di Pablo Petrasso
COSENZA Giulio Serra, ex consigliere regionale e ras politico di San Marco Argentano, ha combinato un danno (erariale) per i giudici della Corte dei conti. Con l’assistenza del suo vecchio capogruppo Antonino Rappoccio si è concesso rimborsi allegri che hanno scavato un piccolo cratere nei conti del consiglio regionale. Una sentenza ha stabilito che dovrà risarcire 13.560 euro (un quinto della somma complessiva di 67.800 euro, il resto tocca a Rappoccio). Come pagherà? Per certi paradossi che solo la politica può permettersi, Serra lo farà con i soldi dello stesso consiglio regionale, che preleverà un obolo di circa 600 euro al mese dal vitalizio, benefit concesso (sempre dal Consiglio) dopo la sua legislatura tra gli scranni dell’assemblea regionale e il raggiungimento dell’età minima per accedere al vitalizio. Il cerchio si chiude, la politica prende (questa volta troppo, almeno secondo i giudici) e restituisce, sempre con i soldi dei contribuenti.
Nel dettaglio, gli uffici hanno deliberato una «trattenuta di 1/5 dell’importo netto mensile dell’assegno vitalizio, pari a 602,50 euro, fino alla concorrenza di 14.607,85 euro, di cui 13.560,00 di quota capitale, 869,56 di rivalutazione monetaria (calcolata dalla data di percezione di ciascuna quota di rimborso fino alla data di pubblicazione della sentenza numero 238/2019), 169,33 per interessi legali maturati dal 29 maggio 2017 fino alla data dell’8 aprile 2020 ed 8,96 per spese di notifica».
Nella modalità scelta per il risarcimento non c’è nulla di illegittimo, per carità (semmai le illegittimità sono avvenute prima): quelli del vitalizio sono a tutti gli effetti soldi di Serra. Fa specie, però, che a rimetterci siano sempre i cittadini. Sia quando si finanziano le spese dei gruppi per finalità ritenute non istituzionali dai giudici, sia quando, per quelle illegittimità, si viene chiamati a pagare. E i colpevoli del danno restituiscono il maltolto utilizzando il benefit ottenuto dopo anni di pane e politica. In questo caso, Serra avrebbe commesso illeciti contabili nel corso del proprio mandato, e nel corso di quello stesso mandato si è guadagnato il reddito necessario a ripagare la Regione per quei rimborsi “allegri”.
I RIMBORSI “ALLEGRI” Serra e Rappoccio erano “titolari” di un gruppo composto solo da loro due. E il primo era chiamato a vigilare sulle spese del secondo. Nel dettaglio della sentenza della Corte dei conti si puntano i fari su alcune anomalie. Come le somme anticipate «per complessivi 21.450,57 euro, relative alle annualità 2011 e 2012, in assenza di qualunque documentazione giustificativa delle stesse», o i 23.300 euro consegnati a Rappoccio «a fronte di 9 ricevute fiscali per spese di ristorazione imprecisate sostenute da quest’ultimo». Oppure, ancora, «il rimborso di 14.469 euro, a fronte della presentazione di tre ricevute-fatture relative a “spese tipografia” emesse tra il settembre ed il dicembre 2011, senza che però in quel periodo vi fossero tornate elettorali nelle quali Rappoccio era candidato». Sempre nel 2011, poi, Rappoccio avrebbe documentato a Serra «ai fini del rimborso, una somma di 6.620 euro che avrebbe rimesso a una associazione denominata “Il Nodo di Ipazia”». Peccato che, sentita dagli inquirenti, la legale rappresentante dell’associazione «smentiva categoricamente di aver ricevuto la contribuzione». (p.petrasso@corrierecal.it)
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