«In Calabria il tema del precariato ha come parti deboli e pertanto lese la categoria dei tirocinanti. Sono uomini e donne, giovani e meno giovani, che assicurano quotidianamente la propria prestazione d’opera frutto di professionalità che rischiano seriamente, nel futuro, di disperdersi. Prestano principalmente servizio presso Enti Ministeriali, Giustizia, Miur, Mibact ed Enti Locali». Questo quanto si legge in un comunicato diffuso dal Gruppo “Tirocinanti Calabria”. «E’ importante sottolineare – scrivono – che questi “Tirocinanti” non hanno diritto ad alcun trattamento previdenziale e contributivo e che il loro futuro viene costantemente mantenuto in bilico per finalità puramente elettorali, come pacchetto di voti s’intende e nient’altro più. Il Governo centrale da sempre si è dimostrato ostile nell’affrontare la questione dei tirocinanti, che è bene sapere, si tratta di una categoria che permane in tutte le regione dell’Italia (Nel Lazio ad esempio dal 2010)». «La Regione Calabria – scrivono ancora – sul proprio versante, si giustifica attribuendo ogni responsabilità della precarietà di questi “Tirocinanti” al Governo centrale stesso, in poche parole c’è un rimpallo di colpe che nuove seriamente al trovare soluzioni concrete sul futuro dei “Tirocinanti Calabresi”. La categoria dei ” Tirocinanti” dal Governo centrale è stata esclusa dal decreto “Cura Italia” e con questo è più evidente come la categoria sia ignorata da qualsiasi agenda del giorno. Per concludere si può dire che la vita dei “Tirocinanti Calabresi” non è per nulla piacevole e che il loro calvario “da precari” continua nell’illusione di un’avvenire migliore, lavorativamente parlando».
USB COSENZA Una situazione, dunque, di forte criticità sottolineata anche da Usb Cosenza: «Ormai da anni, circa 7000 tirocinanti, ex percettori di mobilità in deroga della Regione Calabria – scrivono – sono costretti a fare i salti mortali per vedersi riconosciuti i propri diritti. Dal 2016 svolgono attività, per 500€ mensili, presso enti locali, uffici giudiziari e sedi territoriali dei ministeri. Una categoria di cui la politica si ricorda solo in periodo elettorale. Le giunte regionali e i governi che si sono succeduti in questi anni, sono stati incapaci di stabilizzare, riconoscendogli la dignità che meritano, questi lavoratori e lavoratrici. Spostati come pacchi da una parte all’altra, nella precarietà più assoluta». «A causa dell’emergenza attuale – scrive ancora l’Usb – i tirocini, sia quelli in corso che e quelli in procinto di iniziare, sono stati sospesi. Ad oggi, 7000 famiglie calabresi, molte delle quali mono reddito, sono senza stipendio. L’ulteriore beffa è che questa categoria è esclusa da tutte le misure previste dal DL “Cura Italia”. La Regione Calabria è intervenuta, annunciando, il 4 aprile scorso, il pagamento di una mensilità. Da quello che ci risulta, ancora nessun tirocinante, almeno in provincia di Cosenza, ha visto accreditarsi la retribuzione. Inoltre il bonus una tantum previsto dalla Regione, finalizzato all’acquisto di beni di prima necessità, non va a soddisfare l’intera platea, ma solo una parte. Una misura di emergenza per pochi e assolutamente non all’altezza della drammatica crisi attuale. In questa situazione, l’intervento del governo centrale è nullo». «C’è bisogno – concludono – di un atto di responsabilità volto a tutelare le 7000 famiglie calabresi che, da anni, attendono risposte concrete. La situazione attuale è inaccettabile. Nell’immediato si deve garantire un reddito a questi lavoratori e a queste lavoratrici per poi stabilizzarli dandogli, finalmente, il riconoscimento professionale che si sono guadagnati con il loro lavoro».
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