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«La maggioranza degli operatori è “in trincea”»

di Gaetano Megna

Pubblicato il: 23/03/2020 – 7:06
«La maggioranza degli operatori è “in trincea”»

Non commettiamo l’errore di generalizzare. I medici, gli infermieri e gli altri lavoratori dell’Azienda sanitaria provinciale di Crotone, che in questo momento sono nella trincea dell’ospedale e delle altre strutture aziendali, non meritano il linciaggio morale. L’opinione pubblica deve capire che i presenti nelle corsie dell’ospedale superano di gran lunga gli assenti. Più dell’80% dei dipendenti sta garantendo, nell’attuale situazione drammatica, un servizio sanitario efficiente. Chi va a lavorare, poi, fa il lavoro anche di coloro che hanno mandato il certificato medico. Il report delle assenze diffuso dalla direzione strategica dell’Asp, che ha creato tanto scalpore, parla di 300 assenze. Un dato definito, per quel giorno, “anomalo”. Vuol dire che rispetto al trend di assenze che si registrano quotidianamente, il dato del giorno dei 300 assenti non poteva essere considerato normalità. Dai 300, comunque, vanno tolti i malati che non hanno fatto ricorso al medico di base per farsi certificare la paura dal contagio. Ci sono anche malati veri tra i 300.  Il dato reale dei certificati legati alla paura del contagio si ottiene, infatti, togliendo le reali situazioni di malattia. Tra i sanitari e i dipendenti dell’ospedale di Crotone ci sono anche malati certificati. Non c’è, comunque, giustificazione alcuna per coloro che hanno avuto paura del contagio e hanno utilizzato lo strumento della certificazione per malattia per potersene stare a casa. Non c’è giustificazione, perché chi ha scelto la missione sanitaria, nei momenti tragici, non può pensare solo a sé stesso.
Detto questo per chiarezza, c’è da aggiungere che anche a Crotone ci sono gli eroi che mettono a repentaglio la propria vita per salvare quella degli altri. Tra i contagiati in condizioni serie di Crotone, c’è anche un infermiere. Il contagio lo ha preso sul campo di battaglia e ora sta combattendo la sua guerra per la sopravvivenza in uno dei letti del reparto Covid-19 del nostro ospedale. Quando generalizziamo manchiamo di rispetto anche a questo infermiere. Sino ad oggi Crotone ha retto all’urto del virus e questo lo si deve soprattutto a chi lavora nelle corsie e negli uffici, dove si organizzano le attività. Ci sono state negligenze? E chi non le ha avute nel nostro Paese in questo particolare momento? La Lombardia, punto di riferimento dell’efficienza e della buona sanità, è in ginocchio anche per gli errori che sono stati fatti. Gli errori hanno determinato lo sconquasso che vediamo nei servizi televisivi nazionali. Da noi la situazione, al momento e per fortuna, non è a quei livelli. Un piccolo merito, quindi, va anche riconosciuto a coloro che lavorano nella nostra sanità. Alla fine di questa esperienza potremo dire se l’organizzazione ha retto ad un urto terribile e non prevedibile. Gli operatori sanitari che hanno deciso di salvaguardare la nostra salute vanno incoraggiati, sapendo che in ogni famiglia ci sono componenti che hanno limiti e comportamenti non condivisibili. Quello che conta è che la stragrande maggioranza dei lavoratori è schierata in trincea. Sarebbe un grave errore demonizzare e demotivare la parte sana dei nostri operatori della sanità.
La Lombardia traballa e la Calabria, al momento, regge.  Il presidente lumbard, Fontana, tenta di scaricare le responsabilità sul Governo nazionale e chiede all’esecutivo del premier Conte di assumere decisioni. Che fine ha fatto il regionalismo spinto che Fontana e i suoi amici chiedevano battendo i pugni?  In Calabria, la nostra governatrice Jole Santelli, con coraggio ed autonomia sta assumendo decisioni per tutelare la popolazione. Al di là dell’appartenenza politica va riconosciuto a Jole Santelli che sta avendo coraggio e determinazione e si sta comportando meglio del suo collega della Lombardia.

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