CATANZARO Un “esercito” che si ingrossa piano piano, inesorabilmente ma costantemente. E’ quello degli ex consiglieri regionali che, a termini della legge regionale 3 del 1996, hanno maturato il diritto al vitalizio, in pratica alla pensione, per i servizi (?) resi alla collettività. Gli ultimi due in ordine di tempo sono Alessandro Nicolò ed Ennio (Giuseppe) Morrone, per come emerge da due determine del dirigente del settore risorse umane del Consiglio regionale, pubblicate sull’ultimo Bur. Il primo, Nicolò, che non ha concluso la scorsa legislatura dopo essere stato sospeso dalla carica per il coinvolgimento nell’inchiesta “Libro Nero” della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, godrà di oltre 4mila euro mensili lordi (per la precisione, 4.105,43 euro), maturati per il mandato di
consigliere regionale svolto nell’ottava e nella nona legislatura, «per un periodo pari ad anni 8, mesi 2, giorni 1, arrotondati a 8 anni». Dalla determina consiliare emerge che Nicolò «ha versato i contributi» previsti alla legge 3 e «con dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà, ha dichiarato di non aver riportato condanne penali definitive che comportino come pena accessoria l’interdizione temporanea o perpetua dai pubblici uffici, ai sensi degli articoli 28 e 29 del codice penale». E vitalizio anche per Ennio (Giuseppe) Morrone (nel fotino), anzi un assegno rideterminato perché Morrone già nel 2008 aveva ottenuto la pensione con riferimento alla settima e ottava legislatura ma a queste aggiunge anche la nona. Secondo la determina che lo riguarda, in sostanza, Morrone, anch’egli a posto con il versamento dei contributi ex legge 3, ha esercitato il mandato di consigliere regionale «per un periodo pari a anni 9, mesi 3, giorni 10, arrotondati a 9 anni», che gli frutteranno 5.617,75 mensili lordi. E per Morrone l’ulteriore soddisfazione di vedere adesso il figlio Luca tra i banchi di Palazzo Campanella. (c.ant.)
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