LAMEZIA TERME «Sono positivo al Coronavirus, sono a Lamezia, ma non sono un untore, mi sono autodenunciato da quando sono arrivato in Calabria. Lasciateci in pace. La gravità di quanto sta accadendo mi ha spinto a voler far chiarezza perché è veramente incredibile quante falsità stanno facendo circolare sul mio conto». A parlare è Raffaele D’Alessi, un uomo giovane, deciso ma tanto sconfortato, a volte anche incredulo davanti a quanti messaggi e scritti circolano in rete in merito alla sua positività al Coronavirus. «Sono risultato positivo al Coronavirus dopo avere eseguito gli esami previsti. Lavoro a Bergamo per una società che opera per conto delle Ferrovie, non sono fuori dalla Calabria per divertimento ma per portare il pane alla mia famiglia. Appena rientrato dalla Lombardia – spiega D’Alessi a Nadia Donato, presidente dell’Associazione SenzaNodi – da dove sono partito quando ancora non c’era l’emergenza, ho fatto quanto dovevo ed ho spontaneamente denunciato tutto ai carabinieri. Esiste in merito a quanto dico una documentazione che attesta tutto. A seguito di una febbricola, ho deciso di andare a fare un controllo, i sanitari hanno deciso cosa dovevo fare, pertanto hanno eseguito il tampone che ha dato poi l’esito positivo». «Da quel momento – spiega – ho preso ogni tipo di provvedimento, ma anche prima non avevo avuto le frequentazioni di persone e luoghi così come nelle notizie false mi si accusa di aver fatto. La famiglia è negativa, i miei figli vivono nel piano di sotto ed io sopra, sono in quarantena, ho un po’ di febbre ma niente di più. Comprendo la paura ma non capisco perché bisogna far circolare una serie di notizie non vere e creare una situazione che ha scatenato contro di me una valanga di insulti a volte sfociati in minacce. Sono state registrati dei messaggi vocali dove si dicono solo bugie e mi accusano di aver diffuso il virus a Lamezia».
LA PREOCCUPAZIONE Raffaele D’Alessi esprime la sua preoccupazione per la famiglia e per gli amici, che possono inconsapevolmente ritrovarsi coinvolti in questa brutta faccenda: «Devo specificare che non lavoro con un’azienda edile di Nocera e che non sono andato in giro per nessun centro commerciale o farmacia. Oltre ai miei familiari non ho frequentato alcun parente e ho seguito il protocollo previsto dalla legge da quando sono tornato da Bergamo». E’ un uomo che non nasconde il suo dispiacere: «Hanno detto di me le cose più brutte, forse hanno pensato che io fossi senza scrupoli e coscienza, ma non è così, sono un padre di famiglia che non ha messo a rischio nessuno volontariamente che ha avuto, senza sapere come, la sfortuna ad imbattersi in qualcuno che era già malato. Non mi sono nascosto e non sono scappato».
LA SPERANZA Nelle parole di D’Alessi c’è la speranza che le sue dichiarazioni servano a chiarire quanto è accaduto e che la si smetta di far circolare falsità e insulti che sconvolgono la sua vita e quella dei suoi cari già in difficoltà per il suo responso positivo: «Mi chiedo come è possibile che come abbiano potuto fare addirittura circolare un’ordinanza dove ci sono tutti i miei dati? Questi signori e anche quelli che fanno messaggi e post contro di noi, si rendono conto di quanto male stanno facendo? Spero che queste mie affermazioni, alle quali sono stato costretto perché non ci lasciano in pace, possano servire a fare chiarezza e a considerare che è necessario non accanirsi contro le persone se non si conosce la verità. Pensate che io abbia voluto il Virus? Quello che è capitato a me sta capitando a migliaia di persone al mondo, tante nemmeno lo sanno, e tante stanno vivendo lo stesso strazio che la cattiveria sta facendo vivere a me e alla mia famiglia. Che sia chiaro io sono in quarantena e non sono andato in giro a divertirmi quando sono tornato da Bergamo. Senza colpe mi sono ammalato e ora mi stanno mettendo alla gogna con una serie di falsità».
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