LAMEZIA TERME Le conseguenze della crisi che potrebbe aprirsi dopo la fase di emergenza potrebbero essere catastrofiche per imprese e lavoratori. Il Coronavirus non è soltanto una minaccia sanitaria, ma anche e soprattutto economica e sociale. Per questo serve una visione che vada oltre la contingenza e coinvolga le associazioni di categoria. Eugenio Blasi (Casartigiani), Nicodemo Podella (Cia Calabria), Francesco Rosa (Cna Calabria), Franco Aceto (Coldiretti), Alberto Statti (Confagricoltura Calabria), Francesco Napoli (Confapi), Roberto Matragrano (Confartigianato Calabria), Klaus Algieri (Confcommercio Calabria), Damiano Sorace (Copagri Calabria) e Marcella Infusino (Uecoop Calabria) annunciano la firma di un patto sociale per fronteggiare «uno dei periodi più difficili dal dopoguerra sul piano sociale, sanitario ed economico».
Un periodo, scrivono, che «ci spinge a ribadire comportamenti che consentano di evitare i contrasti e che siano invece generatori di coesione. Non solo, vogliamo ribadire alla Politica e alle Istituzioni che è con noi che debbono interloquire, secondo il dettato della Costituzione repubblicana, quando sono chiamati a compiere scelte ed adottare decisioni che impattano sul mondo produttivo e del lavoro». Le associazioni datoriali scelgono di avere «una voce unica, pur nelle sane distinzioni dialettiche».
E si tratta, scrivono, di «un atto di responsabilità, che mira a mettere da parte gli interessi dei singoli e a portare sui tavoli istituzionali e della politica gli interessi generali, con posizioni chiare, forti e condivise da tutti».
Le parti «con la firma del patto si impegnano a garantire tra di loro la massima collaborazione, anche deontologica, il rispetto reciproco e l’unità di intenti pur nella sana dialettica collaborativa. La nostra regione – si legge in una nota congiunta – ha bisogno, più che mai in questo momento, di responsabilità evitando rivendicazioni o inutili discussioni, ma producendo solo atti concreti che facciano ripartire il territorio. E proprio il richiamo alla deontologia e ai messaggi rivoluzionari nella loro semplicità, che consentano un cambio di passo per affrontare nodi presenti da tempo e che necessitano di essere sciolti per liberare le imprese, garantire l’occupazione e creare sviluppo».
«Non c’è più tempo da perdere – chiudono gli imprenditori –, ed è da una scuola di pensiero che bisogna partire se vogliamo evitare che, superata la fase di emergenza, si apra una crisi economica e sociale, che inevitabilmente avrà delle ripercussioni catastrofiche sulle nostre imprese e sui nostri lavoratori».
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