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Coronavirus, muore in carcere il «referente» della 'ndrangheta a Perugia

Antonio Ribecco, originario di Cutro, era stato arrestato nello scorso mese di dicembre in un’inchiesta della Dda di Catanzaro. È deceduto in un ospedale di Milano. Per la famiglia e i legali molti…

Pubblicato il: 12/04/2020 – 9:16
Coronavirus, muore in carcere il «referente» della 'ndrangheta a Perugia

PERUGIA Si chiamava Antonio Ribecco ed era un boss della ‘ndrangheta detenuto nel carcere di Voghera. È morto in un ospedale di Milano dove era ricoverato da circa una settimana per Covid-19 e altre patologie. Si tratta del secondo detenuto che muore per coronavirus, il primo è deceduto nel carcere della Dozza di Bologna a inizio aprile. E due sono al momento i deceduti anche fra gli agenti di polizia penitenziari: uno lavorava nel carcere di Opera, l’altro in quello di Brescia, dove è deceduto anche il medico della casa circondariale.
POSITIVO AL COVID-19 Ribecco era finito in carcere lo scorso dicembre con l’accusa di essere, in città, uno dei boss e «referente di un sodalizio criminale di ‘ndrangheta con profondi collegamenti con la cosiddetta “madre” della Calabria». Un capo che, secondo i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro avrebbe avuto nel traffico di cocaina dalla Calabria il suo business principale. Secondo quanto riporta il Messaggero, il 17 marzo, Ribecco si è sentito male ed è stato portato in ospedale dove, a seguito del tampone, è risultato positivo al Covid-19. La sua salma sarebbe stata trasferita nel paese d’origine, San Leonardo di Cutro in provincia di Crotone, dove verrà seppellito. Per la famiglia e i legali, interpellati dal quotidiano della Capitale, ci sono parecchi punti oscuri. «Bisogna capire se ci sono state negligenze e di chi sono le responsabilità. Apprendiamo anche che al cappellano del carcere era stato riscontrato il Covid-19 prima di Ribecco. Antonio, come molti altri detenuti, aveva molto legato con lui. Ci sono – conclude l’avvocato Giuseppe Alfì – tanti elementi che vanno investigati».
«MANCA TRASPARENZA» «La morte del secondo detenuto nelle carceri italiane aumenta ancora di più l’attenzione da parte nostra sulla situazione dei contagi da Covid-19 all’interno degli istituti. Sono molti gli istituti in Italia che sono oramai in enorme difficoltà per il propagarsi del virus tra i detenuti e i poliziotti. Bologna, Verona, Voghera e Pisa sono solo alcuni delle carceri in cui i contagi si contano a decine da una parte e dall’altra. Solo a Verona ci sono 50 contagiati tra poliziotti e detenuti. Siamo molto preoccupati vista l’incapacità dell’Amministrazione Penitenziaria e del Ministero della Giustizia di gestire le criticità che ogni giorno si presentano», afferma Aldo di Giacomo del sindacato Spp.Secondo di Giacomo è «molto grave la mancanza di trasparenza sui dati forniti dell’Amministrazione». Ad esempio su un totale di circa 36mila unità, gli agenti positivi sono ufficialmente 190, ma «400 colleghi sono a casa in isolamento o quarantena e ci sono difficoltà a fare i tamponi. I numeri sono irrealistici», spiega ancora di Giacomo che ricorda di aver chiesto più volte di isolare i positivi e di sanificare gli ambienti.

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