CATANZARO Il procuratore generale della Corte d’Appello di Catanzaro ha chiesto la conferma della condanna di primo grado – emessa il 23 luglio 2019 dal Tribunale ordinario di Lamezia Terme – nei confronti di Pasquale Mercuri, 28 anni, e Francesco Morello, 32 anni, rispettivamente condannati a 12 anni e 7 anni di reclusione per associazione mafiosa. Secondo l’accusa Mercuri e Morello fanno parte della cosca Giampà che si sarebbe mantenuta operativa, dopo l’arresto dei vertici e di parecchia manovalanza, grazie al contributo delle “Nuove leve”, questo il nome dato al procedimento che vede coinvolti i due imputati. Nel corso dell’udienza di lunedì la difesa di Morello, l’avvocato Domenico Villella, ha discusso in difesa del proprio assistito sottolineando l’assenza di un’autonoma valutazione nella sentenza emessa dal Tribunale di Lamezia Terme. La condanna si fonderebbe sulle convergenti dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia, i due fratelli Giuseppe e Pasquale Catroppa e Luca Piraina, i quali facevano parte del gruppo guidato da Giuseppe Giampà. Eppure non è chiaro, secondo la difesa, da chi abbiano appreso le informazioni accusatorie i tre pentiti, visto che tali propalazioni non arrivano né dal loro ex boss Giampà, né per esperienza diretta, visto che Morello e Mercuri (difeso dall’avvocato Antonio Larussa) facevano parte del gruppo guidato da Vincenzo Bonaddio (assolto in primo grado). La Corte ha, quindi, deciso di rinviare l’udienza al prossimo 25 maggio per poter acquisire le sentenze di primo e secondo grado del processo “Nuove leve” svoltosi con rito abbreviato. Parti civili nel processo l’Associazione antiracket lametina, difesa dall’avvocato Carlo Carere e il Comune di Lamezia Terme con l’avvocato Caterina Restuccia. (ale.tru.)
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