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Riace, Lucano: «Carta d'identità senza permesso di soggiorno? Rifarei tutto»

L’ex sindaco del “borgo dell’accoglienza” è accusato di aver rilasciato il documento a una donna eritrea e a suo figlio di pochi mesi. «Mica mi sono arricchito, era un messaggio di cristianità. E i…

Pubblicato il: 01/04/2020 – 13:40
Riace, Lucano: «Carta d'identità senza permesso di soggiorno? Rifarei tutto»

CATANZARO «Può scriverlo, lo rifarei, mi assumo tutte le mie responsabilità, con orgoglio. Tutto il mondo deve sapere quello che mi hanno fatto per aver firmato la carta di identità per un bambino. E una gaffe giudiziaria». A dirlo all’Adnkronos è l’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano, accusato di aver rilasciato, nel 2016, la carta di identità a una donna eritrea e a suo figlio di pochi mesi,pur essendo privi del permesso di soggiorno. Il reato contestato all’ex sindaco del borgo calabrese è in qualità di di pubblico ufficiale e nelle sue funzioni di responsabile dell’ufficio anagrafe e dello stato civile dell’Ente. 

LA RICOSTRUZIONE «Questa donna – racconta Lucano – era giunta a Riace su richiesta della prefettura di Reggio Calabria, perché noi come Comune avevamo la convenzione con la prefettura per la gestione dei progetti Cas, in quanto il porto di Reggio era diventato di fatto luogo di approdo dei migranti nel Sud Italia. La donna era arrivata a Reggio nell’aprile del 2016, e dopo pochi giorni ha partorito in città. Dopo un po’ la prefettura ci ha inviati una lettera per chiedere se era possibile accogliere sia la madre che il bambino appena nato. Io mi sono rivolto alle associazioni che gestivano qui a Riace le strutture per migranti, che mi hanno detto subito di sì. E così abbiamo  organizzato l’inserimento e trovato una casa per entrambi». «Abbiamo provveduto – ha detto ancora Lucano – ad iscriverle nell’elenco anagrafico del Comune. Tenga presente che nella nota di richiesta di inserimento della prefettura già era specificato che i due immigrati richiedevano la protezione umanitaria internazionale. Poi, nel settembre del 2016, quando il bambino aveva già circa 4 mesi, la coordinatrice del progetto nel quale erano stati inseriti, è venuta al Municipio per chiedere la carta di identità per la madre e il bambino, già residenti a Riace in quanto inseriti nell’elenco anagrafico. La carta di identità per il bambino, ha aggiunto la coordinatrice, serviva perché col semplice documento sanitario di cui già disponevano non era possibile accedere alle visite specialistiche, ma solo ai servizi sanitari di base. E io ho firmato la carta di identità sia per il bambino che per la madre».

«RIFAREI TTTO» Quando infine viene chiesto a Lucano se fosse consapevole del fatto che madre e bambino non avevano il permesso di soggiorno, l’ex sindaco risponde così: «Eravamo in un periodo in cui c’era molta confusione, i flussi erano numerosi, soprattutto a Riace, ma l’unica cosa che mi guidava era il fatto che ogni giorno ero circondato da questi problemi, e capivo che nella loro psicologia avere il documento, dopo il viaggio della speranza, per loro era qualcosa di grande, e io ero contento di darglielo, mi gratificava come sindaco». Se «tornassi indietro – conclude Lucano -, di fronte a quel bambino io rifarei tutto, pur nella consapevolezza che si tratti di un reato. Ma quale altro motivo potrebbe esserci? Mica mi sono arricchito, era un messaggio di cristianità. E invece ora sono senza parole».

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