LAMEZIA TERME I dati sono «spaventosi», scongiurare le ripercussioni della crisi sarà impossibile. Alessandro Nucara, direttore generale di Federalberghi lo spiega ai microfoni de L’Altro Corriere Tv. «Continua a operare un numero limitatissimo di strutture – dice –, che noi stimiamo attorno al 2% del mercato. Sono impegnate in attività di servizio pubblico essenziale come l’assistenza al personale sanitario degli ospedali che non vuole tornare a casa dopo una giornata a contatto con persone a rischio contagio, accoglienza di persone in isolamento domiciliare, forze dell’ordine». Poi analizza la prospettiva: «Il dato è spaventoso, la stima non è nostra ma di Unioncamere e la consideriamo assolutamente attendibile: quest’anno gli alberghi italiani perderanno il 73% del fatturato, almeno 14 miliardi». Riguardo alle possibilità di un recupero della clientela dall’estero, il manager ritiene che ci sia «poco da fare nell’immediato: altri Paesi sono entrati nel picco dopo di noi e ne usciranno dopo, non è detto poi che l’Italia non chiuda le frontiere». Anche riguardo alla clientela italiana le attese non virano all’ottimismo. «Ci saranno meno ferie da utilizzare, meno danari da spendere. È vero che gli italiani non andranno all’estero, ma faranno meno vacanze». Per Nucara «i provvedimenti varati dal governo sono utili ma insufficienti, non bastano» a un settore costretto anche a confrontarsi con la necessità di trovare «protocolli che garantiscano il massimo della sicurezza e della tranquillità, senza però trasformare gli alberghi in ospedali». Si parla molto di ripartenza. E Federalberghi spera che «si tenga in considerazione che il settore del turismo è quello che sta subendo i danni maggiori e per ultimo uscirà dalla crisi. Speriamo che si ragioni su finanziamenti a fondo perduto. Giorni fa abbiamo sentito parlare di una mancia da mille euro che non serve a nessuno. Bisogna distinguere tra chi va aiutato di più e chi può uscire dalla crisi anche con il solo prestito».
C’è poi, un altro aspetto preoccupante: «Speriamo non vengano introdotti inutili interventi di differenziazione. Faccio un esempio: ci hanno indicato due misure fondamentali nell’approccio al Coronavirus, lavarsi le mani e mantenere la distanza sociale. Ieri abbiamo scoperto che, dopo che per settimane si è indicata in un metro la distanza da mantenere, la Toscana ha deciso che è di 1,80 metri. Non può essere che ci siano differenze di questo tipo».
«Così come c’è stata una chiusura graduale ci possono essere motivi tecnici che inducano a una riapertura graduale – dice ancora Nucara –. Ma bisogna essere lineari e non creare paradossi: se la Calabria apre, i calabresi potranno muoversi? Dal nostro punto di vista questo cambia molto. Le differenziazioni devono essere basate su interventi oggettivi».
LE PREOCCUPAZIONI DEI BALNEARI Antonio Giannotti, presidente del Sindacato italiano balneari Calabria di Confcommercio, spiega che «i nostri timori sono più consistenti che nelle altre regioni, 700 chilometri di coste e migliaia di operatori balneari». Le questioni aperte sono molte. «Ogni giorno siamo in contatto con il ministero della Salute e il sindacato nazionale per capire l’evolversi della situazione, abbiamo chiesto linee guida chiare. Senza queste non sappiamo come accogliere i turisti e fare la sistemazione dello stabilimento balneare: non sappiamo neanche se aprire o meno». Il nodo, tra gli altri, è la gestione del distanziamento: «È un primo problema da affrontare, poi c’è la sanificazione. Sarà un’estate con grandi problemi economici a livello di entrate, ma questo non toglie che ci metteremo a disposizione dello Stato e della Regione, siamo disponibili ad aperture». Il “ricalcolo” delle distanze andrà «a ridurre del 60% l’area disponibile per ombrelloni e sdraio» ma la priorità sono le concessioni. «Da un anno e 3 mesi esiste la legge 145 che estende i titoli concessori esistenti per 15 anni. Ringraziamo la presidente Santelli per la sensibilità che ha avuto verso questo comparto fin dai primi giorni, però i concessionari non possono iniziare un’estate senza avere la garanzia di questi 15 anni. La Regione, con una legge o con una delibera di giunta deve recepire in pieno l’estensione e ordinarla ai comuni, altrimenti lo può fare d’imperio. Questo è un punto imprescindibile, senza questo titolo non si può affrontare nessuna ipotesi di impegno imprenditoriale. Sul demanio marittimo ci sono stabilimenti balneari, campeggi, alberghi: è l’ossatura della nostra economia regionale».
La puntata del talk 20.20, condotto da Danilo Monteleone e Ugo Floro, è andato in onda lunedì sera alle 21 su l’Altro Corriere Tv, canale 211 del digitale terrestre. Tra gli ospiti anche Nicola Irto, consigliere regionale del Pd.
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