CATANZARO «La Calabria è la regione dove il Coronavirus potrebbe avere un impatto rilevatissimo sulla popolazione, grazie ad anni ed anni di cattiva gestione politica e incapacità amministrativa di chi ricopriva ruoli decisionali nella sanità pubblica. Non ultimo, il commissariamento ormai decennale ha avuto solo il compito di controllo della spesa, senza intervenire nella programmazione organizzativa dei servizi. Il tutto ha portato la sanità calabrese alla decrescita strutturale e operativa delle aziende sanitarie». Questo quanto scrive in una nota ufficiale Anna Mancuso, Presidente di “Salute Donna Onlus”. «La responsabilità – scrive – non va attribuita ai medici che hanno portato avanti l’attività senza le risorse e il sostegno della politica, ma ai manager e ai politici stessi. Oggi tutti si aspettano grandi interventi dalla Presidente Jole Santelli ma non dimentichiamo che ha ereditato i disastri commessi da altri e che ora deve riparare nell’emergenza: a lei va tutta la mia solidarietà». «Dopo 30 anni di lavoro nella sanità lombarda – scrive ancora la Mancuso – da calabrese e presidente di un’associazione di volontariato credo di poter offrire alcuni suggerimenti sia ai cittadini che a chi dovrà fare delle scelte per far fronte a questa catastrofe che è piombata sul nostro paese. Ho voluto fare questa premessa per evidenziare bene le responsabilità in modo tale che a nessuno venga in mente, nel caso sorgessero problemi gestionali, di buttare la colpa sulla nuova amministrazione invece che su qualche politico rieletto che era vigile e presente (ma non su tutti)».
LE POSSIBILI SOLUZIONI Tra le strutture individuate dalla Mancuso c’è ad esempio Germaneto «struttura sottoutilizzata e nuova con una capacità ricettiva di 300 posti letto. Molte camere sono già ultimate anche rispetto agli attacchi per l’ossigenoterapia, manca solo l’arredamento. Inoltre a Germaneto è presente un servizio di anestesia e rianimazione con comprovate esperienza nella cura di pazienti con patologie respiratoria». E poi c’è Castrovillari che «potrebbe essere convertita per la cura del Coronavirus con i suoi 93 posti letto per acuti attualmente utilizzati ma 223 previsti dal decreto».
LE CASERME MILITARI Tra le altre soluzioni da contemplare secondo la Mancuso ci sarebbero anche le caserme militari, tra queste quella di Cutro «nuova e mai utilizzata con i suoi possibili 700 posti letto o l’ex Ospedale Militare di Catanzaro in adiacenza alla Caserma Pepe, attualmente inutilizzato. Selezione di virologi con comprovata esperienza con cui programmare il piano degli interventi poiché il rischio del protagonismo individuale potrebbe essere pericolosissimo». «La Calabria – conclude – oggi ha bisogno di cuore e teste pensanti perché perdere tempo significa perdere vite».
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