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Coronavirus, vite sospese in riva allo Stretto. «Qui senza cibo e assistenza, siamo disperati»

La pallavolista di Siracusa di ritorno dalla Puglia: «La società ci ha sospeso stipendio e appartamento, non mi restava che tornare». Una donna di Marsala: «Mi vergogno di essere italiana». Il sind…

Pubblicato il: 25/03/2020 – 13:29
Coronavirus, vite sospese in riva allo Stretto. «Qui senza cibo e assistenza, siamo disperati»

REGGIO CALABRIA «Non ho più forze, sono sola, infreddolita, e molto provata. Vorrei solo poter tornare a casa». Alice Barbagallo, siracusana, 22 anni, è una delle voci dello scontro in riva allo Stretto. Da due giorni è bloccata tra Villa San Giovanni e Reggio Calabria: la Sicilia chiude le porte (e il porto di Messina) ai concittadini che rientrano. Da due anni gioca nel campionato di serie A2 di pallavolo nella squadra di Cutrofiano, in provincia di Lecce, in Puglia. «L’8 marzo scorso abbiamo avuto una trasferta a Marsala, ma l’incontro è stato annullato e siamo rientrati a Lecce dove la società, in via precauzionale, ci ha posto in quarantena. Abito in un appartamento messo a disposizione dalla società insieme ad altre due compagne».

Alice Barbagallo

Sabato scorso, dopo le comunicazioni della Federazione pallavolo, la società ha sostanzialmente svincolato tutte le atlete. «Ci hanno sospeso lo stipendio e anche l’appartamento. Non mi restava far altro che rientrare a casa, a Siracusa. Ho caricato tutto sulla mia auto, domenica sera, e lunedì mattina sono arrivata a Villa San Giovanni, ma sono stata bloccata».
Nonostante Alice sia in possesso di tutte le certificazioni che provano il suo stato di necessità, le forze dell’ordine non la lasciano passare ed è costretta, lunedì e ieri, a restare in auto: «Ho esaurito anche il poco cibo che avevo e finalmente ieri a mezzanotte ci hanno portato in un albergo a Reggio Calabria, dove ho potuto farmi una doccia. Adesso non abbiamo fatto colazione ma ci hanno detto che forse avremo qualcosa da mangiare a pranzo. Sono disperata, sto vivendo una condizione surreale».
Code ai traghetti a Villa San Giovanni, 23 marzo 2020

LE PROTESTE: «MI VERGOGNO DI ESSERE ITALIANA» Alice non è la sola la cui vita è sospesa. Alcuni siciliani dirottati ad un hotel di Reggio hanno chiesto di fare la quarantena nel loro comune di residenza e sono ancora alla stazione di Villa San Giovanni in attesa di notizie. Come Gianna Simonte, che protesta. «Mi vergogno di essere italiana – dice – siamo praticamente sequestrati da ieri e nessuno fa niente. Ero diretta a Marsala con mio marito siamo qui in una saletta senza avere cibo, coperte e assistenza nell’attesa che si decida se possiamo attraversare lo Stretto». «Ieri – prosegue – ci hanno comunicato che potevamo scegliere se fare la quarantena in un hotel a Reggio Calabria o se imbarcarci per fare la quarantena nella nostra residenza in Sicilia. Noi abbiamo scelto la seconda ipotesi anche perché già abbiamo fatto una quarantena nella nave da Crociera dove lavoriamo». «Siamo scesi a Civitavecchia – racconta – dove ci hanno detto che saremmo potuti arrivare in Sicilia. Siamo qui da ieri pomeriggio chiusi in una stanza con altre 11 persone senza distanza di sicurezza e senza assistenza».
FALCOMATÀ: «GIUSTO ACCOMPAGNARLE A CASA LORO» «Ho appreso informalmente da un imprenditore reggino che la Regione Calabria e la Regione Sicilia starebbero pensando di trasferire in un hotel di Reggio Calabria alcune delle persone bloccate al porto di Villa San Giovanni. È una soluzione assurda,
Giuseppe Falcomatà

che crea potenziali assembramenti e molteplici occasioni di contagio. Ci opporremo con ogni mezzo a questa ipotesi che mette a rischio la salute dei nostri concittadini che da quasi un mese, con enormi sforzi e sacrifici, stanno riuscendo a limitare la diffusione del virus, con comportamenti responsabili e rispettosi delle regole». Lo afferma, in una nota, il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà. «È peraltro assurdo – prosegue Falcomatà – che il sindaco di una città come Reggio debba apprendere per via informale un’ipotesi di questo tipo, che comporterebbe anche seri problemi di ordine pubblico sul nostro territorio. Anche di questo chiederemo conto: sotto il profilo istituzionale è una delle pagine più buie degli ultimi anni. Ciò che conta però adesso è evitare che questa ipotesi si concretizzi».
«Quelle persone – afferma ancora – tutte di origine siciliana, non dovevano partire, dovevano essere controllate prima. Chi non lo ha fatto se ne assuma le responsabilità perché a pagare il prezzo non saranno i reggini». «Ora vanno scortate a casa loro, in Sicilia, perché è lì che vogliono andare e poste in quarantena vigilata. È l’unica soluzione di buon senso in gradi di tutelare la salute di tutti».
GLI ALTRI ARRIVI Le persone bloccate sono circa novanta, tutte ferme agli imbarcaderi delle società di navigazione sullo Stretto di Messina in attesa di essere avviate alla quarantena obbligatoria per carenza di documentazione sanitaria, che avrebbero dovuto raggiungere ieri la Sicilia.
Secondo quanto appreso dall’Ansa, il prefetto di Reggio Calabria Massimo Mariani ed i suoi collaboratori, in contatto con la Protezione civile, il comune di Villa San Giovanni e le Regioni Sicilia e Calabria, stanno valutando, tra le possibili soluzioni, oltre il traghettamento, l’individuazione di una struttura idonea dove alloggiarli in sicurezza e per il successivo monitoraggio.
«Siamo in perenne emergenza – ha detto il vice sindaco di Villa San Giovanni, Maria Grazia Richichi – fortunatamente in questo gruppo non vi sono minorenni o donne in gravidanza. Stiamo già procedendo ad assistere altre tredici persone bloccate dalla polizia ferroviari nella stazione ed altre quattordici stanno arrivando con un treno proveniente da Roma. Villa San Giovanni, da sola non può proprio farcela».
IL PREFETTO DI MESSINA: «ARRIVATE CIRCA 100 PERSONE» Dalla Prefettura di Messina, invece, giunge il riepilogo delle attività poste in atto. «Abbiamo lavorato tutta la notte per sistemare le persone bloccate a Villa San Giovanni che non avevano i requisiti, e d’intesa con il presidente della Regione Sicilia e il ministero dell’Interno, si è deciso di smistarli per fare la quarantena in un hotel a Messina e uno a Reggio Calabria. A Messina sono arrivate circa 100 persone». A dirlo il prefetto di Messina Maria Carmela Librizzi che ha aggiunto: «Vogliamo comunicare che la Prefettura non è assente, ma sta lavorando 24 ore su 24, in un’attività di raccordo di tutti gli enti competenti, dando un flusso di informazioni continuo a comuni e agli altri enti secondo le disposizioni del governo».
«Ognuno deve attenersi alle sue prerogative; le aziende sanitarie, il Comune, la Prefettura e le Forze dell’ordine. Nessuno si può sostituire alle competenze di altri».
«A Messina – ha poi ricordato il prefetto – ci sono diverse criticità, la prima quella della Casa di riposo dove c’è una situazione che è stata più volte attenzionata: sono stati fatti i tamponi, chi doveva essere ospedalizzato perchè positivo è stato spostato, gli operatori avranno il cambio di altre persone e messi in quarantena per evitare i contagi e gli altri anziani non positivi spostati in altre strutture».

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