LAMEZIA TERME Una delle emergenze derivanti dalla pandemia da Covid-19 che il Paese ha dovuto affrontare – fra le tante – è stato il reperimento dei farmaci per la terapia intensiva. Un aumento della richiesta rispetto alle produzioni che ha mandato il tilt il sistema.
L’argomento è stato affrontato nel corso del talk show 20.20, condotto da Danilo Monteleone e Ugo Floro, andato in onda mercoledì 15 aprile su L’Altro Corriere Tv. Ai loro microfoni, seppur in remoto – fra gli altri ospiti della puntata – Enrique Häusermann, presidente di Assogenerici, l’Associazione Nazionale Industrie Farmaci Generici e Biosimilari.
Häusermann inizialmente ha chiarito i problemi sorti nella fase di approvvigionamento che ha visto i cosiddetti farmaci “generici” «in prima linea perché la totalità delle cure in terapia intensiva sono farmaci a brevetto scaduto, quindi tutti equivalenti».
«Il sistema è andato in crisi perché a fronte di una produzione con una domanda-offerta senza grandi picchi è poi esplosa a causa del coronavirus. E non tutte le aziende – spiega il presidente di Assogenerici – sono state in grado di tamponare la richiesta, a volte, anche decuplicata. A quel punto è stata costituita una unità di crisi fra industria farmaceutica e agenzia del farmaco utile a monitorare la richiesta a livello nazionale. Successivamente le aziende hanno iniziato a incrementare la produzione di prodotti critici, anestetici e miorilassanti, molto richiesti nelle terapie intensive ospedaliere. Anche a livello europeo è stata creata, sempre nell’ambito della produzione farmaceutica, una struttura ad ombrello per coordinare le produzioni fra le aziende nei vari Paesi. Per massimizzare il sistema, le aziende si sono concentrate a produrre un farmaco piuttosto che un altro, in modo tale da aumentare unitariamente le produzioni».
Per Enrique Häusermann, un altro problema è stato causato dalla «frammentazione, dallo sbilanciamento e dalle disuguaglianze del sistema sanitario italiano».
«Occorre una regia concentrata e concertata da parte dell’Agenzia del farmaco e del Ministero della Salute affinché non si creino disparità territoriali. Solo così tutte le regioni potranno essere trattate allo stesso modo, evitando anche la corsa agli accaparramenti. Ma sarà necessario un nuovo modo di affrontare gli investimenti produttivi, perché una futura emergenza non ci trovi più in affanno. Dobbiamo iniziare a prevedere le mosse, centralizzando la produzione della farmaceutica ospedaliera, perché quella territoriale non ha problemi».
La fase emergenziale ha “scoperto” altri nervi del sistema sanitario, come quelli nel settore dei dispositivi protettivi – mascherine, tute e occhiali – e dei ventilatori polmonari. «In effetti la crisi nella produzione dei dispositivi – specifica ancora Häusermann – è deflagrata in tutta la sua grandezza per una questione economica: all’estero conviene produrre più che in Italia. Ma anche da noi qualche azienda deve farsi carico di quel tipo di produzioni con sovvenzioni statali per fronteggiare le emergenze. Nel caso dei farmaci, invece, il 90% delle produzioni per le terapie intensive avviene in Italia. Ciò che manca – termina il presidente di Assogenerici, l’Associazione Nazionale Industrie Farmaci Generici e Biosimilari – è la programmazione per attenuare una domanda improvvisa come sta avvenendo in queste settimane».
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