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«È una guerra, servono letti e personale»

di Sinibaldo Esposito*

Pubblicato il: 19/03/2020 – 11:43
«È una guerra, servono letti e personale»

Avrei preferito attendere la prima seduta del Consiglio regionale perché ero certo che, in quella sede, prescindendo dai vari adempimenti burocratici (pure necessari ed obbligatori), si sarebbe sviluppato un dibattito organico e costruttivo sull’emergenza sanitaria calabrese, mettendo da parte ogni polemica e recriminazione e cercando soluzioni operative, da attuare nel brevissimo termine.
Tuttavia, stante l’ulteriore rinvio, affido a questa breve nota alcune riflessioni, che sento di dover esternare, prima che come rappresentante delle istituzioni, anzitutto come cittadino di Catanzaro e come medico ospedaliero, formatosi e cresciuto, per tanti lunghi anni, in quella splendida realtà, umana e professionale, rappresentata dall’ospedale “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro dove, ormai da tanti giorni, un esercito di professionisti (medici, para-medici ed ausiliari vari) sta combattendo quella che – è inutile nasconderlo – non è più soltanto una gravissima emergenza, ma è diventata una vera e propria guerra, da combattere contro un nemico invisibile e terribilmente aggressivo e forte. Prima di ogni ulteriore considerazione, mi sia consentito rivolgermi direttamente a loro (amici, prima che colleghi!) per rivolgere a tutti, dal primo all’ultimo, un sincero e fortemente sentito plauso e ringraziamento per l’enorme sforzo che stanno ponendo in essere, per tentare di arginare quella situazione che, ancora sotto controllo, si teme possa, purtroppo, precipitare nelle prossime settimane. Ho notizia certa dei turni di lavoro massacranti che tutto il personale del “Pugliese” sta accettando di svolgere, con abnegazione ed indiscutibile senso del dovere, per riuscire comunque ad assicurare tutte le prestazioni urgenti ed indifferibili ai pazienti ordinari, mentre la gran parte delle energie deve necessariamente essere dedicata ai contagiati da “covid-19”. Non intendo entrare nel merito di alcune polemiche, di cui pure ho avuto notizia nei giorni scorsi, proprio perché sono sicuro che tutto il personale in servizio, in qualunque reparto, oltre a non sottrarsi alle sue incombenze ordinarie, stia dando l’anima, giorno e notte e pur tra mille difficoltà, per garantire assistenza agli sfortunati conterranei contagiati che, da ogni parte della Calabria, stanno giungendo all’ospedale catanzarese. Tale sforzo assistenziale, che è stato sfiancante addirittura nelle organizzatissime realtà ospedaliere del Nord Italia, diventa ciclopico nella disastrata sanità calabrese, vittima di un’inutile commissariamento ultra-decennale, nel quale è stata martoriata, devastata e ridotta all’osso dai continui tagli di commissari-ragionieri, che hanno lavorato soltanto per ricercare (vanamente) un miglioramento dei conti, senza parimenti adoperarsi alla ricerca del miglioramento della qualità del servizio. In questa terra, dove per anni ed anni si sono tagliati e sottodimensionati strutture, attrezzature, budget e piante organiche, nell’utopica ricerca della quadratura del bilancio, i nostri soldati stanno combattendo vestiti solo dei loro camici, senza neanche essere dotati di quei dispositivi di protezione individuale che dovrebbero sovrabbondare, come scudi ed armature a loro continua disposizione, ma che, invece, mancano completamente nei depositi degli ospedali calabresi. Così, anche in Calabria (come, a dire il vero, in tutta la repubblica delle banane!), è accaduto che medici e paramedici, già stremati dalla fatica e dallo stress derivante dalla paura del contagio, quando finalmente, dopo giorni e giorni, abbiano ricevuto una fornitura di mascherine (semplici mascherine…non tute o caschi protettivi!), abbiano dovuto tristemente constatare che quegli scatoli erano pieni di strisce di carta da 45 grammi di spessore (usualmente utilizzata per la confezione di carta igienica!).
Non è possibile sapere quanto durerà l’emergenza, né c’è alcun segnale attendibile che ci dica che, in estate, il coronavirus possa sparire, come avviene per una normale influenza.
Al momento, possiamo soltanto sperare che vadano a buon fine le sperimentazioni sui vaccini in fase di sviluppo ed i numerosi studi clinici sulle terapie. Adesso, c’è anzitutto bisogno di letti e di personale medico ed infermieristico ben addestrato. Il reparto che è già stato allestito, all’interno del policlinico di Germaneto, deve essere immediatamente messo a disposizione, a concreto supporto del “Pugliese”, che comincia a riempirsi in misura preoccupante. Ove poi l’emergenza dovesse manifestarsi in maniera importante, si dovrà dare luogo, senza perdere tempo e by-passando i vincoli ed i blocchi imposti dal commissariamento, al richiamo in servizio di soggetti collocati a riposo, o, in mancanza, all’attivazione di procedure snelle di reperimento immediato di personale (penso ad anestesisti; infermieri; pneumologi; infettivologi; cardiologi; medici dell’emergenza; radiologi e operatori socio sanitari ed ad ogni altra categoria necessaria).
Nel frattempo, per agevolare l’immane sforzo a cui è chiamato l’intero sistema sanitario, è indispensabile che ognuno di noi prenda piena coscienza della reale gravità della situazione, al fine di modificare radicalmente le nostre abitudini di vita, attenendoci scrupolosamente alle raccomandazioni degli scienziati che, al momento, rappresentano l’unica arma a disposizione della popolazione per tentare di arginare il contagio.
Soltanto remando tutti insieme, nella stessa direzione, potremo riuscire a superare questa tremenda prova.

*consigliere regionale

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