di Fabio Papalia
REGGIO CALABRIA Arriva da Reggio Calabria l’idea per far fronte una volta per tutte alla penuria di mascherine, Visionaria ne modella e ne “stampa” in 3D una versione pluriuso in plastica con un filtro “sostituibile” tutte le volte che si vuole. Visionaria Spa è un’azienda romana nata dall’idea dei due reggini Francesco Villari e Giuliano Yuri Beccaria, infatti ha una sede operativa anche a Reggio Calabria. Dal 2017 si occupa di tecnologie avanzate per il settore ricettivo. Con l’esplosione dell’epidemia da Covid-19 ha iniziato a mettere a punto dei dispositivi di sanificazione delle superfici attraverso irraggiamento Uvc e filtraggio dell’aria. Negli ultimi giorni ha deciso di aggiungere anche la produzione di dispositivi di protezione individuale, seguendo l’invito del Ministero dell’Innovazione Tecnologica che ha espressamente chiesto a tutte le aziende in grado di fornire il proprio contributo al contrasto del Coronavirus, di orientare la propria produzione in questo senso, soprattutto verso quegli strumenti oggi difficili da reperire come le mascherine di protezione.
Visionaria ha raccolto l’invito convertendo le proprie stampanti 3D e i propri termoformatori alla produzione di mascherine pluriuso, lavabili, in plastica atossica, con filtro rinforzato da carboni attivi. L’alloggiamento del filtro accetta i classici 3M, già certificati per l’uso. L’iter per la certificazione del prodotto è in fase di avvio, ma la mascherina è già vendibile in quanto dispositivo di protezione autocertificato, realizzato con standard CE grazie a materiali forniti da aziende in possesso dei requisiti richiesti. La mascherina protettiva di Visionaria è un prodotto di altissima qualità, comodo da indossare, facile da pulire e con un meccanismo semplicissimo di sostituzione periodica del filtro.
L’INTERVISTA AL PRESIDENTE DI VISIONARIA Abbiamo chiesto come è venuta l’idea a Giuliano Yuri Beccaria (nella foto in alto indossa la mascherina), presidente e responsabile del settore ricerche e sviluppo, che ha fondato l’azienda insieme al suo concittadino, Francesco Villari, direttore generale. Visionaria ha già 5 dipendenti e navigava in ottime acque con un’idea che prometteva un grande successo: una finestra virtuale per alberghi e navi da crociera. «La finestra virtuale – spiega Beccaria – in pratica è un display installato con un infisso che sembra una finestra normale, ma in grado di mandare anche aria e odori. Apri la finestra che ti mostra un bel prato fiorito e ti arriva anche il profumo del prato. E’ un’idea che stavamo sviluppando in partnership con “Costa” per installarlo nelle navi da crociera, nelle cabine cieche, dove può sorgere un problema di claustrofobia, non dico che lo risolva completamente ma lo attenua molto, poi però è scoppiato il coronavirus». La creatività di Visionaria non si esaurisce qui: «Mentre lavoravamo a questo progetto ci era venuto in mente di aggiungere altre caratteristiche, come lampade ultravioletti per la sterilizzazione degli ambienti. Il cliente lascia la cabina e quando chiude la porta le lampade a ultravioletti si accendono e sterilizzano la camera. Costa era sonnecchiante ma quando è iniziato l’allarme coronavirus si è risvegliato subito il suo interesse, ma anche questo progetto adesso è fermo per il coronavirus».
IL MIO CONTRIBUTO ALLA CAUSA Con due bei progetti al momento fermi a causa del coronavirus, Visionaria ha pensato bene di inventarsi qualcosa per restituire il “favore” al coronavirus e stoppargli il contagio. «Bisogna fare qualcosa, avevamo in cantiere uno sterilizzatore per ambienti, però chiudono tutti e non c’è come aiutare le persone, a questo punto mi sono chiesto cosa si può fare per giovare alla causa, e quindi è venuta l’idea di mascherine sostenibili. Se anche l’Italia reperisse milioni di mascherine, ma tutte monouso, andrebbero via non in giorno, ma in poche ore, mi sembra una follia di fronte a un problema che sui tempi cinesi porterà via almeno 3-4 mesi, la Cina è fuori adesso ma non hanno smesso di usare mascherine». Così ragionando fuori dagli schemi è arrivata l’idea: «Facciamone una, pluriuso, lavabile in cui cambi solo il filtro. Torni a casa, la disinfetti, la metti in lavastoviglie, e la riutilizzi. In maniera da ridurre il cumulo di rifiuti, il costo, soprattutto per ridurre i problemi di approvvigionamento. La nostra mascherina accetta filtri professionali 3M, filtri carboni attivi, perfino i dischetti per struccarsi, in caso di emergenza accetta qualunque cosa, se è guerra è guerra, è sostenibile e serve per difenderti in qualunque circostanza».
DALL’IDEA ALLA REALIZZAZIONE Sono state utilizzate due tecniche, la stampa 3D e la termoforatura. «Abbiamo una stampante Olivetti 3D molto grande, 40x40x40 centimetri. Ne ho scaricata una, l’ho provata, non ha funzionato, ne ho scaricata una seconda e nemmeno quella ha funzionato, ho capito cosa stavano sbagliando, tra l’altro ho esperienza pregressa nel settore medicale, sono stato fornitore per 10 anni di una multinazionale di ortopedia, tra i nostri collaboratori c’è anche un medico, ci abbiamo lavorato sodo, abbiamo risolto i problemi. Abbiamo scelto di usare la termoformatura al posto della stampa 3D, in stampa 3D realizziamo solo i filtri». Il macchinario è stato già “autocostruito internamente” dalla Visionaria, questi i vari passagi: «La termoforatura permette di farne di più e più velocemente, scaldi la plastica, la rendi malleabile e gli premi contro sottovuoto l’oggetto che vuoi stampare, la plastica si raffredda sull’oggetto e tu hai “termoformato” quel pezzo ottenendo dal calco la copia esatta». Il filtro invece sarà stampato in 3D «perché garantisce una maggiore precisione».
IL PREZZO Il prezzo è ancora in fase di definizione, ma Visionaria vuole riuscire ad abbattere il costo della mascherina il più possibile: «Al momento non riesco a scendere sotto i 50 euro al pezzo, oggi è domenica e sono qua in azienda per abbassarla di prezzo, vorrei riuscire a tenerla a un prezzo popolare. I filtri richiedono 35-40 minuti di stampa, è un tempo molto lungo, mentre la mascherina richiede molto poco tempo». La mascherina sarà prodotta in pochi esemplari ma solo all’inizio: «Immediatamente iniziamo con 50 pezzi al giorno. Però conto di aumentare pian piano che riesco a trovare stampanti 3D, il collo di bottiglia è la stampante, ogni stampante sono 50 pezzi in più al giorno».
DA DOMANI IN VENDITA Tempi burocratici ristretti per reagire all’emergenza, la vendita inizia già da domani: «E’ appena uscita un’informazione sul Ministero dell’Innovazione, stamattina, per cui ci sarà un percorso agevolato che prevede l’autocertificazione e poi si va in approvazione ministeriale, mentre prima dovevi attendere l’approvazione per avviare la commercializzazione, quindi le mascherine vanno in produzione subito, non come dispositivo medicale, ma come dpi (dispositivo di protezione individuale)».
NO AL BREVETTO La mascherina non sarà brevettata, l’imperativo è aiutare quanta più gente possibile: «Non penso al brevetto. Mi faccio il mio mercato vendendo quello che posso per aiutare le persone, se uno in un altro posto è capace che lo faccia pure lui, non vedo il problema – spiega Beccaria – ci vuole una maggiore comprensione delle dinamiche in questo momento». (redazione@corrierecal.it)
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