ROMA Istituire un Registro nazionale delle lesioni agli arti inferiori simili a geloni “erythema pernio-like” in età pediatrica in relazione al Covid-19. Lo chiedono vari medici in una lettera indirizzata al ministro della Salute e al presidente dell’Istituto superiore di sanità. La richiesta è frutto anche di una ricerca di un team di 5 esperti attenzionata a livello internazionale. Tra questi spiccano i nomi dei calabresi Luigi Promenzio, Direttore Ortopedia Pediatrica VSFC- Catanzaro e Federico Longhini Docente di Anestesiologia e Rianimazione UMG- Catanzaro. Completano l’elenco dei firmatari Fabio Arcangeli (docente di Dermatologia Pediatrica Clinica e Sperimentale, Università Guglielmo Marconi Roma), Elisabetta Cortis (Unità Reumatologia Ospedale Sant’Eugenio di Roma), Elisa Sama (dermatologa pediatrica, Cesena).
«A partire dalla fine del marzo scorso, dopo un mese dal primo caso accertato di Covid-19, le segnalazioni, soprattutto da parte di pediatri di tutta Italia, di lesioni di questo tipo in bambini asintomatici (alcuni alcuni post sindrome parainfluenzale, altri con un genitore Covid-19 positivo, molti altri ancora senza legami evidenti con la viremia) hanno raggiunto dimensioni torrenziali. Così in Francia, tanto che Luc Sulimovic, presidente del sindacato dei dermatologi francesi – si legge nella lettera – ha deciso di lanciare l’allarme per l’aumento delle lesioni dalle stesse caratteristiche in età pediatrica nel paese transalpino. Nel frattempo, da Whuan, si pubblica il report su (adulti) con uguali lesioni sulle dita dei piedi, in terapia intensiva per Covid-19. Casi vengono descritti in Italia, ma senza comprensibilmente la certificazione della causa Covid-19».
Per questo, sottolineano gli esperti, «abbiamo chiesto all’Iss di innalzare il livello di guardia sulla questione. Quadri clinici sovrapponibili vengono ormai quotidianamente segnalati in tutto il mondo». A seguito della «nostra segnalazione all’Iss, lo stesso monito viene rilanciato da un’autorevole piattaforma di dermatologia spagnola».
Queste caratteristiche lesioni colpiscono la popolazione pediatrica ed in età adolescenziale. Si accompagnano spesso a dolore e prurito ed evolvono nell’arco di due-tre settimane verso l’autorisoluzione. Se tali lesioni «dovessero essere, nel futuro più imminente, correlate a Covid-19, sarebbero da considerare manifestazioni di notevole valore clinico della stessa infezione, posta la sostanziale asintomaticità della stessa nell’età evolutiva e il contestuale potenziale di contagiosità», affermano gli esperti.
«Vogliamo però dissuadere da qualsiasi forma di allarmismo ingiustificato. È da chiarire quindi che – afferma Luigi Promenzio, tra i firmatari della lettera – è totalmente fuorviante pensare che ogni macchia della pelle sia per Covid-19. Le famiglie devono stare tranquille: la rete pediatrica italiana è tra le migliori al mondo, funziona, ed è proprio per questo che riesce a monitorare sul campo variazioni di prevalenze di casi rispetto al normale».
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