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«Riforma del welfare: finte verità e false promesse»

di Candida Tucci*

Pubblicato il: 14/03/2020 – 21:35
«Riforma del welfare: finte verità e false promesse»

Dacché nel 2016 in Calabria si sono avviati i tentativi di riforma delle politiche sociali regionali si è verificata una strana assimilazione, acquisita anche nel comune linguaggio, secondo cui tra i “favorevoli alla riforma” si annoverano coloro che sono d’accordo con la riorganizzazione del sistema come previsto dal regolamento attuativo 503/2019 della l.r.23/2003, mentre tra i “contrari” alla riforma coloro che non sono stati e non lo sono ancora d’accordo con quel tipo di riorganizzazione. Quasi a voler indicare che i “non favorevoli” alla riforma siano coloro che non amano le regole o quelli a cui le regole chiare stanno strette.
Difficile capire il perché di questa strana assimilazione, come difficile anche pensare che ci possa essere qualcuno contrario alla riforma lì dove il termine riforma sta a significare un reale miglioramento del sistema. Analizziamo bene le premesse per capire meglio i contenuti.
Dalla fine degli anni ’80 fino a pochi mesi fa, le politiche sociali della nostra regione sono state disciplinate dalla l.r.5/87. In questi decenni, la Calabria ha stoicamente resistito ai cambiamenti che man mano hanno modificato lo scenario nazionale, dalla Legge Quadro 328/2000 alla riforma nel 2001 del titolo V della Costituzione. Cambiamenti che, rivoluzionando il passato, puntavano ad avere al centro dei sistemi di intervento la persona nella sua totalità con l’intento di ottimizzare le risposte alle condizioni di bisogno, razionalizzando i sistemi di sostegno con programmazioni uniche finalizzate ad evitare interventi a comparti stagni e duplicazioni di servizi, riconducendo ad unitarietà le scelte regionali delle forme organizzative.
Finchè, con il candore della bella addormentata nel bosco destatasi da un lungo sonno durato oltre 14 anni, nel 2016 entrata in fibrillazione e si avventura nella attuazione della L.R. 23/2003 di recepimento la legge quadro nazionale 328/2000.
Quali i metodi adottati in questa impresa? Con in mano una lettura del fabbisogno ferma al palo dal 2006, raddoppia il costo delle prestazioni sociali indipendentemente dal reale grado di bisogno dell’utente, triplica il numero degli erogatori privati, accredita tutti senza alcuna programmazione e driblando con destrezza l’obbligo di programmazione unica socio-sanitaria/socio-assistenziale, frattura definitivamente i sistemi di intervento alla persona socio-sanitario e soci-assistenziale. Nel 2017, fallisce miseramente il primo tentativo perché bocciato dalla giustizia amministrativa. A fine 2019 quasi sul chiudersi delle porte della scorsa legislatura, riesce ad adottare il Regolamento n.503 attuativo della l.r.23/2003, con un parere della Terza Commissione strappato , in corner, a maggioranza!!!
Quali obiettivi raggiunti? La realizzazione di due sistemi di intervento, socio-sanitario e socio-assistenziale, partoriti in stanze separate ed all’insaputa l’uno dell’altro con una duplicazione di servizi ed un inevitabile aumento dei costi. L’uno contrapposto all’altro che, piuttosto che razionalizzarsi entrambi, risultano essere pesanti macigni sul bilancio regionale, comunali e sulle tasche dei cittadini. Una irrazionale duplicazione di interventi che evolverà certamente in un pozzo senza fondo di spesa pubblica. L’ennesimo, per la Calabria.
Poco importa. La Calabria dei “pro-riforma” sfida bilanci, crisi economica, i cambiamenti morfologici e culturali della società e va in controtendenza. Non solo non realizzando neanche uno degli obiettivi della vecchia e sempre buona legge 328/2000 ma addirittura ponendosi con essa in netto contrasto.
Trascura anche che a causa della grande e grave emigrazione, i due sistemi di intervento alla persona messi in campo risultano essere decisamente sovradimensionati. Genera anche illusioni perché l’accreditamento di tutti gli erogatori di prestazioni con le stesse risorse economiche di sempre non significa affatto maggiore economia.
Con il regolamento attuativo 503/2019 della l.r.23/2003 il rischio è dietro l’angolo ed è di non poco conto. Ed è tale per comuni e cittadini nonché erogatori di servizi. I comuni si vedranno arrivare una ricca platea di erogatori, tutti accreditati quindi potenziali contraenti, ma le risorse economiche che avranno a disposizione, poche atteso anche l’aumento delle tariffe, saranno sufficienti appena ad acquistare le stesse prestazioni degli anni precedenti. I cittadini bisognosi, riceveranno un’assistenza di gran lunga minore rispetto al passato proprio perché – nel frattempo – le tariffe sono raddoppiate!!!
Calmi tutti!! I “pro-riforma” non lasciano senza soluzione questo problema. Il regolamento 503 prevede un tempo massimo di inserimento degli utenti nelle strutture di 12 mesi. Dopo di chè tutti a casa. L’inghippo è superato peccato però, ai danni degli utenti.
Gli erogatori di assistenza, dal canto loro, non vivranno tempi migliori perché, sebbene tutti accreditati, dovranno dividere le immodificate risorse di bilancio con una platea molto più fornita. Un gioco al massacro che inevitabilmente si ripercuoterà anche sulla stabilità dei livelli occupazionali. L’accreditamento è un istituto che non può prescindere da una fase programmatoria e di verifica della valutazione del fabbisogno. Aumentare tout court il numero degli erogatori privati senza aver prima verificato i settori carenti e le nuove emergenze delle quali farsi carico non servirà a migliorare il sistema. Altro era lo spirito della legge quadro 328/2000, della riforma costituzionale del 2001 e altre le necessità dei cittadini calabresi. Altra e diversa doveva essere la legge 23/2003 assolutamente scarna ed inadeguata ad assolvere alla richiamata funzione.
Al lettore l’arduo compito di scegliere se collocarsi tra i pro-riforma e gli anti-riforma. Per quanto ci riguarda, manifestiamo, come da tempo già facciamo, la nostra contrarietà alla riorganizzazione delle politiche sociali calabresi come voluta da detta “riforma” ovvero dal citato regolamento attuativo 503/2019 perché sicuramente impantanerà il welfare calabrese in una palude dalla quale ci vorranno decenni per uscirne. Ci consoliamo, al momento, con il riconoscimento ad opera degli stessi “pro-riforma” che questo regolamento 503 non è propriamente la riforma del welfare e necessita di essere perfezionano. Per intanto però attuiamolo, correremo ai ripari poi!!
*Presidente Regionale CON.FA.PI. Filiera Sanità Privata

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