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Un infermiere scrive a Conte: «Dopo l'emergenza cosa ricorderemo?»

Il segretario della Uil Fpl zonale per l’Asp di Cosenza, Giannantonio Sapia, scrive al premier. «Avremmo preferito un impegno maggiore nel reperimento delle protezioni e non un premio di 100 euro»

Pubblicato il: 31/03/2020 – 17:11
Un infermiere scrive a Conte: «Dopo l'emergenza cosa ricorderemo?»

CORIGLIANO ROSSANO Meglio un impegno maggiore nel reperire i dispositivi di protezione individuale, che un premio di 100 euro per chi va a lavorare. È questo, in estrema sintesi, il pensiero del segretario aziendale zonale Uil Fpl dell’Asp di Cosenza, Giannantonio Sapia.
Professione infermiere, in prima linea in pronto soccorso a Rossano, Sapia in una lettera inviata al presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, manifesta le grandi preoccupazioni chi lavora al “fronte” ed affida tutte le sue speranze.
«Lavoro incessantemente in un Pronto Soccorso senza misure sanitarie di prevenzione e non solo per Covid-19 – scrive il sindacalista della Uil –. Trascuro la mia di famiglia per andare in soccorso della mia gente e per salvare vite, si lavora anche 18 ore al giorno perché siamo sotto organico da anni. La mia stanchezza cede il passo alla vita. I bisogni personali primari non sono ammessi in situazioni come questa, perché – sottolinea ancora Sapia – la vita degli altri ha la precedenza e la nostra gratificazione è solo il sorriso, il grazie delle persone a cui sono stato utile».
Dopo aver rappresentato al presidente del Consiglio il grande spirito di abnegazione e servizio, ma anche i problemi che tutti a giorni gravano sugli operatori sanitari calabresi, Sapia, arriva al nocciolo della questione. «Più che elargire il premio di 100 euro, sarebbe stato più utile da parte sua – scrive – impegnarsi a fornire tutti i presìdi e gli ausili necessari per combattere questo nemico invisibile. Sarebbe stato sufficiente, quindi, solo un “grazie”. Un domani, sperando che arrivi il più presto possibile, cosa ricorderanno quelli che tra di noi rimarranno? Il premio di 100 euro ?».
L’epilogo della missiva è un triste commiato, oltre alle scuse per uno «sfogo»: «Ora torno a combattere la mia guerra al fronte, inerme». (lu.la.)

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