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Lamezia, apre (tra le polemiche) la saletta Covid

Sabato il primo paziente è stato trasportato al primo piano, ex reparto di Otorino. Qui si aspettano i risultati dei tamponi. Ma c’è chi ritiene che l’area non sia ancora attrezzata. Mentre gli osp…

Pubblicato il: 12/04/2020 – 19:32
Lamezia, apre (tra le polemiche) la saletta Covid

di Alessia Truzzolillo
LAMEZIA TERME
C’è chi costruisce un ospedale in dieci giorni e chi ha bisogno di un mese per allestire una saletta di attesa, con quattro posti letto, per i sospetti contagiati Covid-19. Meglio tardi che mai verrebbe da dire. Meglio un letto comodo che una barella provvisoria nell’ex saletta codici bianchi, o nella saletta di radiologia, o, peggio ancora, in un corridoio. Come è accaduto, due giorni fa, a una signora di 91 anni che dalle sei del mattino ha aspettato fino alle 21 del giorno dopo (36 ore circa) che arrivasse da Catanzaro il risultato, per fortuna negativo, del tampone per sospetto coronavirus.
PRIMI RICOVERI E PERPLESSITA’ Sabato il primo paziente, un signore ottantenne, è stato trasportato al primo piano, nella saletta di attesa Covid-19, ex reparto Otorino, in attesa che arrivi il risultato del tampone. Eppure c’è chi avrebbe scommesso che quest’area, nonostante il personale fosse stato già reperito, non sarebbe mai entrata in funzione. Il giorno prima c’era stata una ricognizione che aveva rilevato criticità: mancano le prese per fare un elettrocardiogramma, mancano le prese per i bocchettoni dell’ossigeno, le distanze tra i bagni non sono a norma, mancano i campanelli d’allarme ai lati del letto. Se ne parla dopo Pasqua, forse. Un tira e molla tra la task force interna all’ospedale e alcuni primari e medici. Ieri pare che, dopo qualche insistenza, il nonnino sia stato trasportato al primo piano. Il personale che lavora in questa sala d’attesa per sospetti Covid è personale dell’ospedale di Lamezia, reperito da reparti che, in questo particolare periodo, hanno meno carico di lavoro del Pronto soccorso che rischia, invece, di collassare su se stesso. E da qui nascono, infatti, i mugugni sull’apertura della saletta al primo piano. Perché i medici impiegati nella saletta Covid fanno turni dal lunedì al venerdì e solo di giorno. Le notti e i giorni feriali toccano ai medici del Pronto soccorso, che attualmente sono tre a turno (compreso il medico che è assegnato all’ex reparto Osservazione breve intensiva dove oggi arrivano i codici rossi sospetti Covid-19). E questa gestione dei turni dei medici pare non piaccia ai responsabili del Pronto soccorso che oggi è l’unico reparto a fronteggiare l’arrivo di sospetti contagi grazie al titanico lavoro degli infermieri. Senza contare, poi, la presenza degli operatori socio sanitari. Nella saletta ne sono stati previsti quattro ma pare che due abbiano la delibera per fare solo le mattine. Già nel giorno di Pasqua sono stati utilizzati gli oss del Pronto soccorso. E ci si chiede che la cosa si cristallizzerà così, divenendo massacrante per medici e oss del Pronto soccorso, o se è una situazione temporanea. Insomma, questa saletta per Covid è una soluzione o un castello di carte?
IL LAVORO DEGLI INFERMIERI Un parafulmine per un territorio – tra Lamezia e il comprensorio – di 140mila anime. Sono gli infermieri che stanno nella tenda pre- triage, prendono i tamponi, spostano i pazienti. Nel Pronto soccorso, vista la sua natura di reparto di emergenza, non è prevista la distribuzione di pasti o acqua. Sono sempre gli infermieri a provvedere, a volte a improvvisare. Quando un paziente chiede acqua sono loro che, con i propri soldi, vanno al distributore a reperire l’acqua. Ma che fine hanno fatto le 87 persone, tra infermieri e operatori socio sanitari, che dovevano essere immesse come forze nuove, con un contratto a tempo determinato di sei mesi, negli ospedali dell’Asp di Catanzaro? Nessuno ne sa niente. Si dice, si aspetta. Intanto corre voce che 5 infermieri e 8 oss siano stati “dirottati” al Mater Domini di Germaneto, il policlinico universitario che si è accollato, sempre dopo un estenuante tira e molla, 40 pazienti provenienti dalla residenza sanitaria assistenziale (Ras) di Chiaravalle. Quando si è diffusa la notizia del focolaio d’epidemia nella Ras il dipartimento Tutela della Salute aveva proposto all’Asp di Catanzaro, di trasferire parte dei pazienti positivi nell’ospedale di Lamezia che pure era stato tagliato fuori, dalla stessa Regione, dalla rete dei Covid-19 nella quale era stato inserito, invece, l’ospedale di Tropea. Il 30 marzo la task force dell’ospedale di Lamezia dà parere negativo all’arrivo degli anziani positivi: non ci sono sufficienti dispositivi di protezione individuale. Ma non solo. Manca il personale per accudire anziani ultraottantenni con patologie pregresse i quali si trovavano in una Ras proprio perché necessitano di assistenza 24 ore su 24. È già un miracolo che nei giorni scorsi il risultato dei tamponi sul personale del Pronto soccorso abbia dato esito negativo per tutti.
IN ATTESA DAL 26 MARZO Eppure sono datate 26 marzo le delibere 172/173 con le quali è stato indetto l’avviso della manifestazione di interesse per il reclutamento a tempo determinato di 54 infermieri e 33 oss da distribuire tra Lamezia, Soverato e Soveria Mannelli: 30 infermieri e 18 oss per Lamezia, 18 infermieri e 10 oss per Soverato e 6 infermieri e 5 oss per Soveria Mannelli. Così avevano stabilito la terna commissariale Latella, Tancredi, Gullì e il direttore sanitario Ilario Lazzaro. Di certo fino a sabato santo nessun ospedale aveva ricevuto questa iniezione di forze. Intanto in piena emergenza i tempi diventano biblici. Per i codici rossi l’attesa per avere il risultato del tampone è di svariate ore, durante le quali è il Pronto soccorso che deve gestire il paziente nell’ex saletta Obi. Per chi presenta criticità, o è sintomatico, ma non è codice rosso, l’attesa dei risultati dal Pugliese Ciaccio di Catanzaro, varia dalle 24 alle 48 ore, tempo che i pazienti devono trascorrere nella saletta al primo piano, ex  reparto di Otorino (con buona pace delle valutazioni discordanti tra la task force e alcuni medici). Ci sono quattro posti e si conta sulla fortuna e sul fatto che il numero dei degenti non aumenti. Ma, con i tempi tecnici che si allungano all’infinito, tutto il Pronto soccorso diventa reparto Covid. E Lamezia sul tema sanità non ha né rappresentanti politici capaci di alzare la voce, né responsabili capaci di denunciare quello che non va, né santi in Paradiso. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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