrierecal.it)

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