Con il commissario del “Mater Domini”, il sindaco e il rettore dell’ateneo di Catanzaro hanno visitato “Villa Bianca”, la vecchia sede del policlinico universitario. Ciò per verificare la possibilità di realizzarvi un centro Covid e lì trasferire i pazienti.
Nutro forti dubbi sull’utilità di questa idea estemporanea, secondo addetti ai lavori da considerare quale nuovo espediente per mantenere l’andazzo al “Mater Domini”, che non ha il Pronto soccorso, è vuoto, non fa emergenza-urgenza e non brilla, salvo riconosciute eccellenze, per aver raggiunto i propri obiettivi. Questo malgrado gli oltre 100 milioni che dal 2012 ad oggi il policlinico ha ricevuto dalla Regione oltre quanto consentito dalle norme vigenti. In proposito si pensi al precario accreditamento delle scuole di specializzazione medica e alla triste fine della Fondazione Campanella, per non dire dei tempi di pagamento dei fornitori e dello stato di salute del bilancio aziendale.
Ciononostante, come da copione e sospinta dall’interno, la trovata di dirottare altrove i Covid è diventata cavallo di battaglia di big del centrodestra e del centrosinistra. Tutti convergenti, compatti, pronti all’azione (incongruente). Al solito costoro non hanno valutato il problema dei fondi e dei tempi necessari, nella fattispecie per adeguare “Villa Bianca” alla nuova destinazione d’uso. Mi sarei unito, se nella proposta, avulsa da una programmazione ragionata e priva di concretezza, non avessi colto i segni di risapute, infelici logiche del passato, in base alle quali il policlinico non è mai stato valorizzato e, al contrario, è stato ridotto a una specie di cattedrale nel deserto; per esempio con le emergenze di Cardiochirurgia trattate più spesso dal Sant’Anna – e da anni al Gom di Reggio Calabria – e gli “ictus” passati all’Annunziata di Cosenza.
Rettori e politici catanzaresi hanno sempre avuto uno strumentale atteggiamento proiettivo, spostando in avanti la vera questione del policlinico universitario, cioè il fatto che per i propri volumi di attività non può assicurare agli studenti – che pure pagano le tasse – la formazione che meritano, né garantire l’assistenza integrativa che deve al Servizio sanitario regionale. Nella confusione determinata dall’epidemia, in cui tra l’altro si sono registrate le dimissioni improvvise del direttore sanitario del policlinico, Franco Caracciolo, adesso si tenta di spostare l’attenzione su “Villa Bianca”. Si cerca, in sostanza, di uscire dal problema “Mater Domini”, già evidenziato nel lontano 2007 dalla commissione ministeriale Serra-Riccio. Qualcosa, essendone la memoria storica, dovrebbero ricordare il dg del dipartimento Tutela della salute, Antonio Belcastro, e la dottoressa Caterina De Filippo, rimasta ai vertici dell’ospedale universitario.
Del resto, la prova della riferita “via di fuga” s’era bell’e vista già di recente, con l’ipotesi di realizzare all’esterno del policlinico una struttura per i pazienti Covid, dal “modestissimo” costo di 18 milioni (che non ci stanno). Ricordiamo anche l’inaugurazione, da parte della presidentessa Jole Santelli, di pochi posti di terapia intensiva dentro il “Mater Domini”, con tanto di assembramento (vietato), foto e video a perenne memoria; assente il commissario aziendale, Giuseppe Zuccatelli, che ancora non sappiamo quali iniziative concrete abbia adottato sull’«integrazione» con l’ospedale Pugliese-Ciaccio, la quale sarebbe stata preziosa in questa fase e per cui esiste una legge regionale, in realtà un “pastrocchio” che il governo ha impugnato su nostra iniziativa.
La Calabria ha ricevuto quasi 20 milioni per le assunzioni di personale sanitario da impiegare (per 6 mesi) nell’emergenza in atto. È ancora incompleto il reclutamento dei 205 dirigenti medici, 404 infermieri professionali, 144 Oss, 11 dirigenti biologi e 30 tecnici di laboratorio e di radiologia previsti nel complesso. In ogni caso si tratta di risorse umane a tempo determinato: finita la fase critica, ci ritroveremo con ulteriori carenze di organico, come abbiamo a lungo osservato, purtroppo inascoltati. Giusto e lungimirante sarebbe interrompere il piano di rientro o farlo cessare, data la gravità della situazione e la possibilità, l’urgenza di aumentare l’indebitamento oltre il 3%. Intanto i giorni passano e cambia in meglio l’assistenza dei malati di coronavirus, tuttavia insidioso sino a quando non avremo un vaccino efficace. Le linee della Regione, che gestisce l’emergenza sanitaria, prevedono che le aree Covid siano nei tre ospedali hub calabresi e nel policlinico universitario. Finora, peraltro, non si è vista una regia efficace, malgrado la pletorica unità di crisi voluta da Santelli. Per inciso, manca il reale potenziamento della rete dei medici di base, che andrebbero coinvolti in quanto fondamentali.
In questo contesto sommamente emergenziale, spararla grossa sul futuro del “Mater Domini” – per di più con l’argomento della ricerca, che evoca la mancata trasformazione in Irccs della Campanella e la vicenda del Cnr a Germaneto – ha il sapore dell’amaro e della beffa. Il policlinico universitario, proprio in virtù dei benefici di cui ha goduto e di cui gode, deve essere in prima linea contro il Covid, con buona pace di universitari e loro sodali politici. Si segua l’esempio degli altri hub, e la politica guardi con coscienza alla realtà. Almeno da qui in avanti.
*deputato, M5S
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