di Pablo Petrasso
CATANZARO Ci sono tre tipi di ospedali in Calabria. Quelli reali, che soffrono quasi tutti di carenze evidenti; quelli mai aperti (e costati milioni di euro, vedi Report e non solo); quelli sognati, progettati su carta e mai nati, al netto dell’inaugurazione di qualche spiazzo travestito da cantiere. L’emergenza Coronavirus ci ha soltanto ricordato l’inadeguatezza del sistema. Le sue radici, però, sono molto profonde.
Gli ospedali sognati sono quattro. (Non) esistono da dieci anni. (Non) si trovano a Gioia Tauro, Vibo Valentia, Catanzaro e nella Sibaritide. Non ci sono, ma sono già costati parecchio ai calabresi. Per la loro progettazione – correva l’anno 2010 e al timone della giunta regionale c’era l’allora potentissimo Giuseppe Scopelliti – la Calabria chiese aiuto a Infrastrutture Lombarde.
Qualche maligno (il Corriere della Calabria si iscrisse al club) ipotizzò che, di quei progetti, anni dopo, sarebbero rimasti soltanto gli assegni staccati alla società in house della Regione Lombardia. E che delle strutture sanitarie non si sarebbe vista neppure l’ombra. Oggi, purtroppo, un assegno sigilla quella (facile?) profezia: lo ha staccato la Cittadella, vale 452.663 euro ed è diretto a Milano. La cifra chiude la partita della progettazione, costata circa due milioni. E gli ospedali? In dieci anni soltanto polemiche, inchieste giudiziarie e proclami. Posti letto: non pervenuti.
LA MINACCIA DI OLIVERIO Un passo indietro: 29 settembre 2017. Mario Oliverio affida propositi bellicosi a una nota dell’ufficio stampa della giunta regionale. «È stato deliberato – dice – di dare mandato all’Avvocatura regionale di verificare la possibilità di intraprendere azioni risarcitorie nei confronti di “Infrastrutture lombarde” e altri eventuali soggetti responsabili dei danni causati dai gravi errori fatti nel corso degli adempimenti della progettazione dei tre nuovi ospedali calabresi. Evidenti errori procedurali e di progettazione a partire, in alcuni casi, dalla scelta dei siti, risultati non idonei, dal punto di vista idrogeologico, hanno determinato gravi ritardi e costi aggiuntivi necessari per la messa in sicurezza degli stessi. Tali problematiche, che sono in via di soluzione, grazie all’impegno assunto dall’attuale giunta regionale, come è facile immaginare, hanno comportato non poche difficoltà». Oliverio, in quel momento, è a due anni dalla fine del proprio mandato: sognava di portare a compimento le opere ma si trova davanti all’impossibilità di riuscirci. I toni complessivi sono quelli di uno sfoggio di muscoli, il lessico un po’ meno: “dare mandato di verificare la possibilità di fare causa” è una minaccia, sì, ma piuttosto vaga. E infatti.
LA TRANSAZIONE È finita con l’assai meno bellicoso pagamento, da parte della Regione Calabria, di oltre 450mila euro. I termini economici dell’accordo, frutto di una transazione, sono riportati in una determina del dipartimento Infrastrutture che suddivide la cifra sulla base dell’apporto reso per ciascun ospedale (che non esiste). Si tratta di 119.970,98 euro per il nuovo ospedale di Gioia Tauro e poi di 132.799 euro per Vibo Valentia, 126.739 per il nuovo ospedale della Sibaritide e 73.152 euro per il nuovo ospedale di Catanzaro. Ed è andata pure bene alle casse della Regione, visto che l’importo riconosciuto è pari al 50% del residuo fatturato. In sostanza, per evitare liti giudiziarie, la Lombardia ci ha fatto uno sconto.
UNA LITE GIUDIZIARIA? È «SCONVENIENTE» Le date sono importanti: l’atto che sancisce la stretta di mano (virtuale) tra le due Regioni arriva a inizio febbraio. Oliverio, da alcuni giorni, non è più il presidente della giunta regionale. Nell’atto non ci sono riferimenti alla parte finale dell’attività istruttoria attuata dagli uffici di Catanzaro. Non si può, cioè, stabilire se l’accordo raggiunto sia stato propiziato da un ammorbidimento di toni precedente all’avvio del nuovo corso o se il mutamento di prospettive sia stato repentino, ma tant’è: la transazione viene messa nero su bianco. Anche perché «i canoni della buona fede e correttezza, nonché di leale collaborazione istituzionale, che debbono fondare i rapporti reciproci tra pubbliche amministrazioni – unica ragione che ha, a suo tempo, determinato Regione Lombardia a mettere a disposizione di Regione Calabria il supporto tecnico e l’expertise maturato dalla propria società Infrastrutture lombarde nella progettazione e realizzazione di strutture ospedaliere – rendono sconveniente attivare una difficile ed onerosa lite giudiziaria». Ciò che per l’ex governatore appariva necessario diventa «sconveniente». In realtà è probabile che anche Oliverio fosse giunto a più miti consigli, visto che la determina spiega che «il corso della disamina della legittimità della proposta transattiva è stato oggetto di un lungo, complesso ed articolato procedimento istruttorio volto alla verifica della legittimità delle rispettive posizioni e, con il supporto legale dell’Avvocatura della Regione Calabria è stata accertata la congruità della proposta transattiva, a tutela dell’interesse pubblico e della sicura validità della transazione stessa». Tempi lunghi, dunque, per decidere.
IL DISACCORDO SULLE CIFRE Eppure le posizioni erano distanti, almeno nell’estate del 2018. Davanti alla richiesta di 905mila euro arrivata dal Pirellone il 20 luglio, Catanzaro – 20 giorni dopo – rispose picche. E a quel punto i colleghi lombardi, il 7 maggio 2019, avanzarono una proposta risolutiva. Su quelle basi, i burocrati hanno rifatto i conti mantenendo come base il contratto stipulato circa dieci anni fa. E che impegnava «la Regione Calabria a corrispondere a Regione Lombardia, a titolo di rimborso, le spese sostenute da Infrastrutture Lombarde S.p.A. per conto di Regione Lombardia per le attività di assistenza e supporto prestate a favore della Regione Calabria nella percentuale massima del 2.7%».
Per Infrastrutture Lombarde si tratta di un importo di 2 milioni 361mila euro. Ma la Regione Calabria, «a fronte delle fatture e note di credito (…) ha versato a Regione Lombardia la somma di 1 milione 454mila euro». E, nelle intenzioni della vecchia giunta, non avrebbe dovuto versare altro, visto che «rispetto all’importo complessivamente fatturato fino a quella data, è stata registrata una differenza in meno pari a 906.537,80 euro, relativa a spese ritenute non riconoscibili dalla Regione Calabria (…) sia per carenze documentali che per voci di spesa riferibili al personale interno non direttamente correlabili ai time sheet rendicontati». È a questo punto che si consuma il primo scontro, al termine del quale la Cittadella versa altri 83mila euro alla Regione Lombardia, portando il totale a 1 milione 538mila euro. A questo punto, forse, Oliverio pensava che la storia fosse finita. E invece da Milano chiedono altri 905mila euro per l’«assistenza in fase di progettazione degli interventi».
DUE MILIONI PER UN SOGNO Proposta accettata, anche perché «in sede di definizione della convenzione in oggetto non erano state individuate con sufficiente chiarezza o esaustività le voci di attività oggetto di rendicontazione così come le relative modalità». Cioè: nel 2010 non ci siamo intesi bene su cosa la Calabria avrebbe dovuto rimborsare ai tecnici di Infrastrutture Lombarde. E poi «stante il notevole lasso di tempo intercorso, appare difficile oggi procedere con integrazioni condivise delle voci e delle modalità di rendicontazione». Altro motivo: «il raggiungimento degli obiettivi della convenzione, oggetto delle richieste di liquidazione», che «risulta con evidenza dalle attività eseguite a favore della Regione Calabria da parte di Regione Lombardia per il tramite della propria società in house». Il lavoro, anche se non era ben chiaro cosa avrebbero potuto rendicontare i tecnici, è stato svolto. E poi, in ogni caso, è passato troppo tempo per andare a riguardare tutto. Infine, non sta bene litigare tra enti pubblici. Dunque vada per il 50% della somma mancante, e chi s’è visto s’è visto.
La conclusione è che per i progetti che Oliverio considerava carenti al punto da minacciare una denuncia, la Calabria ha pagato in totale circa due milioni di euro a Infrastrutture Lombarde. Mica è gratis sognare quattro ospedali. (p.petrasso@corrierecal.it)
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