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«Lo strano di questa terra è il saliscendi dei calabresi»

di Ettore Jorio*

Pubblicato il: 11/04/2020 – 19:24
«Lo strano di questa terra è il saliscendi dei calabresi»

Alcuni ai livelli massimi della considerazione scientifica, politica e manageriale, tanto da assumere il massimo della fiducia del Governo (Colao e Arcuri), delle comunità mediche di oltre-oceano e oltre-Manica (tra gli altri, Camporota che cura il premier britannico Boris Johnson), dei più grandi centri di ricerca internazionali (su tutti, il nobel Dulbecco).
Tutti gli altri al peggiore gradino della considerazione sociale, sino ad arrivare ad un immeritato disprezzo perché da taluni ingiustamente confusi come espressione della ‘ndrangheta, nei confronti della quale la Calabria e i suoi abitanti sono stati e sono, invece, i maggiori danneggiati.
Una variabilità, questa, che ha fatto sì che continui ad accadere oggi quanto succedeva negli anni ’50 con i televisori a valvola. Quelli usciti male dalla fabbrica che venivano spediti in Calabria ove la carenza di ripetitori ne giustificava un funzionamento non affatto ottimale.
La inadeguatezza ad affrontare i fenomeni negativi è stata sempre il frutto dell’incapacità dello Stato a non erigerli a preoccupazioni nazionali da debellare assolutamente. Al riguardo, la stessa cosa hanno fatto le istituzioni private, facendosi ivi interpretare, spesso, non già dalle prime file bensì dalle quasi «scartine».
La preoccupazione più attuale che ne viene fuori in tal senso riguarda gli esiti del decreto liquidità, approvato dal Governo l’8 aprile scorso con il numero 23/2020. In proposito, ci si augura che la Calabria non vada giù rispetto al Paese nella sua attuazione pratica. Ciò in quanto rappresenterebbe, per la nostra regione, l’ulteriore scadimento dei servizi utili alla collettività, cui gli altri accedono con la massima facilità, con modalità e tempistiche ordinarie. Tra questi, quelle delle banche chiamate a recitare il ruolo di mammella attraverso la quale nutrire finanziariamente i richiedenti bisognosi con le dirette erogazioni dei danari previsti dal decreto liquidità medesimo. Soprattutto dei 25mila euro assicurati a tutte le piccole imprese, gli artigiani e i professionisti di cui si compone la quasi totalità del ceto produttivo calabrese, quello che ha fatto sempre fatica a godere di una linea di credito ordinaria nella giungla dell’inefficienza che ha caratterizzato il sistema bancario più locale.
Le numerose banche di credito cooperativo, quelle popolari inventate localmente per poi essere inglobate in altrettante becere iniziative che promettevano tanto senza dare il nulla, se non quello di azzerare le azioni imposte da notabili (si fa per dire!) ai propri conoscenti, quelle ancora che hanno rappresentato lo scarto della grande ed egemone Carical hanno fatto sì che qui si ingenerasse un sistema bancario assolutamente indegno di questo nome. Anche le filiali/agenzie delle banche che contano sul piano nazionale hanno quivi sono state messe in mano, per lo più, alle riserve, atteso che l’interesse era quello di raccogliere risparmio utile altrove e non generare accorte politiche di credito produttivo.
Il prodotto di tutto questo è stato l’immobilizzo del credito intelligente, anche perché nella logica dei conquistadores a decidere la sua concessione erano le caste immediatamente più in cima della piramide del comando, operanti nelle piazze altolocate. Più esattamente, in quelle che sono oggi le Città metropolitane di Napoli e di Bari, se non più a nord. Di conseguenza, per importi che superavano valori (quasi) di fame erano le retroguardie a decidere sulle proposte raccolte dalle prime linee operanti nella periferia regionale calabrese, divenute specialiste della raccolta frutto del risparmio del quali i calabresi, emigrati o meno, sono stati sempre dei campioni. Ciò ha comportato che, a valle, nascesse la proposta e, a monte, maturasse la decisione relativa.
Quindi, plafond decisionali bassi è stato l’ordine imposto agli sportelli bancari in Calabria, divenuti così privi di una rispettosa autonomia e differenziati da quelli operanti nel resto del Paese, ove i livelli superiori di governance bancaria sono facilmente rintracciabili in prossimità delle avanguardie.
Concludendo. Diventa alto il timore che si realizzino in Calabria difficoltà per l’accesso, a breve e a tempo utile per non chiudere i battenti, ai finanziamenti alle piccole imprese e professionisti così come costruiti dal D.L. 23/2020, nonostante le garanzie dallo Stato, le promesse di accelerazione informatizzata del rilascio da parte della Sace SpA. Qui è l’istruttoria che preoccupa, i suoi tempi, le modalità e le competenze all’ok. specie quando esso dovrà riguardare un elevato numero di pratiche che, nel loro insieme, rendiconteranno un elevato valore, che sarà di certo centimilionario.
Ma la Pasqua è vicina, facciamo i voti a che ciò non accada! Che i soldi arrivino subito e copiosi.
*Docente Unical

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