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Dal panico social alla quarantena. San Lucido “chiusa” «ma ora fate i tamponi a tutti»

Episodi circolati e puntualmente smentiti prima dell’ordinanza. Le perplessità di un gruppo di cittadini: «Se proprio dobbiamo essere come il comune di Vo’ che almeno si parta con un’indagine epide…

Pubblicato il: 18/03/2020 – 16:44
Dal panico social alla quarantena. San Lucido “chiusa” «ma ora fate i tamponi a tutti»

di Michele Presta
SAN LUCIDO
 Costretti al divano, audio, video e screenshot di notizie circolano sui nostri smartphone con velocità maggiore rispetto alla nostra vecchia routine. Alcuni strappano una risata e venti secondi di evasione, altri creano scompiglio e generano panico. Questo è successo a San Lucido il 17 marzo. Altro che foto e inno nazionale per celebrare l’unità d’Italia, nel piccolo comune tirrenico, gli audio di notizie che lo descrivevano come blindato e preso d’assalto dai militari si rincorrevano a quelli di feste organizzate da untori quasi come se contagiare i propri vicini fosse diventato il passatempo alternativo al fermo del campionato di calcio. Il risultato? Cittadini nel panico e presidente della Regione che a fine serata si determina per “chiudere” e circoscrivere a non più del perimetro sanlucidano altri eventuali contagi. «Ma veramente non ci cambia proprio nulla, quello che ci era stato ordinato di fare stiamo continuando a farlo». Non ci sono sale da ballo zeppe di 400 o 800 persone come lasciavano intendere alcuni audio WhatsAspp. «A dire il vero non ci sono stati neanche in occasione della festa della donna», spiegano diversi residenti. San Lucido cittadina con poco più di 6mila residenti è stata trasformata in una Codogno affacciata sul mare. I due ingressi principali sono presidiati dalle pattuglie dei carabinieri, una all’ingresso nord e una all’ingresso sud. I casi da contagio da Coronavirus, attualmente accertati, sono 4, uno dei quali in Terapia intensiva a Cosenza da alcuni giorni. Altri tamponi fatti nel corso di queste ore sono in attesa di elaborazione. Ma a questo punto della storia della “chiusura” di San Lucido, partita da una serie di notizie false e terminata con una ordinanza contigibile e urgente, un gruppo di cittadini chiede che se proprio si deve essere considerati come il comune di Vò’ che almeno lo si faccia adottando le stesse precauzioni ed eseguendo le stesse indagini epidemiologiche fatte nel comune lombardo. Perché a San Lucido – e nasce da questo la perplessità di alcuni residenti –, i carabinieri presidiano i due ingressi della città ancor prima che ci si sia accertati della presenza di un vero focolaio. Eccesso di zelo, può darsi, ma intanto un gruppo di avvocati e medici scrive al presidente Santelli oltre che al dipartimento di tutela della salute, alla protezione civile, all’Asp di Cosenza e allo stesso comune di San Lucido per chiedere che venga adottato un piano epidemiologico capace di individuare chi sono le persone contagiate e quelle che invece non lo sono. «Apprezziamo tutte le iniziative già intraprese dalle istituzioni, ma crediamo sia necessario mettere in campo anche altre strategie di contenimento della diffusione del Covid-19 – spiega Carlo di Buono». Lui insieme ad altri 8 professionisti ha redatto e firmato la missiva.  «Non crediamo occorra l’esercito per le strade. Siamo persone responsabili, teniamo alla salute nostra, delle nostre famiglie e dell’intera nostra comunità. Continuiamo a pensare che non ci sia bisogno che il Comune di San Lucido venga “chiuso”, come recentemente disposto anche per gli amici di Montebello Jonico, verso i quali va tutta la nostra solidarietà e vicinanza. Abbiamo però bisogno che la diffusione del contagio del Covid-19 a San Lucido venga fermata ora, con le misure che la comunità scientifica ci indica – ci spiega Carlo Di Buono, riprendendo il testo della lettera inviata agli organi istituzionali –. I risultati delle ricerche epidemiologiche raccolte in Cina nella fase acuta dell’emergenza, il vero vasto campo di raffronto per adottare le migliori strategie di contenimento, indicano che più dell’85% della trasmissione da uomo a uomo del virus è avvenuto all’interno dei gruppi familiari, mentre un’altra parte importante del contagio ha riguardato il personale medico e sanitario entrato in contatto con i contagiati. Anche a San Lucido pare che questa evidenza scientifica inerente i gruppi familiari si stia verificando, mentre allo stato attuale, per fortuna, il personale medico e sanitario  non è risultato interessato. Questo impone al Servizio Sanitario ed a tutte le istituzioni di ricercare con immediatezza, a partire dai gruppi familiari nei quali vi è stato un contagiato dal Covid-19, eventuali altri contagiati (tramite l’effettuazione del tampone per tutti i componenti familiari, al fine di identificare quanti più possibili positivi asintomatici o paucisintomatici), di ricercare tutti gli spostamenti ed i contatti avuti dai contagiati e dai loro familiari nei 14 giorni precedenti al manifestarsi dei sintomi del virus. È indispensabile effettuare il tampone anche nei confronti delle persone che hanno avuto contatti con i contagiati nei 14 giorni precedenti alla manifestazione dei sintomi del virus. D’altra parte, queste sono anche le indicazioni rilasciate dall’Organizzazione mondiale della sanità».
La linea teorica secondo la quale tutti a San Lucido sono contagiati è lo spettro con il quale i cittadini si stanno confrontando superata la fase di elaborazione di un processo mentale di ghettizzazione. «Ci preoccupa – sostiene Di Buono – essere diventati il problema della Calabria e non sapere se sia stato istituito un registro dei contagiati così come non sapere se vengano prese delle decisioni drastiche per contenere il contagio». L’amministrazione comunale, intanto, ha disposto con urgenza la disinfestazione delle strade e dei luoghi pubblici mentre all’orizzonte tramonta il primo sole di una città chiusa che ha solo la voglia di essere considerata normale. (m.presta@corrierecal.it)

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