ROMA Il lockdown è stato e continua a essere uno shock esogeno senza precedenti per il Nord e per il Sud. Lo afferma la Svimez in un report sull’impatto economico e sociale delle misure anti-coronavirus. La società e l’economia italiane sono attraversate dalla più grave crisi della storia repubblicana, dice Svimez. «Del tutto inattesa, di natura esogena, dai tempi di propagazione più rapidi tra mercati e paesi, dagli impatti sui livelli di attività economica e sul lavoro più profondi, più concentrati nel tempo e più pervasivi tra settori e territori rispetto all’ultima grande crisi avviatasi a fine 2008». Un inedito shock congiunto di domanda e offerta sta producendo impatti sociali ed economici che “uniscono” Nord e Sud del paese. L’emergenza sanitaria dunque colpisce più il Nord, ma gli impatti sociali ed economici tendono a propagarsi in maniera più uniforme sul territorio.
PARTITE IVA Se si analizza l’intero sistema economico, tenendo conto anche del sommerso – si legge nel report Svimez – sono interessati dal lockdown il 34,3% degli occupati dipendenti e il 41,5% degli indipendenti. Al Nord l’impatto sull’occupazione dipendente risulta piu’ intenso che nel Mezzogiorno (36,7% contro il 31,4%) per l’effetto della concentrazione territoriale di aziende di maggiore dimensione e solidita’. La struttura piu’ fragile e parcellizzata dell’occupazione meridionale si e’ tradotta in un lockdown a maggiore impatto sugli occupati indipendenti (42,7% rispetto al 41,3% del Centro e del Nord).
INCERTEZZE Il rischio di default e’ maggiore per le medie e grandi imprese del Mezzogiorno. I tempi incerti del lockdown e l’incertezza che investe tempi e modalità delle riaperture minano le prospettive di tenuta della capacita’ produttiva. I dati territoriali sul blocco delle attività economiche delineano un quadro assai più problematico dell’ultima crisi. “Il blocco improvviso e inatteso coglie impreparate le molte imprese meridionali che non hanno ancora completato il percorso di rientro dallo stato di difficoltà causato dall’ultima crisi. – si legge nel report Svimez – rispetto alla grande crisi, il processo di selezione, allora dispiegatosi lungo un arco temporale ampio, oggi e’ anticipato all’inizio alla crisi con un’interruzione improvvisa che ha posto immediatamente al policy maker l’urgenza di intervenire a sostegno della liquidita’ delle imprese, di ogni dimensione”. Un’urgenza che si e’ tradotta nel d.l. liquidità approvato nel Consiglio dei Ministri del 7 aprile. Sulla base dei dati di bilancio disponibili per un campione di imprese con fatturato superiore agli 800.000 euro, le evidenze su grado di indebitamento, redditività operativa e costo dell’indebitamento portano a stimare una probabilità di uscita dal mercato delle imprese meridionali 4 volte superiore rispetto a quelle del Centro-Nord.
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