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20.20 | Coronavirus, «la Calabria non ha certo avviato un Piano Marshall»

La giornalista Antonella Grippo e il futuro dopo l’emergenza sanitaria. «Dobbiamo reinventarci una vita. E politica e scienza non hanno certezze. La chiusura dei confini? Per pensarci non serve ess…

Pubblicato il: 25/04/2020 – 16:28
20.20 | Coronavirus, «la Calabria non ha certo avviato un Piano Marshall»

LAMEZIA TERME «Qui ci dobbiamo reinventare la vita. Siamo come davanti all’attesa di un Godot che non arriverà mai. Noi aspettiamo Conte la sera in questa liturgia ci spieghi come sarà da oggi in avanti la nostra vita». Antonella Grippo torna a 20.20, il talk dell’AltroCorriere Tv e analizza il momento complicato. Un’analisi realista che si conclude con l’invito «a riprendere in mano la rotta perché siamo soli in mare aperto» e «la scienza non è la teologia, non ha il verbo da divulgare, perché è divisa in correnti e gli scienziati sono diventati molto esposti alla fascinazione televisiva». La politica, poi, «non sceglie, demanda».
Il discorso della giornalista, che esordirà presto sul Corriere della Calabria e l’AltroCorriere, è incentrato sui temi dell’emergenza sanitaria. Non senza notare l’enfasi «eccessiva» con la quale è stata raccontata l’apparizione della presidente Jole Santelli in un servizio dedicato dal New York Times al modo in cui il Mezzogiorno affronta il Coronavirus.
«Jole Santelli – dice Grippo – pare abbia avuto il merito di recintare la Calabria». Ma sul piano del rigore «il campione è De Luca, è il paradigma del rigore. Mi pare strano che la eco delle gesta di De Luca non sia approdata Oltreoceano». E poi occhio al provincialismo esterofilo della Cittadella, perché «sollecita una rivalsa negli indigeni, che rispondono dicendo “ma io lo so com’è andato il fatto”. Non mi pare che in Calabria sia stato redatto propriamente il Piano Marshall. Sarebbe bene mantenere un profilo più discreto, più sobrio».
Come dire, gli eccessi di rigore non fanno il leader. «La cittadinanza si sente protetta perché qualcuno ti cinge il confine affinché tu non venga contagiato. E questo – continua la giornalista – genera sentimenti di rigorismo supplementare. Ma se chiudi i confini non diventi uno statista, non c’è lungimiranza da Eisenhower. Occorre distinguere. La capacità di un leader è sapersi far carico della differenza. Ci sono situazioni di estrema fragilità da riconoscere (come quella dei calabresi in difficoltà al Nord). Bisogna avere capacità di discernimento, allora diventi un leader serio, un politico serio».
Manca la politica, mancano gli intellettuali, incapaci di suggerire, mentre «noi siamo in discussione come esseri umani, dobbiamo rigenerarci». Serve lo sguardo d’insieme, una «riflessione che non può ingaggiare chi vive nel suo giardinetto». Per adesso «ci è andata bene grazie al fattore K, cioè il culo». D’ora in avanti servirà molto di più.

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