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Presentato ricorso contro l'ordinanza di trasferimento al Nuovo Hotel San Felice

Diversi lavoratori risultati infetti al virus hanno impugnato il provvedimento disposto dal sindaco di Torano Castello. «L’Asp ha già ordinato il rientro delle persone ospitate. Ci sono profili di …

Pubblicato il: 24/04/2020 – 14:15
Presentato ricorso contro l'ordinanza di trasferimento al Nuovo Hotel San Felice

COSENZA Le destinazioni e i modi di quarantena di alcuni operatori (e rispettive famiglie) positive al coronavirus dopo il caso di Villa Torano, sembrano seguire i ritmi di un waltzer. Per questo in diversi hanno deciso di impugnare le ordinanze sindacali con le quali si comunicava il trasferimento per il periodo di quarantena controllata nella struttura alberghiera del “Nuovo Hotel San Felice”. Una disposizione fatta con lo scopo di contenere quanto più possibile i contagi all’interno dei nuclei familiari ma che però, secondo parte degli operatori destinatari della missiva, sarebbe lontana dai canoni leciti. Sei di loro hanno affidato all’avvocato Angela Cirino la tutela dei propri interessi. Ed infatti, contro l’ordinanza del comune di Torano Castello e di Acri, il legale ha presentato ricorso gerarchico in autotutela alla Prefettura di Cosenza. Mentre con il sindaco di Acri, Pino Capalbo, i rapporti sembrano essere più distesi e lo stesso sembrerebbe essere favorevole ad optare per una quarantena controllata domiciliare, così non sarebbe per Franco Raimondo, primo cittadino toranese. «Tutti i miei clienti residenti nei comuni di Torano Castello (sono 5 ndr) e di Acri (1 solo ndr), sono asintomatici e prima che gli venisse comunicata la positività si erano messi in quarantena volontaria a casa loro». Ripetuti i tamponi, come ormai noto, i sei hanno ricevuto l’ordinanza ma hanno preferito prima rivolgersi al loro legale. «Ho buoni motivi di ritenere che l’ordinanza del sindaco di Torano Castello sia affetta vizi di nullità e inammissibilità – dichiara l’avvocato Cirino -. Dico questo perché contesto l’inammissibilità degli accertamenti fatti dall’amministrazione in ordine all’idoneità della struttura ad ospitare pazienti risultati positivi virus». Nelle contestazioni avanzate dal legale sono riportate le presunte criticità strutturali, oltre a quelle di natura prettamente medica come le autorizzazioni di tipo sanitario, i trattamenti dei pazienti e i trasferimenti. «Mi sono documentata ho scoperto che la struttura non è di un soggetto privato ma affidata ad una curatela fallimentare che sarebbe rimasta all’oscuro di tutti i passaggi fatti dall’amministrazione di Torano Castello in accordo con l’Asp di Cosenza – spiega l’avvocato-. Prima di autorizzare lo spostamento si sarebbe dovuta rilasciare l’ autorizzazione igienico sanitaria prodotta dal proprietario di struttura. Poi c’è una parte della struttura sottoposta a sequestro penale, poiché nella piscina morì un bambino e si è ancora nella fase di indagini prelminari». Dunque, non ci sarebbe stato un controllo preventivo della struttura, sostengono le persone destinatarie dell’ordinanza. Una ipotesi supportata anche dalla recentissima comunicazione dell’Asp di Cosenza che ordina l’immediato sgombero della struttura e l’osservanza del periodo di quarantena degli ospiti nella propria abitazione. «Nonostante questo  il sindaco non si è ancora determinato, dicendo che adottando questa misura i familiari di questi ospiti sarebbero infettati. Mi rendo conto che ora è impossibilitato a dare seguito all’ordinanza dell’Asp, ma l’errore è stato fatto all’inizio quando non sono stati fatti i controlli in ordine alla idoneità della struttura» conclude l’avvocato. (mi.pr.)
 

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