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Centro Covid di Rossano, coperta corta fra ordini di servizio e carenze

Il “nascente” reparto antivirus sta scoprendo tutti i nervi della pianta organica. Cooptati cardiologi e medici dal Pronto soccorso mentre la politica locale minaccia di rivolgersi alla Procura del…

Pubblicato il: 21/04/2020 – 16:27
Centro Covid di Rossano, coperta corta fra ordini di servizio e carenze

di Luca Latella
CORIGLIANO ROSSANO La sanità a queste latitudini sembra un po’ la coperta di Linus. Infonde sicurezza e insicurezza allo stesso tempo ed è corta, troppo corta. Come quella che i vertici aziendali ed ospedalieri dello spoke di Corigliano Rossano, vorrebbero tirare da una parte per coprire le esigenze del centro Covid, per poi scoprire altri reparti.
Gli stabilimenti ospedalieri di Rossano e Corigliano, da tempo immemore ormai sono ridotti all’osso in termini di personale. Sulla carta mancano almeno sessanta medici, eppure lo spoke, “tira a campare” grazie all’impegno, al cuore e la passione ed allo stakanovismo del personale medico e infermieristico.
Il nascente centro Covid a Rossano, non sta facendo altro che acuire da una parte gli atavici problemi di personale e ridurre, dall’altra, il raggio d’azione della coperta. La Tac Covid, arrivata al Giannettasio nei giorni scorsi, rimane imballata in una stanza nella quale pare ci siano problemi di solaio e con la porta d’ingresso fuori dal percorso dedicato. In più la direzione sanitaria avrebbe emesso degli ordini di servizio per alcuni cardiologi e medici del pronto soccorso da “cooptare” al Centro Covid. Ed è soprattutto al pronto soccorso che la coperta rischia di essere ancora più corta perché tra i nove medici originari a disposizione, se due saranno trasferiti al reparto antivirus, quattro sono esonerati da tempo, in servizio a Rossano rimarrebbero in tre con l’impossibilità di coprire il servizio continuativo 24 ore su 24. Senza contare che il pronto soccorso di Corigliano, dal canto suo, rischia sempre la chiusura per il medesimo problema. In tutto questo il primario che gestisce i due pronto soccorso, Natale Straface, si dice pronto a gettare la spugna ed a scrivere al Prefetto, come già accaduto nei mesi scorsi.
Insomma, nell’istituendo reparto saranno pure arrivati i lettini e la Tac – ancora imballata – ma senza “uomini” sembra impossibile aprire ai ricoveri. Già nei giorni scorsi la direzione sanitaria aveva emesso un avviso per reclutare gli infermieri all’interno dello spoke, provando a puntare sui “volontari” mentre ad oggi, degli pneumologi in arrivo per decreto firmato dall’Azienda sanitaria provinciale (qui la notizia), nemmeno l’ombra.
«SI RECLUTI PERSONALE, O CHI DI DOVERE SI DIMETTA» In tutto questo, buona parte della politica locale – a parte le maggioranze di governo cittadino – è in subbuglio. Il dirigente nazionale di Fratelli d’Italia, Ernesto Rapani, sbandiera addirittura di ricorrere alla Procura della Repubblica qualora il Centro Covid non dovesse essere istituito con tutti i crismi e punta l’indice contro la direzione sanitaria. «Invitiamo qualcuno che agisce in barba alle disposizioni ministeriali – tuona Rapani – che vorrebbe trasferire specialisti quali i cardiologi, emettendo ordini di servizio ed imponendo prestazioni nell’istituendo centro, a darsi da fare a reclutare personale adeguato nei numeri e nelle specializzazioni, se ne è capace. Altrimenti potrà tranquillamente dimettersi».
«RIFIUTIAMO LA FREGATURA» «La nascita di questa inutile struttura doveva portare al Giannettasio nuovi medici. Invece è “arrivata” la Pneumologia Covid-19 e per questo si svuota la Cardiologia e si sguarnisce il Pronto Soccorso: a Corigliano- Rossano è vietato ammalarsiı», aggiungono i consiglieri di minoranza Gino Promenzio, Rosellina Madeo, Aldo Zagarese e Francesco Madeo, che poi definiscono Corigliano Rossano come «l’Etiopia colonizzata».
«Da Cosenza – insistono –  forse valutata la grande quantità di quattrini e l’opportunità di assunzioni, qualcuno decide che tutto sommato trasformare lo Spoke di Rossano in un sicuro centro Covid-19 all’avanguardia sarebbe stata cosa semplicissima. E quindi, con la complicità della dirigenza sanitaria locale, si avvia una operazione fuori luogo e fuori tempo». E con Stasi il «garante».
«La totale inesperienza, la non conoscenza della gestione della salute sul territorio e qualche (cattivo) consigliere – proseguono Madeo, Promenzio Zagarese e Madeo – hanno fatto in modo che il primo cittadino abboccasse all’amo delle vuote promesse future, facendogli abbandonare ogni giusta e concreta rivendicazione per i reparti che, tra Corigliano e Rossano esistono e vivono solo grazie a medici, infermieri operatori, che mettono a repentaglio la loro vita ogni giorno, per fornire salute all’utenza».
E come se tutto questo non bastasse, mentre «l’unità di terapia intensiva cardiologica è chiusa da quaranta gionri e nessuno provede a riaprirla, con un ordine di servizio del direttore Carino, oggi, si spostano ben quattro specialisti dal reparto di Cardiologia di Rossano per essere utilizzati nella nuova Pneumologia Covid-19 anche se era stato decretato che sarebbero arrivati da fuori».
In conclusione il gruppo di consiglieri di minoranza accenna ai documenti calati dalla finestra del Giannettasio (qui la notizia). «Questa follia, per come abbiamo visto nelle foto raccapriccianti di documenti calati dalla finestra del Giannettasio, sta determinando la paura di essere contagiati in ospedale. Già l’utenza è in forte calo. La gente inizia a temere di rivolgersi ad una struttura che viene colpevolmente sguarnita per far posto ad un inutile Polo in cui i malati Covid-19 e gli altri pazienti ordinari non hanno percorsi chiaramente distinti.  Una struttura, in cui chiaramente si rischierebbe di essere esposti (a partire dal personale) maggiormente al contagio».
Ecco perché è necessario «rifiutare immediatamente la fregatura che stiamo subendo, complice una politica succube e confusa, che determinerà l’immediata morte del Giannettasio e del Compagna; contrattare a schiena dritta, tutti insieme, il rafforzamento dei reparti esistenti e la riapertura di quelli chiusi efornire immediate e appropriate risposte alle domande di salute che vengono dal territorio, con la costituzione di reti epidemiologiche e di assistenza domiciliare». (l.latella@corrierecal.it)

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