di Alessia Truzzolillo
LAMEZIA TERME È partito il 18 febbraio, in tempi non sospetti, per fare un viaggio che aspettava da una vita: attraversare il Rio delle Amazzoni in America Latina insieme alla propria ragazza. Calabro-venezuelano, Giulio Vita vive ad Amantea dove è l’artefice, ogni estate, del festival cinematografico “La Guarimba”. Lunedì è riuscito ad arrivare in Colombia, giusto in tempo prima che chiudessero gli accessi al Paese. «La Colombia non fa più entrare stranieri, per fortuna siamo entrati ieri», ci racconta. Lui e la sua ragazza sono preoccupati: la compagnia aerea Tap con la quale dovevano rientrare «non può volare a Roma perché il governo portoghese ha interrotto il voli», ci racconta Giulio che riusciamo a contattare via Messenger. Il primo istinto è stato, naturalmente, quello di rivolgersi alla Farnesina. «La Farnesina mi ha detto che dobbiamo arrangiarci perché ci sarà un piano ma adesso non c’è». La loro è una corsa contro il tempo: «Consolato e ambasciata in Portogallo non rispondono – racconta –. La mia idea è volare il 18 verso Lisbona e così almeno arrivare in Europa». I voli verso l’Italia vengono bloccati ma già raggiungere l’Europa sarebbe un traguardo, vorrebbe dire sentirsi più al scuro, perché la pandemia non si ferma nemmeno in Sud America: «Ogni giorno ci svegliamo e ci sono nuovi casi e nuove misure. Stiamo andando tra Paesi (Perù, Colombia, Brasile) e siamo in forte pericolo di contagio ed essere malati in un ospedale nell’Amazzonia è un rischio altissimo». Qual è stato il momento in cui ti sei sentito perso? «Domenica a Iquitos – dice Giulio –, nel cuore dell’Amazzonia alle 2:30 del mattino aspettando in mezzo alla strada che aprisse il porto per prendere la barca per la Colombia. Con internet lentissimo e poco segnale sono riuscito a chiamare la Farnesina e mi hanno detto di arrangiarmi».
Partito in un momento in cui ancora non si parlava di pandemia, Giulio ha capito nel corso del viaggio che le cose stavano precipitando. «Noi comunque abbiamo seguito i piani anche perché le notizie ci arrivavano un po’ alla volta. Abbiamo viaggiato in barca per giorni, scollegati. Adesso crediamo di usare il biglietto che abbiamo per Lisbona e capire cosa fare. Abbiamo scritto email a Tap, Unità di crisi e Consolato italiano in Portogallo. Abbiamo anche usato Facebook e Twitter, che al momento sono le uniche cose che funzionano». Il piano per fortuna c’è anche se è lungo e faticoso: «Il piano al momento è: barca veloce (15 ore) da Iquitos a Santa Rosa, barchetta per Leticia, taxi per Tabatinga, volo Tabatinga-Santarém-Belem e poi viaggio per Lisbona. Da lì capire se possiamo andare via terra o con altri voli fino a Roma. Tap Portugal non volerà in Italia fino il 30 aprile e non può coprire le spese di alloggio mentre aspettiamo», scrive inoltre Giulio su Facebook. Aveva risparmiato per 19 mesi per questo viaggio, per festeggiare il suo compleanno vero, quello che arriva ogni quattro anni. «Era il mio autoregalo di compleanno. Sono nato il 29 febbraio. Non il migliore dei tempismi», ci scherza su prima di salutarci e avvertirci che lo scenario migliore, se riusciranno, sarà quello di rimanere in quarantena a Roma. (a.truzzolillo@corrierecal.it)
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