di Antonio Cantisani
CATANZARO Dal 1982 lavora lì, ne ha viste di cotte e di crude ma stavolta è davvero diversa. Lucio Cosco è il primario di Malattie infettive dell’ospedale “Pugliese Ciaccio” di Catanzaro, e da alcune settimane è dentro il “cuore” dell’emergenza Coronavirus che anche in Calabria si sta concretizzando giorno dopo giorno. Il suo reparto è stato individuato come il punto di riferimento regionale delle criticità, e Cosco è la punta avanzata della “trincea”, anche se il professionista vuole lanciare messaggi di positività. «Qui – racconta al Corriere della Calabria – ci sono vari ricoverati e questo ci dà ovviamente molto da fare, soprattutto sul piano organizzativo. Vestizioni, svestizioni, percorsi, protocolli, sì, queste problematiche ci sono ma sono assolutamente superabili e gestibili».
In tanti con lui in prima linea, e nessuno che arretra, perché come in tutte le guerre chi arretra è perduto. «Nel reparto, come penso dappertutto, c’è grande spirito di abnegazione», rimarca il primario catanzarese, che poi aggiunge: «Non parlo per me, ovviamente, ma faccio l’esempio di un mio collega che pochi giorni fa si è fratturato il dito di una mano ma continua a fare il proprio lavoro. Questo – spiega Cosco – per far capire come ci stiamo muovendo». Nel contesto generale di lamentazioni e di richieste, Cosco è quasi una “mosca bianca”: «Francamente, almeno adesso, siamo in numero sufficiente, perché – rimarca il primario di Malattie infettive del “Pugliese Ciaccio” – la Regione e la mia azienda sono stati sensibili dal primo momento a venirci incontro come supporto organizzativo e di personale, anche infermieristico. Mi hanno dato di tutto e di più: chiedevo uno e ricevevo due».
Il timore ovviamente è l’orizzonte, la prevedibile escalation dell’emergenza Coronavirus in Calabria e a Catanzaro, ma Cosco non è tipo da lasciarsi prendere dall’ansia e dal panico: «Speriamo che non arrivi, me lo auguro per molti e ovvi motivi, ma che devo dire? Per ora ritengo che siamo pronti, finora abbiamo affrontato nel migliore dei modi la situazione. Certo, essendo una situazione assolutamente nuova, e da quasi 40 anni io stesso non ho mai vissuto una cosa del genere, magari non si è partiti in modo completamente perfetto, ma – sostiene il primario di Malattie infettive – penso che nel complesso siamo partiti bene e stiamo affrontando bene le varie criticità». Dappertutto fioccano le preoccupazioni per una sanità, quale quella calabrese, che rischia di crollare nell’urto con l’emergenza, ma anche qui Cosco non si aggiunge al coro dei “disfattisti”: «Ci sono molti allarmi, alimentati anche – bisogna dirlo – da informazioni che si allargano in modo sbagliato e senza alcun controllo. Intanto, però, il nostro sistema sanitario sta reggendo. Se cominciamo a dire già da subito che non ce la facciamo siamo rovinati. Prima di dire che siamo messi male – conclude – mettiamoci alla prova». Che poi è questa la vera sfida della sanità calabrese. (redazione@corrierecal.it)
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