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Lorena uccisa senza ragione. «Il (falso) contagio da Coronavirus un pretesto per sfogare violenza»

Il gip di Messina applica la custodia cautelare in carcere per il 28enne di Vibo che ha posto fine alla vita della propria fidanzata. «Movente poco chiaro». Il giovane oggi è rimasto in silenzio da…

Pubblicato il: 02/04/2020 – 23:43
Lorena uccisa senza ragione. «Il (falso) contagio da Coronavirus un pretesto per sfogare violenza»

MESSINA «Non risulta del tutto chiaro il movente che ha animato l’azione delittuosa, profilo che necessita di adeguati approfondimenti». Così il gip di Messina Eugenio Fiorentino nell’ordinanza, su richiesta di convalida del fermo, che applica la custodia cautelare in carcere a Antonio De Pace, il 28enne calabrese, originario di Vibo Valentia, accusato di aver ucciso la fidanzata 27enne Lorena Quaranta nella villetta in cui abitavano a Furci Siculo, nel Messinese. Era stato lui stesso ad avvisare i carabinieri confessando di averla uccisa. Questa mattina nel corso dell’udienza di convalida il giovane era rimasto in silenzio, non dicendo nulla, neanche le sue generalità. Per il gip il movente non è ancora chiaro come scrive nel provvedimento: «Appare sostenibile – nei limiti propri di questa fase del procedimento e salvo gli ulteriori elementi che dovranno essere acquisiti – che la determinazione a compiere il reato sia sorta sulla base di uno stimolo esterno così lieve, banale e sproporzionato rispetto alla gravità di quanto commesso, da potersi considerare – sulla base comune del sentire – del tutto insufficiente a determinare la commissione del delitto, costituendo quindi più che la causa dell’agire del reo, un mero pretesto per dare sfogo al proprio impulso criminale». In un altro passaggio del provvedimento il gip scrive che il giovane «non solo ha mostrato una particolare efferatezza nella brutale azione posta in essere, ma non ha mostrato alcun segno di resipiscenza nemmeno successivamente tanto da provare a giustificare sostenendo (falsamente come appurato grazie agli accertamenti effettuati) di aver agito in preda all’ansia dovuta alla circostanza di essere risultato positivo al coronavirus».

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