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«Se fossi un extraterrestre e non lo sono»

di Maurizio Alfano*

Pubblicato il: 30/03/2020 – 10:33
«Se fossi un extraterrestre e non lo sono»

Ho sempre sognato il terzo millennio come quel momento in cui tutti avremmo viaggiato su delle astronavi. Questo credevo da bambino nei miei viaggi sul treno che dalla Germania mi riportava in Calabria con il naso appiccicato al finestrino a guardare il cielo seduto sulle gambe dei miei genitori. Pensavo in maniera presuntuosa, figlio di emigrati, che da grande voleva fare l’astronauta. Ero sicuro anzi, che saremmo venuti a contatto con altri mondi e popoli. Dove la scienza, il progresso, sarebbero riusciti a mettere al riparo la salute di tutti, e soprattutto mettere le ali ad ognuno per volare da una parte all’altra dell’universo. Ed invece siamo venuti in contatto con la parte più nera di noi. La paura. La paura persino di noi stessi relegati alla fissità domestica e incapaci di spiccare il volo al contrario di Icaro che pur si è mosso. Per incontrare gli extraterrestri poi, non c’è stato bisogno di andare nello spazio, erano già tra noi. Siamo noi. Chiusi nell’extra iuris che limita le nostre libertà e con il progresso usato per sorvegliarci, ammonirci, punirci, siamo ora entità ridefinite dentro maschere subacquee che fungono da respiratori polmonari. Allora comprendi che la fantascienza è tale, poiché nello spazio vanno solo gli aerei militari, i satelliti spia, o i droni per ammazzare in maniera chirurgica centinaia di bambini, mentre nelle chirurgie italiane, e del resto del mondo – il virus che ha quasi il nome di un pianeta interstellare COVID – 19 la tecnologia, i posti letto, e le apparecchiature per affrontare questa pandemia non ci sono. Quale uso abbiamo consentito del progresso, se questo non ci soccorre? Cosa direbbero Leonardo da Vinci, Cristofaro Colombo, Galileo Galilei, Giordano Bruno, Margherita Hack e Rita Levi Montalcini di questo nostro naufragare? Delle nostre ali di cera?
Mentre penso ancora al terzo millennio come al tempo degli incontri tra federazioni interstellari, l’America testa un missile ipersonico di un miliardo di dollari. Ed allora accade che, in Alabama, nella democratica America suprematista si decide, come in altri 10 Stati americani di non usare, [sprecare] i respiratori per contrastare il coronavirus con pazienti disabili poiché non ci sono risorse sufficienti per tutti.
La specie umana non è stata attaccata dunque da un pianeta marziano, ma da se stessa, attraverso l’assedio del monadismo nella quale siamo precipitati. Sento e leggo della nostalgia dell’incontrarsi, e faccio però fatica a togliermi dalla mente i posti strapieni di persone dove regnava il silenzio, dove anziché parlarsi a cena, siano esse state comitive, o coppie, si era tutti tristemente attenti al cellulare restituendo quei luoghi l’immagine arida dei rapporti umani che tradiscono cose o persone a noi intime. Quanti di quegli anziani morti nelle case di riposo potevano continuare a vivere in famiglia? Credo tanti, ed al contrario la monade che è in noi ci porta a separarci dalle nostre radici familiari, mentre invochiamo radici identitarie e sovraniste. Tanti altri anziani poi, grazie al lavoro e all’amore sussidiario di un’altra specie di extraterrestri, gli extracomunitari, non sono soli a casa, in compagnia di persone che lavorano quasi sempre a nero, capaci però di sfidare le leggi ed uscire per un motivo che non compare nella telenovela delle autocertificazioni, parimente importante rispetto a quelli normati che non comprendono però chi lavora a nero. Già, perché farsi carico di tutti quegli ultimi che ogni giorno ripuliscono le nostre discariche sentimentali piene di azioni maleodoranti per lo stantio malvezzo delle nostre azioni. Pensavo che nel terzo millennio gli ultimi sarebbero stati i primi, proprio come profetizzato da un visionario passato dal nostro pianeta secoli fa e per questo ucciso e crocefisso. Ed invece gli ultimi sono ora i primi, questa è la novità, poiché parte essenziale di un processo di produzione delle merci alla quale sono crocefissi e che li inchioda a rimanere ultimi, però.
Nel terzo millennio mentre dalla consolle delle astronavi avremmo dovuto conoscere il resto del sistema solare, ci accorgiamo di non conoscere nemmeno il nostro stesso sistema Paese, avvolto in quel superfluo, spesso banale, a tratti immorale. Imponiamo la didattica online per poi scoprire che tutto si traduce nei migliori dei casi in video telefonate dove assegnare compiti ai ragazzi con genitori costretti ad uscire per stampare dispense. Ma soprattutto, restituisce un mondo, quelle delle famiglie, alcune privilegiate, ed altre dileggiate, ancora di più in un momento in cui gli inni alla solidarietà si sprecano, mentre molte di quelle famiglie non hanno una rete internet, un pc, ed altri strumenti che nella saccenza dei primi si da per scontato avere. Ecco, è lo scontato, quello che ora appare minacciato e che fa inorridire quanti alla sua corte hanno finora vissuto e incapaci di farne a meno, si muovono in preda al panico. Creano panico.
Se fossi un extraterrestre e non lo sono, direi a quanti impegnati nel volontariato che non siamo altro che un mezzo sofisticato in mano a delle logiche di capitale che determinano guerre, povertà, conflitti sociali, squilibri naturali e che restituisce quella dimensione di approvazione sociale che ci consola perché poniamo riparo al loro disastro. Ecco, se fossi un extraterrestre e non lo sono, direi che hanno trasformato la resistenza in volontariato. I partigiani in volontari alla bisogna, senza che le Istituzioni abbiano alcun costo dei loro disastri, poggiando e confidando nel volontariato che si deve cercare anche i soldi. Se fossi un extraterrestre e non lo sono, virerei anni luce la rotta della mia navicella dal pianeta Terra. La cancellerei forse, poiché altrimenti metterei a rischio altri popoli dal contagio dell’indifferenza che naufraga e va in rotta di collisione con i principi della vita che soggiace alla selezione della specie umana in base a presunte abilità, ovvero disabilità, ovvero età anagrafica. Voglio credere al contrario che in altri angoli del sistema stellare esistere oltre il limite delle nostre conoscenze – pianeti dove abbiano a vivere nel valore del riconoscimento di ogni singola specie umana, extraterrestre, animale, vegetale o di ogni altra specie a noi sconosciuta. E perché no, dove i bambini possano ritornare a giocare con le maschere subacquee nell’eterno tentativo di svuotare il mare proprio come Sant’Agostino tentò con il suo guscio d’uovo.

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