CATANZARO «Anche in Calabria come in tutta Italia, purtroppo, la pandemia da coronavirus sta scoperchiando in modo drammatico la pentola di un sistema che ha fatto crescere a dismisura la sanità privata rispetto a quella pubblica. Ciò senza che ai cittadini fossero realmente garantite prestazioni di qualità, ma anzi, in molti casi, rivelando, soprattutto nei giorni del contagio, quanto meno impreparazione e approssimazione, sottovalutazione dei problemi, carenze nella protezione del personale e dei ricoverati, forse anche tentativi di nascondere realtà che è peraltro impossibile occultare». È quanto afferma, in una nota, il segretario generale della Cisl calabrese, Tonino Russo. «Mentre ci auguriamo – prosegue Russo – che dieci anni di fallimentare commissariamento della sanità regionale siano sufficienti per riconsiderare la questione del management e andando oltre specifiche vicende che hanno visto finanche un pasticcio sui tamponi, è evidente che è giunto il momento di fare chiarezza. Bisogna cambiare finalmente un sistema che ha garantito enormi risorse pubbliche alla proprietà di strutture convenzionate, senza verifiche costanti delle condizioni in cui queste operavano e in un contesto in cui il proliferare del privato è spesso in concorrenza con il pubblico e non complementare ad esso».
«È tempo, dunque – sostiene Russo – di recuperare il deficit qualitativo della sanità nella nostra regione per rimettere ordine e operare una vera e complessiva ristrutturazione del sistema, riqualificando il pubblico e pretendendo dal privato il pieno rispetto delle convenzioni. È il momento di cogliere le opportunità che si aprono riguardo alle risorse, a cominciare dall’impegno del Governo per la rimodulazione, in chiave anti-crisi e di concerto con le Regioni, di parte delle risorse non spese dei Fondi strutturali in scadenza. Come ha evidenziato il segretario generale aggiunto della Cisl Luigi Sbarra dopo un recentissimo incontro con il ministro Provenzano, infatti, la flessibilità concessa dalla Commissione Europea libera circa 10 miliardi che possono essere utilizzati anche per investimenti nella Sanità: certo non per alimentare inefficienze e riserve di caccia, ma per la rinascita di un sistema che rivela quotidianamente le sue fragilità e che in questi giorni fa emergere con più evidenza le sue falle, a cominciare dalla confusione su chi decide cosa e sulle scelte dei diversi attori istituzionali».
«Ci sono, inoltre – sostiene ancora Russo – domande alle quali sarà necessario dare risposta: sono rispettati, nelle Rsa e nelle altre strutture convenzionate, gli standard di qualità richiesti per le prestazioni? Sono rispettati i diritti del personale? È assicurata dappertutto, all’interno di queste strutture, l’agibilità delle rappresentanze organizzate dei lavoratori? Quali tipologie contrattuali sono applicate? Sono solo alcuni degli interrogativi che emergono con maggiore forza in questi giorni e che non possono più essere elusi. La Cisl non è “contro” la sanità convenzionata. Ma siamo “per” un sistema sanitario integrato, che risponda nelle diverse aree della regione ai bisogni delle persone e non lasci, nel quadro di una programmazione complessiva, zone scoperte, prive di servizi essenziali. L’emergenza Covid-19 ci sta impartendo una dura lezione della quale è più che mai necessario fare tesoro».
x
x