LAMEZIA TERME «Ci sono due strade che dobbiamo prendere in considerazione, in entrambi i casi dobbiamo comunque testare questo anticorpo sul virus attivo e questo è un passaggio che dobbiamo pensare di fare con l’istituzione pubblica». Lo ha detto Francesco Puoci, uno dei ricercatori dell’Unical e dello spinoff Macrofarm che hanno sviluppato nuovi anticorpi sintetici (clicca sul link per leggere la notizia) che potrebbero bloccare l’infezione del coronavirus Sars-cov-2 responsabile del Covid-19, tra gli ospiti di 20.20, la trasmissione condotta da Danilo Monteleone e Ugo Floro andata in onda ieri sera alle ore 21 su L’altro Corriere tv (canale 211).
NANO PARTICELLA CONTRO IL VIRUS Puoci, professore associato del Dipartimento di Farmacia e Scienze della Salute e della Nutrizione, ha spiegato come l’anticorpo sintetico potrebbe neutralizzare il coronavirus: « Abbiamo creato un piccolo nano device, un nano materiale, una nano particella, che ha la capacità di interagire col virus andando a bloccare il punto di adesione del virus alle nostre cellule. La speranza – ha auspicato – è che questo materiale riesca a comportarsi come un anticorpo monoclonale e vada a bloccare la replicazione e l’interazione del virus col nostro corpo». Il risultato finale è lo stesso cui vogliono arrivare in tanti, ma il metodo per giungere alla meta cambia di laboratorio in laboratorio. «Su questo fronte – ha spiegato Puoci – stanno lavorando tantissimi laboratori nel mondo, saranno almeno quaranta, e tutti lo stanno facendo con un approccio un po’ differente. Il nostro approccio è il nostro. Nessuno aveva pensato che questa tecnologia, che ha un nome particolare “polimeri a memoria molecolare”, potesse avere un interesse ed essere sviluppata. Ci siamo riusciti in tempi davvero molto rapidi, con un budget davvero ridottissimo. Questo – ha pronosticato – è il primo tassello di un percorso, però comunque abbiamo indicato una strada».
I RICERCATORI A UN BIVIO Una strada che adesso arriva a un bivio, una in discesa e una in salita, occorrono fondi per poter percorrere la prima. «Ci sono due strade – ha sottolineato Puoci – che dobbiamo prendere in considerazione. Se riusciamo a trovare un partner importante o comunque qualcuno che ci dà forza, è triste dirlo ma è legato anche a una forza economica nel dovere affrontare determinate spese. Oppure se dobbiamo farcela, come abbiamo fatto finora, con le nostre forze. In entrambi i casi dobbiamo comunque testare questo anticorpo monoclonal type sul virus attivo e questo è un passaggio che dobbiamo pensare di fare con l’istituzione pubblica».
I TEST SUL VIRUS, SUGLI ANIMALI E POI SULL’UOMO Puoci non si fa illusioni, i tempi della sperimentazione sono lunghi e ineludibili: «Il percorso è molto lungo, dipende anche dalla potenza di fuoco, però ci sono dei passaggi obbligati che devono essere presi in considerazione. Dopo aver testato il prodotto sul virus – spiega il professore – sperando che tutto vada per il verso giusto dobbiamo ipotizzare uno studio predinico sull’animale». Gli sforzi arriveranno a un punto in cui servirà una grossa mano d’aiuto, dal privato o dal pubblico: «Fino a questo punto possiamo pensare di farcela con un budget superiore a 600 mila euro, per poi ipotizzare gli studi sull’uomo. Quelli – ha concluso – devono essere presi necessariamente in considerazione con una Big Pharma o comunque con qualcosa di davvero grande».
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