LAMEZIA TERME «In Calabria c’è una scarsa consapevolezza di quanto sia importante il rischio sismico nella regione». Lo ha detto Mario La Rocca, docente di geofisica all’Università della Calabria, tra gli ospiti di 20.20, la trasmissione condotta da Danilo Monteleone e Ugo Floro andata in onda ieri sera alle ore 21 su L’altro Corriere tv (canale 211).
NORMALE ATTIVITÀ SISMICA L’altra notte tantissimi calabresi sono stati stretti tra la paura del coronavirus all’esterno, e il terrore del terremoto all’interno delle proprie case, ma per un geofisico la decina di scosse rientrano assolutamente nella norma per una terra ballerina come la Calabria. «Tutte le scosse che si sono verificate negli ultimi tempi in Calabria – ha spiegato La Rocca – sono parte della normale attività sismica della regione. E’ una regione molto attiva dal punto di vista sismico e la Calabria è la regione italiana con la più alta pericolosità sismica. Negli ultimi mesi – ha ricordato il docente di geofisica – c’è stata un’attività sismica abbastanza diffusa, sicuramente più intensa rispetto agli anni precedenti ma questo non è anomalo. Infatti i terremoti si distribuiscono sempre in modo irregolare sia nello spazio che nel tempo. Dal punto di vista sismico non c’è nulla di strano – ha sottolineato – in quello che stiamo vivendo in questi ultimi mesi».
SCIAME SISMICO Anche lo sciame sismico, a queste latitudini, è un fenomeno naturale normale, per quanto inquietante per i residenti. «Quando avvengono molti terremoti – ha spiegato La Rocca – concentrati in un’area ristretta e anche a distanza temporale ravvicinata, giorni o settimane, si tratta di uno sciame sismico e questa è un’altra caratteristica tipica dei terremoti crostali». Almeno c’è una buona notizia, gli sciami non obbediscono alla legge di Murphy: «I terremoti che avvengono nella crosta terrestre – ha illustrato La Rocca – seguono una distribuzione per quanto riguarda la loro magnitudo che obbedisce alla legge empirica di Guternberg-Richter che afferma che “i terremoti più sono forti e meno sono numerosi”, per fortuna, al contrario “più sono piccoli e più sono numerosi”». Una regola con poche eccezioni: «Questo è quello che si osserva nella grande maggioranza dei casi. Per esempio lo sciame che si è verificato nei mesi scorsi nella Presila catanzarese, in particolare nella zona adiacente il comune di Albi, è uno sciame con queste caratteristiche. Anche quello che si è verificato nel mese scorso nei pressi di Punta Alice e anche i terremoti avvenuti lungo la costa tra Amantea e Nocera Terinese fanno parte di questa tipologia di eventi sismici, cioè sciami costituiti da numerosi eventi sismici di cui la maggior parte molto piccoli».
SCARSA CONSAPEVOLEZZA Con tutte queste premesse dovremmo essere una regione all’avanguardia, e invece la memoria collettiva può giocare dei brutti scherzi. «Ho notato che in Calabria – ha affermato La Rocca – c’è una scarsa consapevolezza di quanto sia importante il rischio sismico nella regione, e questo purtroppo è un fatto abbastanza normale se si considera che dall’ultimo terremoto importante, quello di Reggio Calabria e Messina del 1908, sono passati ormai 112 anni quindi nessuno più ne ha memoria». «Non c’è più nessuno – ha aggiunto il docente di geofisica dell’Unical – che abbia vissuto quell’evento e anche i figli e i nipoti di coloro che l’hanno vissuto in prima persona ormai hanno dimenticato i racconti del nonno. Il fatto che in tanto tempo non sia avvenuto nulla di importante dal punto di vista sismico – ha concluso – ha contribuito sicuramente a far diminuire l’attenzione su questa problematica».
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