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L'emergenza Covid può scippare miliardi alla Calabria

La Commissione europea ha approvato il regolamento che permette ai Paesi di spostare fondi tra Regioni. I fondi Ue destinati alla regione a rischio “scippo” ammonterebbero a circa 3 miliardi. Il di…

Pubblicato il: 21/04/2020 – 7:11
L'emergenza Covid può scippare miliardi alla Calabria

di Roberto De Santo
CATANZARO C’è un rischio che pende sulla testa della Calabria ed è legato alle risorse che potrebbe perdere in conseguenza dell’emergenza Covid-19. Un rischio tutt’altro che ipotetico e che il meccanismo avviato dalla Commissione europea rende anzi maledettamente reale. Soprattutto dopo che anche la Presidenza del Consiglio dei ministri ha già elaborato un documento specifico – denominato “L’Italia e la risposta al Covid-19” – per riutilizzare le risorse “liberate” da quel meccanismo per affrontare la crisi economica e sanitaria dovuta alla diffusione della pandemia in Italia.
IL REGOLAMENTO UE MODIFICATO Si tratta del meccanismo denominato “Iniziativa d’investimento in risposta al coronavirus” (Crii) e che mobilita fino a 37 miliardi di euro verso azioni legate alla crisi innescata dalla pandemia. L’obiettivo, specificatamente dichiarato da Elisa Ferreira e Nicolas Schmit commissari Ue, rispettivamente responsabili per la Coesione e l’occupazione, è quello di recuperare rapidamente liquidità dalle risorse già nella disponibilità dei Paesi per acquistare tutto il materiale medico necessario a garantire da un verso la sicurezza del personale sanitario – in prima linea sul fronte della lotta al Covid – e dall’altro dotare il sistema sanitario nazionale di apparecchiature, strutture, mezzi e personale. Con quelle risorse, inoltre, sempre secondo le indicazioni dei commissari, si vuole dare una risposta alla mancanza di liquidità del sistema delle piccole e medie imprese colpite dal lockdown seguito ai provvedimenti avviati dal Governo per arrestare il diffondersi della pandemia in Italia.
Il Crii si basa su due pilastri: un’iniezione di liquidità nelle casse dei governi da 8 miliardi di euro, e la riprogrammazione dei fondi europei già assegnati verso la risposta alla crisi. Ed è proprio questo secondo aspetto che tocca da vicino la nostra regione. Con il varo del Regolamento Ue 2020/460 – approvato dalla Commissione europea lo scorso 30 marzo ed operativo dal 1 aprile – quel pacchetto di interventi si è ampliato ed ha reso praticamente operativa la possibilità ai Paesi membri – tra cui ovviamente all’Italia – di riprogrammare le risorse strutturali già assegnate spostandole tra Regioni non più su motivazioni di Coesione territoriale ma sulla base della necessità di fronteggiare l’emergenza legata alla crisi economica e sanitaria scaturita dalla diffusione della pandemia.
L'”Iniziativa d’investimento in risposta al coronavirus Plus” (Crii+) introduce appunto questo meccanismo di flessibilità. Una flessibilità che prevede lo spostamento di risorse tra i tre fondi di coesione – Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), Fondo sociale europeo (Fse) e Fondo di coesione (Fdc) – ovvero il trasferimento di somme tra regioni ed infine lo spostamento di somme per concentrazione tematica. Ed è proprio la flessibilità tra aree territoriali a preoccupare particolarmente la Calabria soprattutto perché interessa quelle risorse della programmazione basata su fondi europei che le autorità regionali e gli enti locali non sono riusciti ad utilizzare.
Il sistema – consentito ora dal regolamento approvato a fine marzo da Bruxelles – permette di far transitare praticamente tutte le somme non vincolate dalla Calabria – come da ogni regione – alle aree dove il coronavirus ha provocato più danni. Tradotto significa uno scippo di somme verso le regioni del Nord.
IL DOCUMENTO DEL GOVERNO Una possibilità chiaramente prevista anche dal documento vergato dal dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica della Presidenza dei ministri. Citando appunto l’introduzione dei nuovi meccanismi previsti dal Regolamento Ue 2020/460 e nel pacchetto proposto il 2 aprile dalla Commissione nell’ambito del Crii+, i tecnici specificano dove e come procedere alla rimodulazione delle risorse. «Il complesso di tali modifiche – si legge in particolare nel documento – consente di cambiare i Programmi operativi senza l’autorizzazione della Commissione europea e senza l’apporto di variazioni negli Accordi di partenariato fino alla fine del periodo di programmazione. Sarà sufficiente la sola approvazione del Comitato di sorveglianza». Ma c’è di più, nello stesso documento si ipotizza di «assegnare alle Regioni del Centro-nord una dotazione aggiuntiva di risorse Fsc (Fondo di sviluppo e coesione) del ciclo 2014-2020» rimodulandole da quelle finora destinate al Sud. Con una promessa. «Le regioni meridionali – propongono dal dipartimento – in conseguenza di questo eventuale maggiore contributo all’emergenza Coronavirus saranno compensate con risorse Fsc del nuovo ciclo di programmazione 2021-27 da prevedersi nel prossimo Documento di economia e finanza e da definire nell’ambito della legge di Bilancio 2021». In altri termini si sottrarrebbero immediatamente ulteriori risorse al Sud – dunque anche alla Calabria – in attesa di tempi migliori.
LE RISORSE A RISCHIO Più complesso stabilire quante siano le risorse a rischio riprogrammazione – leggasi sottrazione – tra quelle già assegnate alla Calabria e che potrebbero prendere altre destinazioni. Sicuramente si tratta di cifre cospicue, che sommano le risorse provenienti dalle programmazioni regionali con fondi Ue – finora non utilizzate dalla Regione – a quelle che sarebbero dovute essere assegnate alla Calabria dalla programmazione nazionale sempre con risorse europee. Un rischio che paventa anche la Regione che nella relazione al Bilancio di previsione 2020 cita espressamente quella possibile perdita di risorse. «Occorre vigilare attentamente – scrivono i tecnici del dipartimento regionale al Bilancio – poiché si corre il rischio, in presenza di una perdurante chiusura dell’Europa sulla possibilità di fronteggiare la crisi con ulteriore ricorso al debito, che possa aprirsi la “caccia” ai fondi della programmazione unitaria non impegnati, da dirottare sull’emergenza, superando anche il nodo politico legato alla geografia del loro utilizzo. Oggi, gran parte di queste risorse è destinata al Sud, destinatario dei fondi per la Coesione, ma mediamente più lento nella spesa effettiva, mentre gli ammortizzatori sociali da finanziare e le categorie economiche da indennizzare si concentrano soprattutto al Nord». Da qui l’ammonimento. «La Calabria non può fare a meno di queste risorse. Senza un programma deciso di investimenti e di aiuti mirati anche attraverso la rimodulazione e l’accelerazione dell’utilizzo di tali risorse, la ripartenza potrebbe diventare un miraggio». E citando le risorse a rischio, i tecnici stimano in circa 2,8 miliardi di euro dei fondi pluriennali 2020-23 destinati alla Calabria che potrebbero finire nel mirino del Governo. Sono quelle risorse che «non registrano obbligazioni giuridicamente vincolanti».
Scendendo nel particolare si tratta di 1.963,88 milioni di euro per il 2020, 485,50 milioni per il 2021, 252,81 milioni per il 2022 e 106,69 milioni per il 2023. Risorse non ancora utilizzate e che provengono dagli Accordi di programma quadro (2000-06 e 2007-2013), da Fondi di sviluppo e coesione 2014-2020 così come dalla programmazione plurifondo Fesr-Fse 2017-2020 e dal Pac sia del 2007-2013 sia da quello successivo.
Un conto delle risorse “recuperabili” lo fa anche il documento della Presidenza del Consiglio dei ministri. In particolare i tecnici del dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica di Palazzo Chigi, calcolano i soldi in conto Fesr e Fse destinati alla Calabria e non ancora spesi pari a circa 1,7 miliardi di euro (per l’esattezza 1.680.807.179). Anche se tengono a precisare che «da tale importo vanno detratte le risorse già impegnate». E dunque: «Il calcolo preciso – si legge nel documento – sarà disponibile solo dopo una attenta revisione di tutti i programmi». A queste somme che si riferiscono solo al Programma operativo regionale, vanno comunque aggiunte le risorse “prelevabili” dal Fondo di sviluppo e coesione (Fsc).
Senza contare che nel documento si fa riferimento anche alla proposta di sospensione della regola di destinazione del 34% degli investimenti a valere su risorse ordinarie al Sud. «Possibile emendamento – si legge testualmente nel documento – per modificare la clausola di riequilibrio territoriale nella destinazione alle regioni del Mezzogiorno degli stanziamenti in conto capitale delle Amministrazioni centrali». In questa chiave, i tecnici propongono che «a seguito dell’esplosione della crisi sanitaria e delle sue conseguenze economiche nel Paese si rende necessario operare una sospensione del criterio di riparto delle risorse dei programmi di spesa in conto capitale finalizzati alla crescita o al sostegno degli investimenti, consentendo all’Autorità politica la valutazione delle zone ove concentrare la maggior quantità di risorse per investimenti in considerazione del mutato scenario sociale e produttivo».
Una lettura che non lascia alcun dubbio sull’interpretazione autentica delle intenzioni del Governo di dove punterà a recuperare risorse per fronteggiare l’emergenza. Anche se su questo documento hanno fatto “muro” i parlamentari del Partito democratico del Mezzogiorno: tra cui i calabresi Antonio Viscomi ed Enza Bruno Bossio (abbiamo riferito qui).
SANTELLI: «FLESSIBILITÀ MA SENZA PERDITE DI RISORSE PER LA CALABRIA» Sul tema del rischio di spostamenti di risorse dalla Calabria alle regioni più colpite del Paese, il presidente della Giunta regionale Jole Santelli rassicura: «Il Governo e le Regioni – riferisce al Corriere della Calabria la governatrice – hanno concordato l’opportunità di utilizzare i fondi strutturali europei (Fesr e Fse) come una delle principali fonti finanziarie da attivare nell’immediato in funzione anticrisi, sia con riferimento alle spese per l’emergenza sanitaria, sia con riferimento alle esigenze di intervento per far fronte alle difficoltà economiche, occupazionali e sociali del Paese. Inoltre si è deciso che l’operazione di riprogrammazione potrebbe consentire non solo di rafforzare l’utilizzo delle risorse europee in funzione di contrasto all’emergenza ma anche di adeguare finalità, modalità e tempistiche degli interventi della politica di coesione originariamente programmati».
Jole Santelli«Si è affermato in sede di confronto con il Governo – aggiunge poi Santelli – che le risorse relative al Por Fesr/Fse individuate per la riprogrammazione verranno mantenute nella dotazione del programma, salvaguardando i principi di riequilibrio territoriale e di addizionalità delle risorse propri della politica di coesione, nel rispetto degli attuali criteri di allocazione territoriale delle risorse e concorreranno al finanziamento delle priorità che verranno congiuntamente individuate tra una o più di quelle, a beneficio dell’ambito territoriale di riferimento, quali l’emergenza sanitaria, l’istruzione e formazione professionale, l’attività economiche, il lavoro e il sociale». Da qui la conclusione del presidente della Regione: «Nessun rischio di spostamenti risorse regionali in altri territori, ma richiesta di ulteriore flessibilità per l’utilizzo dei fondi Ue e fondi nazionali».
E sul rischio di una sospensione della regola di destinazione del 34% degli investimenti a valere su risorse ordinarie al Sud, Santelli precisa che «non è a conoscenza di nessuna notizia al riguardo considerato che proprio oggi il ministro Provenzano sul quotidiano Il Mattino di Napoli ha dichiarato che la regola del 34% non si tocca e che una cosa del genere è inaccettabile». «Siamo perfettamente d’accordo – afferma poi a questo proposito – e indirizzeremo la nostra attenzione affinché ciò non avvenga». «Anzi – conclude infine Santelli – la nostra battaglia sarà quella di chiedere l’immediata l’attuazione della norma che riserva al Mezzogiorno il 34% degli investimenti pubblici». (r.desanto@corrierecal.it)

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