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Il rettore della "Magna Graecia": «Voglio evitare che finisca come in Lombardia»

De Sarro, ospite della trasmissione 20.20, pone l’accento sui percorsi riservati ai pazienti con Coronavirus. «Ho chiesto se il sistema funziona. Se succede qualcosa, io sono il datore di lavoro de…

Pubblicato il: 08/04/2020 – 16:38
Il rettore della "Magna Graecia": «Voglio evitare che finisca come in Lombardia»

CATANZARO «Io non voglio che succeda quello che è successo in Lombardia. La Lombardia dovrebbe essere di monito a tutti. Perché in Lombardia il coronavirus è esploso in quella maniera? Secondo me perché non hanno fatto diagnosi nei tempi giusti, la diagnosi l’hanno fatta i cinesi. Inoltre c’era una commistione di percorsi: tutti entravano nel Pronto soccorso e quindi, poveretti, tutti si contagiavano l’uno con l’altro». Il rettore dell’università Magna Graecia di Catanzaro, Giovambattista De Sarro, interviene nel corso di 20.20 trasmissione dell’Altro Corriere Tv che andrà in onda questa sera alle 21. Tra gli argomenti trattati si affronterà anche il tema “percorsi”. Perché in tempi di coronavirus, negli ospedali come il Mater Domini, policlinico universitario legato alla Magna Graecia, vengono ricoverati pazienti contagiati dal Covid-19 e il percorso seguito da questi pazienti, dal personale che li ha in cura e anche da oggetti, macchinari, rifiuti, indumenti che riguardano i reparti Covid – volgarmente detti percorsi sporchi – devono essere tenuti separati dai percorsi intrapresi dagli altri reparti. È una misura di prevenzione importantissima contro il contagio. Di recente il rettore ha inviato una mail – riportata dal sito La Nuova Calabria – nella quale chiede conto proprio del funzionamento dei percorsi. «Ho fatto una semplice lettera nella quale ho chiesto: “questo percorso che è stato stabilito, ha funzionato o non ha funzionato? Ci sono problemi o non ci sono problemi? Io chiedo di fare una verifica, non ho chiesto altro», spiega De Sarro il quale tiene a precisare di essere responsabile dell’Università non dell’ospedale. «Se succede qualcosa io sono il datore di lavoro dei docenti universitari quindi finisco io in galera. Il mio è stato un gesto lecito, nell’interesse della comunità», dice il rettore il quale spiega: «Prendiamo, ad esempio, l’università che comprende diversi corsi di laurea. Anche qui abbiamo stabilito un percorso e a me giornalmente mi dicono se il percorso ha funzionato o non ha funzionato».
Al Mater Domini sono attualmente ricoverati anche gli anziani provenienti dalla casa di cura di Chiaravalle. «Sicuramente il rischio è aumentato perché c’è un maggior numero di pazienti, questo non lo metto in dubbio. Però io non voglio che succeda quello che è successo in Lombardia. La Lombardia dovrebbe essere di monito a tutti. Perché in Lombardia il coronavirus è esploso in quella maniera? Secondo me perché non hanno fatto diagnosi nei tempi giusti, la diagnosi l’hanno fatta i cinesi. Inoltre c’era una commistione di percorsi: tutti entravano nel Pronto soccorso e quindi, poveretti, tutti di contagiavano l’uno con l’altro. Una volta appreso questo – ce lo hanno detto gli igienisti, i virologi, gli infettivologi – io di tanto in tanto penso di fare una cosa giusta nel chiedere: funziona o non funziona il sistema?
Per ora io so che non si è infettato nessuno né tra gli anestesisti, né tra gli infermieri, né tra i medici. Però trascurare questa cosa a parer mio potrebbe essere pericoloso».

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