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«Il Coronavirus ha illuminato le disuguaglianze. Ora la sanità sia davvero per tutti»

Le riflessioni di monsignor Francesco Savino, vescovo di Cassano. «Viviamo un tempo paradossale, sfruttiamolo per riscoprire le relazioni autentiche. E per costruire un welfare di giustizia»

Pubblicato il: 12/04/2020 – 7:35
«Il Coronavirus ha illuminato le disuguaglianze. Ora la sanità sia davvero per tutti»

Monsignor Francesco Savino, vescovo di Cassano allo Jonio, è stato ospite venerdì scorso del talk 20.20 dell’AltroCorriere Tv. La sua riflessione sulla vita ai tempi del Coronavirus si apre a spunti personali e comuni. Il presule richiama spesso il concetto del tempo. A tutti propone di vivere questa fase paradossale, e certamente complicata, con lo spirito di chi vuole riscoprire il senso vero dei rapporti. Il suo sguardo, però, si allarga anche su temi come la disuguaglianza e le contraddizioni sociali che l’esplosione del virus ha illuminato. Chiede a tutti un cambiamento di mentalità, un cambiamento di sguardo sulla vita. E ai decisori di affrontare i temi del welfare e di restituire alla collettività una sanità in cui il diritto alle cure valga davvero per tutti. Vi proponiamo di seguito due testi. Il primo è proprio l’intervista integrale a 20.20, il secondo il suo augurio pasquale.
È un tempo imprevedibile quello che stiamo vivendo. Il Coronavirus ha spiazzato e destabilizzato tutto e tutti e ha spiazzato lo stesso anno liturgico, che vede nella Pasqua un momento centrale, perché celebriamo i grandi misteri della nostra Fede. È un tempo che qualcuno definisce paradossale, altri surreale. Tutto vero: è un tempo sospeso, senz’altro. Però io – in questo tempo di sospensione e paradossale – ho fatto la scoperta del tempo ritrovato. Vorrei proprio partire da questa affermazione – tempo ritrovato – perché forse eravamo abituati a vivere la famiglia come un albergo a ore, la famiglia come un fast food. E le nostre relazioni come una “toccata e fuga”: mancava il volto, mancava l’incontro. Eravamo uno accanto all’altro ma non eravamo capaci di vivere relazioni autentiche e profonde. Ora penso che una lezione questo tempo ce l’abbia data. Sarebbe stato meglio non averla, questa lezione ma, di fatto, è una lezione che ho imparato: in questo frangente in cui tutti stiamo sperimentando la difficoltà di trovare un equilibrio fra realtà e desiderio, fra bisogno e realtà, io ho riscoperto un tempo da vivere “meglio”. Vedete, il mondo greco diceva che Kronos, il Tempo, partoriva i figli e se li mangiava. Noi, purtroppo, abbiamo vissuto in un mondo in cui il tempo è diventato tiranno. Quante volte abbiamo detto che il tempo ci ha mangiato, che ci ha fatto perdere l’autenticità delle relazioni. Almeno in questo tempo ritrovato, probabilmente abbiamo recuperato le relazioni più autentiche e più profonde.
Io dico che, nonostante tutto, il Coronavirus deve costringerci a ripensare al nostro sistema di vita. Perché, vedete, il Coronavirus ha destabilizzato anche un sistema di pensiero economico-finanziario, ha evidenziato contraddizioni sociali. Ne evidenzio una su tutte: gli studenti hanno fatto lezione attraverso la didattica digitale ma mi risulta (perché siamo intervenuti noi anche come Diocesi, attraverso un progetto che si chiama “L’appetito vien studiando”, con i bambini del centro storico della nostra Cassano) che non tutti i bambini potessero accedervi. Forse lo davamo per scontato perché sappiamo che tutti hanno il cellulare, ma non hanno il tablet, non hanno il computer. Voglio evidenziare come il Coronavirus ha puntualizzato contraddizioni sociali. C’è sempre qualcuno che è più uguale degli altri, c’è sempre qualcuno che è più disuguale degli altri. Mi viene in mente ciò che diceva don Lorenzo Milani: «Non si possono fare parti uguali tra disuguali».
Voglio fare due auguri. Il termine Pasqua viene dall’aramaico peṣḥā – “passaggio”, “oltrepassare” –: io mi auguro che questa Pasqua, nonostante tutto, segni un passaggio, un cambiamento di mentalità, un cambiamento di sguardo sulla vita, generi almeno un welfare di giustizia, di opportunità per tutti. Una sanità che non può essere sempre continuamente smantellata a causa di politiche di austerity, perché il diritto alla saluta non può essere alienato o alienabile, o frustrato. Mi auguro che questa Pasqua per i cristiani segni il passaggio dall’oscurità alla luce, dal Peccato alla Grazia. Mi auguro che sia una Pasqua di cambiamento. Ma un cambiamento reale, oggettivo. E allora a voi tutti mi permetto di dire, non conoscendovi tutti, ma guardandovi negli occhi (anche se non lo posso fare) e chiamandovi per nome, con le parole di San Serafino di Sarov dico a ciascuno e a ciascuna di voi: «Gioia mia, Cristo è risorto anche per voi». E mi auguro che queste parole siano per tutti di incoraggiamento e di consolazione.
***
Carissime e Carissimi,
il tempo che stiamo vivendo mi ha imposto di ridisegnare i canali comunicativi, per inviarvi un messaggio di auguri per la Santa Pasqua. Mi sono affidato alla tecnologia, ai media, canalizzando tutto il mio affetto e i miei pensieri, in questi mezzi, affinché sentiate tutto il mio calore, fin dentro le vostre case. L’isolamento sociale che stiamo subendo, è ben diverso dall’isolamento umano, quest’ultimo è fatto non solo di contatto fisico ma, soprattutto di pensiero, di cura, di solidarietà e di altruismo. Si dispiega, in questo senso dell’umano, tutta la Resurrezione che come cristiani stiamo vivendo e siamo chiamati a vivere, sul modello di Gesù. Come pastore, mi sento di avere, in un pezzo di cuore, sorgente delle mie preghiere, un pensiero per tutte quelle donne e quegli uomini, che ci stanno guidando verso quella che sarà la nostra nuova nascita. Ringrazio tutti i medici, tutti gli infermieri, tutto il personale sociosanitario, che in queste ore è impegnato senza sosta, nella lotta contro questo nemico invisibile. Ringrazio i sindaci, le forze dell’ordine i volontari, i lavoratori che tengono in piedi, con sacrificio ed abnegazione, la nostra economia. Ringrazio tutti voi, investiti da grande senso di corresponsabilità, che avete trovato, tra le mura delle vostre case, quella forza per risaldare i legami, per impastare il pane della famiglia, per abbandonarvi nella preghiera della consolazione. Non siete comparse, in questa lotta, siete anche voi, nella semplicità della vostra obbedienza, una Resurrezione, attori di una nuova futura creazione, la celebrazione di una condivisione che è fatta di solidarietà e di mancanza e che ci renderà pronti ad affrontare un avvenire migliore.
La Resurrezione di Gesù, la pietra angolare della nostra storia di Cristiani, di uomini e donne uniti nel sangue di Cristo, ci insegna che l’amore di Dio può far rifiorire il deserto che abbiamo nel cuore e con questa speranza, voglio augurarmi che nessuna preoccupazione, nemmeno questa del Coronavirus, cresca, come diceva Madre Teresa, «fino al punto di farti dimenticare la gioia di Cristo Risorto».

Francesco Savino †
vescovo di Cassano allo Jonio

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