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«Vietato parlare con i giornalisti». Santelli “silenzia” (anche) i manager

Comunicazione del governatore ai direttori generali dopo il caso Report. «Decido io chi può essere intervistato». Rimbrotti ai dg sullo smart working: «Troppi di voi sono assenti, così non va»

Pubblicato il: 09/04/2020 – 14:31
«Vietato parlare con i giornalisti». Santelli “silenzia” (anche) i manager

di Pablo Petrasso
CATANZARO
«Vietato parlare con i giornalisti. A meno che non lo decida io. O, in mia assenza, il capo di Gabinetto». La sintesi è nostra, il messaggio no. Appartiene al presidente della giunta regionale Jole Santelli. Perentorio come non si era mai visto né ascoltato neppure sotto governi regionali alla cui guida – queste erano le critiche rivolte, per esempio, a Mario Oliverio – c’era “un uomo solo al comando”.
Ora al comando dovrebbe esserci una squadra – è l’intenzione manifestata da Santelli in più circostanze – ma con i giornalisti no, non si può parlare se non autorizzati. Questa la comunicazione integrale: «Per quanto concerne la diffusione di informazioni agli organi di stampa, riguardanti azioni intraprese e/o dichiarazioni relativamente ad attività che attengono al loro ruolo o funzione, e più in generale l’operato dell’amministrazione regionale, le signorie loro (cioè i dirigenti generali della Regione, ndr) sono invitate a richiedermi preventiva autorizzazione e, in mia assenza, di volersi relazionare con il capo di Gabinetto, Luciano Vigna».
La data della lettera non è casuale: arriva il 1° aprile (anche se non è uno scherzo), all’indomani dell’intervista cult di Domenico Pallaria a “Report”, quella in cui l’ex capo della Protezione civile ammetteva di non sapere cosa fosse un ventilatore polmonare. La chiacchierata con la giornalista è costata il posto al dirigente, che si è dimesso, e ha messo il bavaglio a tutti i suoi colleghi, almeno nelle intenzione di un governatore che non lesina apparizioni televisive.
È questa la linea: meno informazioni si danno alla stampa, meglio è. Non vale solo per i direttori generali, ma anche – lo abbiamo visto nei giorni scorsi – per le Aziende sanitarie provinciali, a cui è stato vietato di diffondere i dati “puntuali” sul contagio nei Comuni per «evitare confusione». Anche lo stop ai dati non è arrivato in un giorno a caso. Era il 7 aprile e, il pomeriggio del giorno precedente, i numeri dell’Asp di Cosenza – rilevati alle 13 – riportavano nella provincia una ventina di contagi in più rispetto a quelli diffusi alle 17 dagli uffici della Regione. I posteri diranno se si sia trattato confusione o una più banale difficoltà a tirare le somme. Fatto sta che i numeri sul territorio vengono diffusi lo stesso (basti pensare alle comunicazioni dei sindaci, a meno che non si vogliano fermare anche quelle), l’unico effetto è quello di privare i calabresi di un’informazione più chiara. Che si potrebbe offrire anche cercando verifiche dirette alle fonti burocratiche più accreditate, che sarebbero i direttori generali silenziati in cinque righe da Santelli.
«TROPPI DIRIGENTI A CASA» E pure garbatamente “cazziati” per il modo in cui applicano lo smart working dei dipendenti regionali. Anche questo è stato argomento di una comunicazione del presidente poco apprezzata da diversi burocrati. Santelli spiega che non può e non vuole «entrare nel merito dell’organizzazione delle risorse umane, ma non posso non rilevare un eccessivo utilizzo di tale modalità di lavoro». Serve «ragionevolezza» per «garantire la presenza anche in quei dipartimenti» che hanno «competenze “trasversali” e non finalizzate alla cura di specifiche materie e quindi utili all’intera macchina amministrativa». Insomma, Santelli considera la Cittadella svuotata oltremisura. E nota: «Se può considerarsi necessaria l’assenza fisica dei dipendenti, altrettanto non può dirsi per i dirigenti apicali che hanno tra i loro compiti quello di assistere gli organi di direzione politica e di attuare gli obiettivi e le direttive generali dei medesimi organi». Funzioni che non possono «essere espletate a fronte di significativi periodi di assenza». Troppi “capi” mancano dai loro uffici e Santelli chiede «un prospetto con la calendarizzazione delle Loro presenze e di quelle dei dirigenti di settore, anche attuando modalità di rotazione». (p.petrasso@corrierecal.it)

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