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«La fuga dei cervelli figlia del malaffare in Calabria»

di Franco Scrima*

Pubblicato il: 20/04/2020 – 10:09
«La fuga dei cervelli figlia del malaffare in Calabria»

Intanto che in Italia si continua a discutere su cosa fare per fermare le minacce del “Coronavirus”, al di là della Manica, a Londra, un giovane medico calabrese, Luigi Camporota, di Catanzaro, in meno di dieci giorni rimanda al n. 10 di Downing Street un illustre paziente, il capo del Governo inglese Boris Johnson colpito dalla pandemia. La notizia fa il giro del mondo e raggiunge anche il capoluogo della Calabria, città nella quale Luigi Camporota è nato e si è laureato.
Ho un ricordo sbiadito del professor Camporota nonostante le nostre abitazioni siano distanti una decina di metri l’una dall’altra. Conosco sua madre, professoressa e il fratello con il quale ho un buon rapporto di amicizia.
Ho appreso da comuni amici, prima che i giornali riportassero con titoloni il suo nome, che lo specialista, considerato in ambienti londinesi «un’eccellenza nel campo della terapia intensiva e della cura di malattie respiratorie», che aveva avuto in cura il politico più potente d’Inghilterra, era un calabrese di Catanzaro. Ed ho anche appreso che a Londra Luigi Camporota si è recato dopo la laurea, conseguita a pieni voti nell’Università “Magna Grecia” di Catanzaro perché vincitore di un dottorato di ricerca; e che a Londra è rimasto trattenuto dalla Comunità scientifica del Dipartimento di terapia intensiva del “Guy’s-St Thomas Insititute”. Una carriera brillante nata sin da quand’era adolescente, dal suo amore per la medicina e, successivamente indirizzata verso le malattie dell’apparato respiratorio forse anche a seguito della morte del padre ammalatosi di una patologia respiratorio.
Anche nell’Università di Catanzaro, Camporota ha lasciato un ottimo ricordo. Tutt’oggi ne parlano come di uno studente modello e lo considerano tra i massimi esperti mondiali dell’apparato respiratorio. Ancora oggi il prof. Camporota è motivo d’orgoglio per l’Università della Calabria, per Catanzaro e per la Calabria tutta che si chiede perché mai un luminare come Camporota, e come lui tanti altri, siano stati costretti a lasciare il loro Paese per avere riconosciuta la professionalità. Perché in Calabria tutto sembra essere difficile, se non addirittura impossibile? Forse perché prevale quel sentimento perverso un po’ generalizzato, che nessuno confessa; quel modo di crogiolarsi nella pigrizia, nel sentimento che sfocia nella gelosia e che si chiama invidia. Sarebbe da considerare un risultato importante se tutti quanti, e ancora meglio tutti coloro che occupano livelli apicali nelle amministrazioni pubbliche e anche quanti hanno governato e governano la Calabria ci chiedessimo perché, il prof. Camporota, e come lui tante altre eccellenze, sia stato costretto a lasciare la Calabria per poter avere riconosciuti i propri meriti e la propria personalità.
In Italia, purtroppo, clientela e raccomandazione prevalgono su ogni cosa. Non c’è settore immune: sanità, istruzione, giustizia, edilizia, sociale. Ogni ambito ha la sua cricca. E poi ci sono le organizzazioni mafiose che, spinte dal progresso sociale, alla lupara preferiscono le bustarelle per convincere gli indecisi. La fotografia della mazzetta italiana è impietosa: da Nord a Sud si pratica con disinvoltura. Bisogna ancora percorrere molta strada prima di comprendere l’importanza e il valore dell’onestà, unica “fonte” che può alimentare il progresso civile.
*giornalista

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