REGGIO CALABRIA «Come Sindacato Giornalisti della Calabria e come Unci Calabria – sottolineano Carlo Parisi, segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria e segretario generale aggiunto della Fnsi, e Michele Albanese, presidente dell’Unione Cronisti della Calabria e responsabile Fnsi per la legalità – condanniamo la scelta “contra legem” del sindaco Alessio che va contro ogni ragionevole comprensione, pur nell’emergenza da Coronavirus e nella necessità di tutelare la comunità dal rischio contagio». Il sindacato dei giornalisti ricorda, infatti, che «l’informazione, in questo particolare momento che il Paese sta vivendo, è vitale per i cittadini e, non a caso, è considerata nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri servizio pubblico essenziale al pari delle farmacie, degli ospedali e dei supermercati». «Interrompere la vendita dei giornali – incalzano Parisi e Albanese – con la chiusura delle edicole a Gioia Tauro è, dunque, una scelta sbagliata, incomprensibile ed inaccettabile, soprattutto perché in quella città non sussiste, al momento, alcun caso di contagio da coronavirus, né focolai che possano giustificare scelte drastiche a tutela della popolazione».
«Preoccupante – ammoniscono Parisi e Albanese – è piuttosto il precedente che tale decisione potrebbe determinare, costituendo un caso che potrebbe pericolosamente allargarsi anche ad altri luoghi della regione o del Paese, fermando uno dei pochi presidi sui cui i calabresi e gli italiani possono contare in questo momento delicatissimo».
Per questo il segretario del Sindacato Giornalisti e il presidente dell’Unci Calabria hanno chiesto l’intervento del Prefetto di Reggio Calabria, Massimo Mariani, ed hanno informato la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero dell’Interno. «Ci auguriamo – aggiungono Parisi e Albanese – che il sindaco Alessio riveda la sua decisione e disponga l’immediata riapertura delle edicole, confidando che il suo comportamento sia stato dettato semplicemente da un eccesso di prudenza nel quale, in casi drammatici come quello che ci troviamo ad affrontare, i primi cittadini, spesso senza forme di coordinamento istituzionale, possono incorrere».
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