di Fabio Papalia
REGGIO CALABRIA Con 8 condanne per complessivi oltre 80 anni di reclusione e 8 assoluzioni ieri è terminato il processo di primo grado scaturito dall’operazione Thalassa, l’indagine condotta dalla Dia di Reggio Calabria nel maggio 2018. Regge, seppure non integralmente, l’impianto accusatorio della Procura distrettuale antimafia. L’operazione era sfociata in 6 arresti e un decreto di sequestro preventivo portando alla luce le attività di soggetti ritenuti appartenenti alle cosche di ‘ndrangheta Tegano e Condello, operanti nei quartieri di Archi e Gallico alla periferia nord della città di Reggio Calabria.
L’INDAGINE THALASSA Attraverso la gestione “di fatto” di alcune imprese – questo era l’impianto accusatorio al vaglio del gup – le cosche si sarebbero infiltrate nell’esecuzione di appalti e lavori edili acquisendone il pieno controllo e condizionandone l’ordinaria attività. In particolare al centro delle indagini vi erano le vicende relative alla edificazione del “Complesso Immobiliare Thalassa” da parte della società Tegra Costruzioni Srl, che secondo l’accusa sarebbe stata sostanzialmente un mero schermo finalizzato a nascondere l’interesse delle cosche “arcote” nell’edificazione e nella successiva gestione della vendita dei fabbricati, insistenti nel complesso immobiliare. Il pubblico ministero, il sostituto procuratore della DDA Stefano Musolino, aveva invocato 11 condanne per un totale di 133 anni e chiesto 5 assoluzioni. Fra le condanne più pesanti spicca quella per Franco Polimeni, cognato di Pasquale Tegano, destinatario recentemente di ordinanza di custodia cautelare in carcere per l’omicidio del tabaccaio Bruno Ielo.
LA SENTENZA DEL GUP Accogliendo parzialmente le richieste del pm, il gup Pasquale Laganà all’udienza di ieri ha dato lettura della sentenza per gli imputati che hanno scelto di essere giudicati col rito abbreviato.
Queste le condanne inflitte dal gup: Peter Dominic Battaglia, condannato per il reato di corruzione con esclusione dell’aggravante mafiosa, a 3 anni e 4 mesi di reclusione; Anna Maria Cozzupoli, condannata per i reati di intestazione fittizia di beni con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa, e di corruzione con esclusione dell’aggravante mafiosa, a 4 anni e 8 mesi di reclusione; Giuseppe Crocè, condannato per il reato di intestazione fittizia di beni con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa, a 3 anni e 4 mesi di reclusione; Franco Polimeni, condannato per il reato di associazione mafiosa, a 20 anni di reclusione; Andrea Vazzana, condannato per il reato di associazione mafiosa e intestazione fittizia di beni con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa, a 20 anni di reclusione; Francesco Vazzana cl. ’70, condannato per il reato di associazione mafiosa, a 13 anni e 4 mesi di reclusione; Francesco Vazzana cl. ’66, condannato per il reato di associazione mafiosa, a 13 anni e 4 mesi di reclusione; Pietro Zaffino, condannato per i reati di intestazione fittizia di beni con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa, e di corruzione con esclusione dell’aggravante mafiosa, a 4 anni e 8 mesi di reclusione.
Assolti da tutte le accuse: Natale Barillà, Giuseppe Cuzzucli, Pasquale Labella, Giuseppe Pellicone, Vincenzo Pellicone, Giorgio Benestare (detto Franco), Fortunata Barbara Crocè, Andrea Domenico Firriolo.
REGGINI ILLUSTRI Tra le maglie dell’indagine della Dia erano finiti reggini illustri: Peter Dominic Battaglia, all’epoca dei fatti responsabile dell’U.O. II Livello Sviluppo – SportelloUnico Attività Produttive del Comune di Reggio Calabria, è figlio del sindaco dei Moti di Reggio Calabria, Pietro Battaglia (morto nel 2004 alla cui memoria la città ha intitolato l’aula del Consiglio Comunale che lo ha visto protagonista nelle vesti di Sindaco ed in quelle di Consigliere ed Assessore Regionale); Pietro (conosciuto anche come Piero) Zaffino, noto costruttore, e sua moglie Annamaria Cozzupoli.
In particolare Battaglia, Zaffino e Cozzupoli sono stati assolti dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, perché il fatto non sussiste.
Ancora, Zaffino e la moglie sono stati assolti anche dall’accusa di estorsione con l’aggravante mafiosa, per non aver commesso il fatto. Infine Anna Maria Cozzupoli è stata assolta anche dall’accusa di truffa (secondo l’accusa avrebbe fatto apparire formalmente la sua presenza sul posto di lavoro al Grande ospedale metropolitano, per un tempo maggiore di quello a ciò realmente dedicato) perché il fatto non sussiste.
LE PENE ACCESSORIE Il gup ha dichiarato interdetti dai pubblici uffici per 5 anni: Battaglia, Zaffino, Cozzupoli, Giuseppe Crocè; incapaci di contrattare con la pubblica amministrazione: Battaglia, Zaffino, Cozzupoli, Andrea Vazzana, Franco Polimeni, Francesco Vazzana cl. ’70, Francesco Vazzana cl. ’66; interdetti in perpetuo dai pubblici uffici: Batatglia, Zaffino e Cozzupoli. A pena espiata, Andrea Vazzana, Franco Polimeni, Francesco Vazzana cl. ’70 e Francesco Vazzana cl. ’66 dovranno essere sottoposti alla misura di sicurezza della libertà vigilata per 3 anni. Ancora, il gup ha ordinato la confisca dei beni sottoposti a sequestro preventivo (erano cinque le imprese che erano state sequestrate). Infine il gup ha condannato gli imputati per cui è giudizio di responsabilità al risarcimento del danno in favore delle parti civili, Comune di Reggio Calabria e Città Metropolitana di Reggio Calabria, da liquidarsi in separata sede. Entro 90 giorni il deposito delle motivazioni della sentenza. (redazione@corrierecal.it)
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