CATANZARO Gli era stata comminata una sospensione disciplinare della durata di otto mesi dall’impiego, senza stipendio, con detrazione di anzianità e blocco dell’avanzamento di carriera. I vertici dell’arma la ritenevano una misura corretta, dello stesso avviso non è il Tar della Calabria che accogliendo il ricorso del carabiniere destinatario del provvedimento ha dispostola sospensione della misura e fissato la discussione per il merito il prossimo 16 dicembre. Venne tirato in ballo nei verbali dei pentiti di ‘ndrangheta cosentina e per questa ragione, il militare rappresentato da Gisberto Spadafora e Ferdinando Palumbo, si difenderà anche nel processo istruito dalla Dda di Catanzaro che inizierà non appena verranno allentate le restrizioni governative imposte per evitare la diffusione del Coronavirus. Estorsioni ed omicidio. In quei verbali dove compare il nome carabiniere c’è lo spaccato della mala cosentina che prova a controllare le vite di alcuni imprenditori dell’area urbana. Ma c’è anche un episodio di sangue. Uno degli ultimi delitti eccellenti consumati a Cosenza, sul quale da tempo si rincorrono le dichiarazioni dell’elite di ‘ndrangheta locale che hanno deciso di saltare il fosso. Per il comando interregionale il militare non poteva più operare nel territorio occhio del ciclone di quella inchiesta. La decisione con la quale il Tar, però, ha sospeso l’efficacia del provvedimento nelle motivazioni specifica altro. Secondo i giudici amministrativi di Catanzaro, i vertici della “Beneamata” nel disporre il trasferimento hanno «mal condotto una valutazione discrezionale non tenendo adeguatamente in conto il tentennamento delle dichiarazioni», soprattutto aggiungono i togati «nella circostanza che gli stessi (i collaboratori ndr) siano stati in passato arrestati per omicidio la cui attività era compiuta anche da ricorrente (carabiniere ndr)». (mi.pr.)
x
x